Blu-ray – Il servo, di Joseph Losey

Losey gioca continuamente con gli specchi, ogni sguardo è un riflesso. Questo ossessivo insistere su delle inquadrature mai dirette, ma sempre mediate da oggetti riflettenti, pone il pubblico in una zona indefinita, al di là di qualsiasi possibilità di controllo e razionalizzazione. A 50 anni dall'uscita de Il Servo, la Universal Pictures propone un'edizione in Blu-ray a dir poco sorprendente

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Titolo originale: The Servant
Anno: 1963
Durata: 116'
Distribuzione: Universal Pictures
Genere: Thriller
Cast: Dirk Bogarde, Sarah Miles, Wendy Craig, James Fox
Regia: Joseph Losey
Formato Video: 1080p High-Definition 1.66:1
Audio: Inglese DTS-HD MASTER AUDIO 2.0 Mono; Italiano, Spagnolo, Portoghese DTS Digital Surround 2.0 Mono
Sottotitoli: Inglese n/u, Italiano, Francese, Spagnolo, Portoghese, Danese, Olandese, Finlandese, Norvegese, Svedese
Extra: James Fox intervistato da Richard Ayoade, Interviste con Wendy Craig, Sarah Miles, Stephen Woolley, Harry Burton parla di Harold Pinter, John Coldstream parla di Dirk Bogarde, Intervista ad Harold Pinter, Joseph Losey parla de Il Servo, Intervista Audio a Douglas Slocombe, Galleria Fotografica, Trailer

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IL FILM
Nella Londra degli anni '60, il giovane aristocratico Tony (James Fox) decide di prendere come servo di casa il maggiordomo Barrett (Dirk Bogarde). Il rapporto lavorativo tra i due sembra configurarsi nel migliore dei modi possibili e, nonostante la diffidenza di Susan (Wendy Craig), la ragazza di Tony, tra i due nasce un'amicizia basata sul reciproco rispetto dei propri ruoli sociali. L'arrivo in casa della sorella di Barrett (Sarah Miles), segnerà la fine dell'equilibrio interno alla casa.
 
Il Servo, nel suo spartano incipit, cela una complessità narrativa sorprendente. La sceneggiatura di Harold Pinter, sembra uscire fuori dalle pagine della Fenomenologia dello Spirito di Hegel. La dialettica signoria servitù, figura fondativa dell'autocoscienza hegeliana, è il cardine su cui ruota l'intero film. L'astrattezza della lotta mortale di Hegel, però, viene concretizzata in un determinato contesto sociale, e i due archetipi divengono individui: Tony e Barrett.
 
Anzi, spostando l'asse dal generico godimento della cosa (“[…]il rapporto immediato diviene al signore la pura negazione della cosa stessa: ossia il godimento; ciò che non riuscì all'appetito, riesce a quest'atto del godere: esaurire la cosa e acquetarsi nel godimento”) al desiderio sessuale, i personaggi raddoppiano e l'impulso carnale diviene il motore del disfacimento.
 
Rivoluzionario nel contenuto, difficilmente cinema inglese si era spinto in direzione di una critica sociale del genere, Losey dà uguale importanza alla forma non lasciando al caso nulla, neanche una singola inquadratura. Il regista sa di non potere uscire dalle mura di casa: è nell'ambito domestico che si consuma il dramma. È lo strato base della società a scollarsi, il cambiamento è radicale.
 
La caduta e l'angoscia devono svolgersi nell'intimità più totale, ma lo spettatore deve cadere insieme a Tony. Ecco quindi che il dubbio di chi guarda deve andare di pari passo con lo svelamento del destino tragico del protagonista. La grandezza di questa storia è nel continuo rimando ad una prospettiva altra, un violento gioco di aspettative sempre disilluse. Se è la cecità della classe dominante a rendere possibile l'inversione di ruoli (la condanna avviene già con la prima stretta di mano) altrettanto incapace di pre-vedere deve essere lo spettatore.
 
Losey gioca continuamente con gli specchi, ogni sguardo è un riflesso. Questo ossessivo insistere su delle inquadrature mai dirette, ma sempre mediate da oggetti riflettenti, pone il pubblico in una zona indefinita, al di là di qualsiasi possibilità di controllo e razionalizzazione. La vista arriverà sempre in ritardo: nella scena madre del film, quando le macchinazioni di Barrett vengono scoperte, il servo per noi, non è altro che un'ombra.
 
È destino, tragico per l'appunto, perché inevitabile: per quanto si possa sperare che la prospettiva da cui si guardano gli eventi sia quella giusta, la trasformazione è inarrestabile e già in atto. Alla fine, a dramma consumato, l'occhio può riposare. Losey lentamente fa scivolare il suo film nel noir più puro trascinando nel baratro la storia, i personaggi, la forma: tutto è perduto.
 
IL BLU RAY
A 50 anni dall'uscita del Servo, La Universal Pictures propone un'edizione in Blu-ray a dir poco sorprendente. La pellicola originale (che ricordiamo è in bianco e nero) è stata restaurata e riadattata per l'alta definizione senza nessuna perdita nella qualità dell'immagine. Stesso discorso vale per l'audio che, oltre alla presenza del doppiaggio (in DTS Digital Surround 2.0 Mono) italiano spagnolo e portoghese, propone la rimasterizzazione (in DTS-HD MASTER AUDIO 2.0 Mono) dell'audio originale inglese. Ovviamente, per chi volesse godersi l'audio in lingua originale, sono disponibili i sottotitoli in numerose lingue, tra cui Italiano Francese e Spagnolo.
 
È nei contenuti speciali, però, che quest'edizione eccelle veramente. Oltre ad un'interessante galleria fotografica che mostra alcune foto scattate sul set del film, ed il trailer cinematografico originale, ad arricchire veramente la visione del film è la raccolta di interviste proposte. Non sono solo i membri del cast a venire interpellati: del film parlano anche il regista, lo sceneggiatore, il direttore della fotografia Douglas Slocombe. Testimonianze fondamentali che rendono gli extra di questo Blu-ray degni di essere visti tanto quanto il film stesso.
 
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