DVD – "La leggenda di Liliom" di Fritz Lang

Uno dei titoli di Lang meno conosciuti, un'apparente fuga dalle coordinate tipiche del suo cinema. Eppure "Liliom" reca in maniera inequivocabile tracce dell'universo langhiano, della sua dialettica di luci e ombre, responsabilità e destino. Da Ermitage Cinema

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Titolo originale: Liliom

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Anno: 1934


Durata: 116' circa


Distribuzione: Ermitage Cinema


Genere: Commedia/Fantastico


Cast: Charles Boyer, Madeleine Ozeray, Florelle, Mimi Funès, Antonine Artaud


Regia: Fritz Lang


Formato DVD/video: 1.33:1 4/3


Audio: Dolby Digital Mono francese


Sottotitoli: italiano


Extra: La leggenda di Liliom; Il racconto; Lo sapevate che…; Parola di Lang; Le recensioni; Chi è il regista; Autobiografia di Lang; Filmografia scelta

IL FILM


La leggenda di Liliom si presenta davvero come un unicum nella filmografia di Fritz Lang. Già per la genesi. Si tratta, infatti, del primo film da "esiliato", girato in Francia grazie all'interessamento di Erich Pommer, direttore della Fox Europa. Lang, con insufficiente conoscenza della lingua, si trova a lavorare con cast e troupe francesi, tra cui il direttore della fotografia Rudolph Maté, gli attori Charles Boyer e Medeleine Ozeray e, in una piccola parte, il grande Antonin Artaud. In più si tratta di una adattamento della commedia Liliom dell'ungherese Ferenc Molnár, già alla base di un film di Frank Borzage del 1930. Una commedia, anche se ben poco consolatoria: altra stranezza per il cinema di Lang, abituato ai toni cupi e tragici del periodo tedesco. Tutti motivi che contribuiscono a spiegare solo in parte lo scarso successo del film. Ancora oggi La leggenda di Liliom è tra i titoli di Lang meno conosciuti dal pubblico e più snobbati dalla critica. A dispetto dello stesso regista, che, come più volte ebbe a ripetere, lo considerava il suo film migliore. E in effetti, tutto sta nel superare quella sorta di spaesamento iniziale, che sembra proiettare lo spettatore su coordinate lontane dall'universo langhiano. Poi, a ben guardare, ci si accorge che La leggenda di Liliom presenta in maniera inequivocabile le tracce del cinema del maestro tedesco. A cominciare dall'attenzione spasmodica alle ombre, proiezioni oscure, in negativo, della realtà fenomenica. Quando la giostra si riflette sul muro di una casa, viene lasciata fuori campo la concretezza fisica dei corpi e delle cose, cioè la vita, per metterne in campo il rovescio, il destino di morte di Liliom. Gioco di allusioni e metonimie che è quasi un marchio di fabbrica. E, più in generale, tutto l'apparato figurativo del film contribuisce a creare un contrasto stridente tra l'apparente leggerezza del tono (sorretta dallo stupendo istrionismo di Charles Boyer) e la cupezza, quasi morbosa, dell'atmosfera. Sino ad arrivare alle ultime scene del paradiso, dove Lang ricostruisce un doppio perfetto del commissariato di polizia, cifra di un universo concentrazionario, di un "cosmo" dove l'ordine è chiusura e oppressione. Qui, finalmente, quella dialettica libertà e responsabilità, nucleo tematico del film, cede il passo a un fatalismo disarmante, la colpevolezza presunta si piega a una sorte già segnata. Una visione probabilmente senza speranza. Solo un ultimo gesto estremo può rovesciare il peso del destino. Una lacrima, un sussulto del cuore che spezza le catene.


 


 

IL DVD


Ermitage Cinema continua nell'attività di recupero e pubblicazione dell'opera di Fritz Lang. L'uscita de La leggenda di Liliom segue, infatti, quelle di Metropolis, La strada scarlatta, La donna del ritratto, Anche i boia muoiono, Il dottor Mabuse, Duello mortale, Io sono innocente. Un'operazione di "riscoperta" meritoria, che però si traduce ancora una volta in un'edizione di medio livello. I difetti principali sono dovuti alla qualità delle immagini del master originale, che, nel riversamento in digitale, appaino spesso instabili e sfocate e non restituiscono appieno il grande lavoro della fotografia di Rudolph Maté e il gioco di chiaroscuri tipico del cinema di Lang, sempre attento ai rapporti significanti tra luci e ombre. La mancanza di una rimasterizzazione viene a inficiare anche la resa audio. L'unica traccia presente, infatti, è quella francese originale (in Dolby Digital Mono e flusso dati a 192 Kbps), che presenta numerosi fruscii e disturbi nei rumori di sottofondo e non garantisce sempre una piena chiarezza dei dialoghi.  Buono, invece, il lavoro sugli extra, piuttosto numerosi, sebbene si tratti di semplici testi privi di immagini e contenuti video. Si parte con una scheda tecnica del film e con una sinossi della commedia di Molnar (datata 1909), che, come già detto, aveva ispirato una riduzione di Frank  Borzage e sarà poi alla base del musical Carousel, diretto nel 1956 da Henry King. In "Lo sapevate che…" si riportano alcune curiosità su La leggenda di Liliom, per poi passare a dichiarazioni dello stesso Lang (tratte dal libro intervista curato da Peter Bogdanovich e da Fritz Lang: la messa in scena di Paolo Bertetto e Bernard Eisenschitz), che ribadisce il suo amore per il film: "…sono convinto che sia il mio miglior film e ritengo che, se venisse nuovamente proiettato, oggi, avrebbe un'accoglienza ben diversa". In "recensioni" si dà conto dell'alterna fortuna critica di Liliom, dalla tiepida accoglienza iniziale, evidente in un articolo di "Variety" del 1934, alla maggiore attenzione successiva, soprattutto da parte della critica francese (si vedano i brani tratti da "Positif" e "Cinémaction"). A concludere gli extra una biografia di Lang, una serie di dichiarazioni in cui il regista si racconta e una filmografia.


 


 

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