DVD – "Bianco Rosso e Verdone", di Carlo Verdone

Esce per Medusa Video una delle commedie più gradevoli del regista romano che tratteggia con un'ironia agrodolce una serie di personaggi ricchi di umanità, sospesi tra malinconia e comicità, rimasti nell'immaginario collettivo. Da non perdere l'interessante Speciale che raccoglie le testimonianze e gli aneddoti sulla genesi e sulla lavorazione del film

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REGIA: Carlo Verdone

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INTERPRETI: Carlo Verdone, Elena "Lella" Fabrizi, Irina Sanpiter, Mario Brega, Angelo Infanti, Milena Vukotic


DURATA: 110'


ORIGINE: Italia, 1980


DISTRIBUZIONE: Medusa Video


FORMATO VIDEO:


AUDIO: Dolby Digital


SOTTOTITOLI:   italiano per non udenti


EXTRA: 


• Speciale


• Trailer  


• Cast artistico


• Cast tecnico

IL FILM


 


Uscito nel 1980, sulla scia del successo di Un sacco bello, che segna l'esordio di Verdone nella regia, Bianco Rosso e Verdone, riproposto in DVD da Medusa Video, si conferma dopo 25 anni come una delle commedie più gradevoli tra quelle uscite in un periodo fortunato del cinema italiano che proprio in quegli anni registrava il debutto dietro la macchina da presa anche di Maurizio Nichetti e di Massimo Troisi. Tutto concentrato nella manciata di ore (dalle 7 della domenica alle 14  del lunedì) che segnano uno dei frequenti appuntamenti degli italiani con le urne, il film segue tre diversi personaggi, tutti interpretati dallo stesso regista, nel loro viaggio lungo la penisola per andare a votare. Due di loro, il logorroico Furio, con moglie e figli e il timido e ingenuo Mimmo in compagnia della nonna raggiungono Roma rispettivamente da Torino e da Verona, mentre Pasquale dalla lontana Monaco dove è emigrato molti anni prima, per compiere il suo dovere di cittadino, deve scendere fino a Matera. Se le strade e le storie dei primi due personaggi a un certo punto si incrociano (Mimmo e la nonna si fermano a dormire nello stesso albergo in cui si ritrovano anche la moglie e i figli di Furio reduci da un incidente stradale in cui è coinvolto il camionista "principe" interpretato da Mario Brega che fa da trait d'union tra le due vicende) quella di Pasquale scorre via come su un binario parallelo (non a caso tra le canzoni che escono dalla sua radio si sente proprio Binario di Claudio Villa). La solitudine della sua condizione di emigrante, l'essere diventato ormai un estraneo nel proprio paese si materializza nel suo corpo perennemente spinto ai margini, escluso da qualsiasi tipo di socialità (quando ride insieme a un gruppo di turisti viene guardato con sospetto e allontanato, mentre gioca a calcio con alcuni uomini va a riprendere il pallone finito nella corsia opposta dell'autostrada e, bloccato dal continuo andirivieni delle macchine, non riesce più a rientrare nel gioco rimanendo seduto sul guardrail fino al tramonto). Un corpo puramente comico che sembra uscito direttamente dal cinema muto (infatti parlerà soltanto alla fine) sempre in conflitto con gli oggetti che lo circondano e che gli si ribellano (il rasoio elettrico non funziona, lo spazzolino del water gli si rompe tra le mani cosiccome la maniglia del bagno dell'autogrill) dando vita a una serie di gag tragicomiche da annoverare tra le migliori invenzioni del Verdone regista. La coppia nonna-nipote, formata da Mimmo e un'indimenticabile "Sora Lella" sembra riproporre invece le stesse dinamiche che ne Il sorpasso di Risi caratterizzavano il rapporto tra Gassmann e Trintignant con la nonna vulcanica e allegramente ciarliera che cerca di "svezzare" il nipote un po' imbranato per prepararlo alla vita da adulto. Come nel film del 1962 il viaggio di formazione anche qui termina con una  morte (in questo caso della nonna) preannunciata da una tappa in un cimitero. Se Gassmann e Trintignant finivano in un cimitero per caso, seguendo due turiste straniere, Mimmo e la nonna ci finiscono per cercare il figlio di un'amica di cui non si ricordano il cognome ma che assomiglia eloquentemente a «risi, riso, risaia…». Questo per dire che Bianco Rosso e Verdone  si muove nella migliore tradizione della commedia italiana con un tocco lieve, tratteggiando con un'ironia agrodolce una serie di personaggi ricchi di umanità, sospesi tra malinconia e comicità, che nonostante un certo macchiettismo (fastidioso solo nel caso del petulante Furio) rimarranno a lungo nell'immaginario collettivo.

IL DVD


 


Di buona qualità, il DVD di Bianco Rosso e Verdone si distingue per un quadro pulito in cui i colori hanno una buona luminosità anche se non sempre sono perfettamente saturi. L'audio è nitido e sono presenti i sottotitoli per non udenti. Tra i contenuti extra, oltre al trailer, il cast artistico e il cast tecnico, spicca l'interessante e piacevolissimo speciale di 45 minuti che raccoglie le testimonianze e gli aneddoti sulla genesi e sulla lavorazione del film, oltre che di Verdone, anche del fratello Luca, suo aiuto regista, Angelo Infanti, il tenebroso playboy, e il provino fatto dalla "Sora Lella" per interpretare la parte della nonna. Dai racconti di Carlo si apprende della preoccupazione di Sergio Leone, produttore del film, per la scelta di Elena Fabrizi, che secondo lui correva il rischio di non essere assicurata a causa delle sue precarie condizioni di salute, o delle perplessità che il regista di C'era una volta il West nutriva sul personaggio di Furio, a suo giudizio eccessivamente antipatico e  per testare il quale organizza un'anteprima a cui invita, tra gli altri, Alberto Sordi e Monica Vitti che invece lo apprezzano e approvano. Anche dai racconti di Luca Verdone emerge con quanta solerzia Leone seguisse il lavoro del suo pupillo (esigeva dei resoconti giornalieri di tutte le scene girate). Nei ricordi del regista emerge inoltre l'apprezzamento che gli espresse Sergio Citti per la scena «molto poetica» del cimitero e la visita al set dei colleghi Nichetti e Troisi. Tracce evidenti del clima di gioiosa cordialità che caratterizzò la lavorazione del film si scorgono invece da un video dell'epoca in cui è ripresa una delle visite che Verdone periodicamente faceva alla Sora Lella, nel suo ristorante all'Isola tiberina, per ritrovare questa simpatica romana (sorella di Aldo Fabrizi) che lui aveva avuto il merito di scoprire come attrice, dopo averla sentita dispensare consigli di saggezza popolare in una radio locale.


 

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