DVD – Il potere dei sensi, di Jean-Claude Brisseau

Film di sfrontato erotismo, Il potere dei sensi, conferma l'ossessione del cineasta francese Jean Claude Brisseau per la sessualità femminile e le relazioni perverse tra potere e sesso. De Sade e Freud evidenti ispiratori dell'opera, le cui scene di orgia ricordano l'ultimo Kubrick di Eyes Wide Shut. Edita Officine Ubu.

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Titolo originale: Choses Secrètes
Regia: Jean-Claude Brisseau
Soggetto e sceneggiatura: Jean-Claude Brisseau
Fotografia: Wilfrid Sempé
Costumi: Maria Luisa García, Monique Proville
Montaggio: Maria Luisa García
Musiche: Julien Civange
Produzione: Les Aventuriers de l'Image; La Sorciere Rouge
Interpreti: Coralie Revel, Sabrina Seyvecou, Roger Mirmont, Fabrice Deville, Blandine Bury, Olivier Soler, Viviane Théophildes
Durata: 115'
Origine: Francia, 2002
Distribuzione video: Officine Ubu
Formato video: 1,33:1
Audio: francese, italiano, Dolby Digital 2.0 stereo
Sottotitoli: italiano

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IL FILM
Jean Claude Brisseau è un cineasta ossessionato dal sesso femminile. E poco importa se magari il contenuto lesbico abbia l'immaginario maschilista artificioso di molti film porno. Misconosciuto in Italia, passati in un'ormai lontana edizione del Torino Film Festival (1988) e del Bellaria Film Festival (2000) alcuni dei suoi film, rispettivamente
De Bruit e de fureur e Les Savateus de bon Dieu, in Francia invece sono i “Cahiers du Cinéma” che gli dedicano una lunga intervista nel numero di ottobre 2002. Interessante chiacchierata sul cinema di Brisseau a trecentosessanta gradi. Brisseau è sincero quando osserva turbato il corpo nudo femminile e lo immagina vibrare per l'orgasmo autentico o simulato. Che è poi il nocciolo di una delle prime scene in cui le due giovani protagoniste si rivelano l'una all'altra, abbassando pudori e segreti. Da qui il titolo originale molto più incentrato sul mistero della sessualità umana. Mentre il titolo italiano guarda con più importanza alla parte disumana delle relazioni erotiche, incentrata su un gioco perverso di potere, laddove conta il denaro e lo status sociale o meglio il sesso è merce di scambio, è strumento per scalare posizioni in ambienti lavorativi e non: il potere dei sensi è da considerare quale possibilità nuda e cruda per tutti di servirsi semplicemente del proprio corpo per ottenere qualsiasi cosa. Ma alla fine è sempre un duro scontro tra chi utilizza il potere, tra carnefici e vittime. Naturalmente De Sade c'entra molto ed è inutile fingere che sia assente quale fonte ispiratrice del cinema di Brisseau. Magari anche in maniera inconsapevole per il regista. Però lui dichiara di essere affascinato dalla psicanalisi ed in particolare dalla I”introduzione alla psicoanalisi”, famosa opera di Sigmund Freud e che ricorda di aver letto come un polar. Ma poi cita uno psicanalista dissidente come Wilhem Steckel, il quale affermava che molte donne non sapevano se raggiungevano o meno l'orgasmo. “Un uomo, lui lo sa”. Ma Brisseau confessa di non comprendere cosa realmente voglia dire il succitato psicanalista. Il sesso equivale anche alla trasgressione, ad una forma di emancipazione femminile, di rivolta contro il padre o in generale verso famiglia ed istituzioni. Tema meno rilevante in Il potere dei sensi e prevalente in film precedenti. Insomma il destino di due giovani donne che si compie attraverso le vie più sfrenate del sesso è abbastanza stimolante come ipotesi immaginativa e Brisseau riesce a gestire bene il set con scene di grande impressione visiva come la prima in cui un ambiente completamente irriconoscibile a poco a poco si rivela e poi lasciandosi andare alla pulsione delle ragazze, e qui sembra vicino a Tinto Brass, mentre l'anarchia intellettuale e visiva di Borowczyk
è irraggiungibile. Poi il film va verso una direzione più cupa, più innervata di tensione. Senz'altro la parte più difficile ed impegnativa per lo spettatore.

Il DVD
La qualità del disco è più che buona e non sono presenti artefatti. Pochissimo da rilevare sulle caratteristiche video poiché lucentezza e definizione del quadro sono sempre un piacere per l'occhio e consentono di ammirare le atmosfere create dalle luci sornione e bizzarre di Wilfrid Sempé, ancorché sia incomprensibile la scelta di un formato ristretto con un rapporto di quattro terzi un po' penalizzante. Audio molto buono e come al solito le voci del doppiaggio sono in difficoltà durante le scene più delicate, dove la più piccola sfumatura è determinante e corpo e voce risultano inscindibili. Purtroppo mancano completamente i contenuti speciali e in questo caso potevano essere almeno utili anche minime schede sul regista Jean Claude Brisseau che in Italia resta misconosciuto.

 

  

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