DVD – "Scene di caccia in Bassa Baviera", di Peter Fleischmann
Il nuovo cinema tedesco deve molto a quest'opera che ha dato vita ad una nuova "visione" della Germania, approfondita e sezionata in seguito da Fassbinder, Herzog e Wenders. Fleischmann filma in modo distaccato, dove i movimenti dei protagonisti sono consumati dalla consuetudine e dalla reiterazione meccanica. Edita Fox
Titolo originale: Jagdszenen aus Niederbayern
Anno:1968
Genere: drammatico
Cast: Martin Sperr, Angela Winkler, Else Quecke, Maria Stadler, Michael Strixner
Regia: Peter Fleischmann
Durata:
Distribuzione: Fox
Formato DVD/video: 1,33:1
Audio: Italiano 2.0 Mono Dolby Digital
Sottotitoli: Italiano per non udenti
Extra: Intervento di Maurizio Porro, accesso diretto alle scene, credits
IL FILM
Prima ancora di Fassbinder, ci pensò un giovane cineasta tedesco a sconquassare le certezze dei placidi medio borghesi teutonici con un film che per l'epoca – siamo nel 1968 – fu un vero pugno nello stomaco. Stiamo parlando di Peter Fleischmann e del suo Scene di caccia in Bassa Baviera, primo lungometraggio del regista che dopo l'esplosivo esordio, diresse nel 1975 solo un altro film per il cinema,
Siamo a Unholzing, amena località agreste della Baviera, dove, apparentemente, sembra scorrere tutto nella tranquillità più assoluta. Fino all'arrivo di Abram (Martin Sperr), giovane sparito dalla comunità per qualche tempo e accusato dai compaesani di essere un pederasta. Solo Ann Loren (Angela Winkler) prenderà le sue difese perché innamorata, ma questo suo slancio amoroso non eviterà la tragedia. Salta subito agli occhi il contrasto tra il paesaggio dolce e rassicurante della campagna bavarese e le anime nere e violente degli abitanti del villaggio, carichi di odio verso il "diverso" in tutte le sue angolazioni (l'omosessuale, gli immigrati turchi venuti a lavorare la campagna). L'odio viene purificato con una religiosità ipocrita e bigotta: i contadini, vanno a lavare i loro peccati in chiesa, che poi tanto catartica non è, visto che nella sequenza iniziale si nota un uccello (una colomba forse?) che si scaglia contro la finestra chiusa della chiesa, chiaro segno di sbarramento verso l'esterno, verso corpi estranei. Simbolismo che viene ripreso in altri momenti del film, quando Ann Loren fa uscire dalla porcilaia un gran numero di maiali (ogni riferimento a persone è puramente casuale…).
Fleischmann filma in modo distaccato, freddo, limitandosi a seguire i movimenti dei suoi protagonisti tra la campagna e l'osteria del villaggio, tra la chiesa e le mura domestiche, dove i movimenti sono consumati dalla consuetudine e dalla reiterazione meccanica. Ma tale freddezza non è fine a se stessa, amplifica invece il senso di disperazione e di impotenza di fronte a tanto cinismo, di fronte all'ineluttabilità degli eventi. Gelo e realismo esasperato ed esasperante dunque, e tanto più le immagini sono realistiche, tanto più la freddezza dei gesti diventa visivamente disturbante come nelle sequenze della macellazione di un maiale (dove si rasenta il documentario puro) e dell'omicidio di Ann Loren ad opera di Abram. Non c'è salvezza per nessuno: non per Abram che da vittima diviene inaspettato carnefice, né per Ann Loren che da donna innamorata si trasforma in velenosa serpe vendicativa. Emerge tutta la disperazione ed il grande coraggio di Fleischmann: il fegato di non risparmiare nessuno dei suoi compatrioti (un paese, una città, una nazione intera?) dalla turpitudine e dall'ignoranza, dall'odio e dall'egoismo più sfrenato. E' illuminante la sequenza che vede salire sull'autobus gli immigrati turchi intenti a lasciare il villaggio per ritornare in patria: quasi un lasciapassare per la salvezza dell'anima, si attua cioè una sorta di isolamento (etico e morale) di quella gente (in)civile dal cui cuore sgorga solo triste aridità, in netto contrasto con quella rigogliosa, bucolica campagna bavarese.
IL DVD