HOME CINEMA – "la mutazione infinita di Tetsuo il fantasma di ferro" (di) Shinya Tsukamoto

Triplo cofanetto più un libro dedicato all'Iron Man Tetsuo creato da Tsukamoto, pubblicato da Rarovideo per la serie "eccentriche visioni" curata da enrico ghezzi. Dal prodromo "Denchu Kozo" a "Tetsuo II" passando per tutta l'opera del regista e attore giapponese

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La mutazione infinita di Tetsuo il fantasma di ferro

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Disco 1


 


"Denchu Kozo no boken" (L'avventura del ragazzo del palo elettrico)


Regia: Shinya Tsukamoto


Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto


Produzione. Shinya Tsukamoto


Interpreti: Tomoroh Taguchi, Shinya Tsukamoto


Fotografia: Shinya Tsukamoto


Durata: 46'


Origine. Giappone, 1987


Distribuzione: Rarovideo


Formato video: 1.33:1, 4/3


Audio: Giapponese 2.0


Sottotitoli: Italiano, Inglese


Extra: una videocosa di enrico ghezzi; Intervista a Shinya Tsukamoto; Enrico Ghezzi incontra


           Shinya Tsukamoto


 


Disco 2


 


"Tetsuo I – The Iron Man" (st)


Regia: Shinya Tsukamoto


Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto


Produzione. Shinya Tsukamoto


Interpreti: Tomoroh Taguchi, Shinya Tsukamoto


Fotografia: Kei Fujiwara Shinya Tsukamoto


Durata: 65'


Origine. Giappone, 1989


Distribuzione: Rarovideo


Formato video: 1.33:1, 4/3; bianco e nero


Audio: Giapponese 2.0


Sottotitoli: Italiano, Inglese


 


Disco 3


 


"Tetsuo II – Body Hammer" (st)


Regia: Shinya Tsukamoto


Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto


Produzione. Shinya Tsukamoto


Interpreti: Tomoroh Taguchi; Nobu Kanaoka; Shinya Tsukamoto


Fotografia: Fumikazu Oda; Katsunori Yokoyama


Durata: 682'


Origine. Giappone, 1992


Distribuzione: Rarovideo


Formato video: 1.33:1, 4/3;


Audio: Giapponese 2.0

Sottotitoli: Italiano, Inglese

Bello sarebbe se il logo RaroVideo indicasse una reale volontà di "mostrarci" la rarefazione del vedere, di porci di fronte alla nostra cecità che il cinema esalta proprio nell'accumulo di immagini, facendo leva sull'imperfezione del nostro occhio (per di più duplicata). E pochi film come Tetsuo agiscono sul gioco primitivo e illusorio del cinema, il passo uno che si fa cut-up infinito, e contemporaneamente flagranza dello scarto abissale che passa tra un'immagine e l'altra. C'è ben poco di cyber nei film di Tsukamoto, che gioca con meccanismi primitivi della macchina da presa, con un'attitudine punk, soprattutto nel rapporto con la classicità anelata e deviata mentre se ne sancisce l'impossibilità (musicalmente il punk è innanzitutto il ritorno al 4/4 del rock 'n' roll), oltre che nell'approccio mitologico socio-politico sulla classe media, la città, la famiglia, o ancora nella ricerca di un "genere" a cui appartenere. Dice il giapponese in una dichiarazione dal libro che accompagna i tre DVD (Tetsuo, Tetsuo II e Denchu Kozo no boken -l'avventura del ragazzo del palo elettrico-) di quest'edizione "de-luxo": Secondo me tutti i miei film appartengono ad un genere definito. Così come Hiruko si può definire un "horror per ragazzi", Tetsuo II potrebbe essere un "science fiction action cult", Tetsuo un "horror cult", Tokyo Fist un "action movie della gioventù crudele". In fondo li puoi inquadrare ognuno in un genere differente, perché sono generi che in realtà mi invento io." Ed è divertente perdersi nelle altre definizioni più o meno giocose che cercano e trovano le penne cinematografiche di Roberto Silvestri, Lorenzo Esposito e Giona Nazzaro, o in forme diverse quelle più evidentemente artistiche di Isabella Santacroce, Aldo Nove, Tommaso Ottonieri. Perché se abbandoniamo la nostra "cultura" furba e illusoria di film cinema e storia del, autore, bio-filmografia e quant'altro ci ritroviamo di fronte non a una "saga Tetsuo" (dal proto Denchu Kozo al post di Tetsuo II) ma ad un singolo frame, con l'angoscia piena di "paura e desiderio" che proviamo davanti alla terribile, perversa desiderosa luccicanza e fissità dell'immagine. Tetsuo (e noi) non è più né uomo né ferro, è "il fantasma di ferro". A mutare è soltanto l'immagine, il ferro antropomorfo è già (in) noi, che esploda in un brufolo o in un enorme cazzo trapanante non fa molta differenza, quando (e quanto) ci è dato di vedere la mutazione è già avvenuta, e fissata. Non ci resta che assistere alla "mutazione infinita di Tetsuo il fantasma di ferro", titolo del cofanetto. Oppure uscire dall'immagine e indagare il fuori-campo come fa Alberto Momo nello scritto "(più veloce di un cuore, aimé, muta la forma di una città) la città a due (o tre) tempi di Tsukamoto (compressione e scoppio)", che si concentra, attraversando la topografia e il cinema e Daney, sul mostro mutante che per Tsukamoto contiene noi e il ferro e i mostri e i nostri fantasmi…: Tokyo.

Anche per i due curatori (enrico ghezzi e Donatello Fumarola) il cinema di Tsukamoto si dà come un flagrante gioco illusorio che Fumarola porta nella veste grafica costruendo un collage di frame che sembra sorreggere i tre dischi, oltre che nell'assemblare un libro (bilingue italiano/inglese come sempre nella serie eccentriche visioni) in cui la seriosità di Nazzaro nel captare sempre l'ultimo bagliore di un'arte morente è seguita dalla prosa sarcastica e aggressiva di Helena Velena (vero corpo totemico di quanto in Italia è stato punk). Perché allora non lasciare ai due la libertà di lasciarci scivolare tra gli strati e le tracce del formato DVD, continuando la mutazione (a proposito, da non perdere la "videocosa" di 26' di egh che fa rivivere l'arte di Schifano) ed evidenziandone ancora l'illusorietà mentre cadiamo nell'infinit(esim)o "buco nero" tra due frame, azione che entrambi lamentano negatagli dall'editore?


Soltanto un cretino (povero cristo che ha sacrificato alla "logica" l'intelligenza infantile di rapportarsi all'immagine attraverso i meccanismi di ripetizione (della visione) e accumulo) può illudersi di "possedere" un film perché lo ha acquistato in DVD (se si vendessero le pellicole non cambierebbe niente in questo senso). E' più probabile che la ritrosia sia dovuta a fini commerciali; spacciare visioni definendole "underground", far leva sulla nostra vocazione elitaria e "scapigliata" da molte più sicurezze (a noi in quanto fruitori innanzitutto). Alla fine per tre film, più due incontri extra tra ghezzi e Tsukamoto (mentre guarda "Autopsis" di Brakhage pensando a Vital), più il libro ricco di testimonianze, spunti critici e una approfondita bibliografia, i quasi 60euro del costo non sono un'enormità…E le fastidiose protezioni che ostruivano il libero flusso del cofanetto dedicato a Rybczynski qui sono scomparse…

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