SOUNDTRACKS – Still Alice, di Richard Glatzer e Wash Westmoreland

Still Alice

Alice è il centro del film e la medesima rilevanza è sottolineata anche dalla partitura originale scritta da Ilan Eshreki. La melodia è costituita dall'unione del piano, strumento alla base del tema, e il trio d'archi, la cui delicata armonia si tramuta nei momenti in cui si manifesta la malattia diventando nervosa e discordante, rappresentazione dello smarrimento e dell'angoscia provati dalla protagonista.

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Still AliceIl poster italiano di Still Alice, con la protagonista, interpretata da una potente Julianne Moore, che passeggia vicino all'oceano, racchiude, simbolicamente, il nucleo narrativo della pellicola. Le onde che s'infrangono sulla riva, cancellando e portando via con se granelli di sabbia, erodendo inesorabilmente la costa, compiono il medesimo cammino tracciato dall'Alzheimer, malattia che mangia i ricordi e che la colpisce, in una forma presenile e dall'andamento vertiginoso, all'indomani del suo cinquantesimo compleanno. La pellicola si apre proprio con i festeggiamenti per le cinquanta candeline di Alice Howland, rinomata linguista e docente alla Columbia University, circondata dall'affetto del marito, anche lui con un'ottima carriera accademica in corso, e dei loro figli, per i quali la brillante ricercatrice rappresenta il perno, facendo da collante tra le loro diverse personalità che non sempre riescono a comunicare, per spostarsi poi, molto velocemente, a mostrare i primi segni dell'affiorare della malattia, fotografando il passaggio dalla Alice sicura e granitica alla donna fragile e persa nell'oblio della sua mente.

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Il film diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, adattamento cinematografico del romanzo omonimo pubblicato nel 2007Still Alice dalla neuroscienziata Lisa Genovese, in concorso alla 9ª edizione del Festival di Roma, rappresenta la malattia con realismo, privandola però dell'aspetto pietista e ostentatamente doloroso, emozionando lo spettatore grazie alla capacità di saper dosare, con onestà e misura, le sequenze che mostrano Alice perdere le coordinate ed il controllo sulla sua mente a causa dall'affievolimento inesorabile delle sue facoltà cognitive. La patologia è fotografata attraverso i suoi occhi e lo spettatore impara a conoscerla da colei che la vive sulla propria pelle e non, come è accaduto in pellicole recenti (Amour e Away From Her), dalla prospettiva del familiare che deve affrontare la perdita, in questo caso intellettiva, del proprio caro e le ripercussioni che questa avrà nelle loro esistenze. Alice è il centro del film, il pianeta attorno al quale si muovono marito e figli, spesso neanche messi a fuoco o tantomeno inquadrati dalla macchina da presa, che resta immobile sul volto della linguista per mostrarci i cambiamenti che la malattia apporta al suo volto, ai suoi gesti.

 

Still AliceLa medesima rilevanza di Alice come nucleo della pellicola è sottolineata anche dalla partitura originale scritta dal compositore inglese Ilan Eshreki, attivo dal 2000 con collaborazioni cinematografiche (Coriulanus, Kick-Ass, Austenland) e di natura pop (Coldplay, Ash), a testimonianza di come ogni elemento sia utilizzato per valorizzarla e descriverne le emozioni. Per tutto il film si contrappongono due motivi, o meglio, due varianti dello stesso motivo. La melodia di Alice è costituita dall'unione del piano, strumento alla base del tema e, nell'immaginario collettivo, inconsciamente rassicurante, proprio come la percezione che si ha della protagonista, punto di unione dei diversi temperamenti che costituiscono la sua famiglia, e il trio d'archi, due violini e un violoncello, la cui delicata armonia si tramuta nei momenti in cui si manifesta la malattia. Fin dai suoi primi accenni, dal dimenticare le parole durante un convegno allo spaesamento vissuto per essersi presa mentre faceva jogging, il trio d'archi assume una nuova connotazione. Il motivo diventa nervoso, discordante, quasi un'improvvisazione di free jazz distorto, rappresentazione dello smarrimento e dell'angoscia provati che si accentuano ancora di più quando la malattia ha preso il sopravvento (scena girata alla casa al mare dove Alice non ricorda dove si trova o sequenza nella quale crede di aver perso il suo smartphone, indispensabile strumento per allenare la sua mente con giochi di memoria). Il resto delle musiche non originali, dalla melodia jazz d'ambiente come sottofondo della cena di compleanno, al brano Lucky Man di Courtney John che accompagna il pranzo di Alice con sua figlia Lydia (Kirsten Stuart), passando per If I Had a Boat di Karen Elson nella scena in cui la protagonista ricorda il passato con il marito John (Alec Baldwin), non ha un ruolo narrativo e ma di semplice accompagnamento, elementi marginali, come tutto ciò che le ruota attorno.

 

E anche quando la malattia sembrerà annullarla, spostando apparentemente ai margini l'asse che la vedeva elemento centrale, isolata dal mondo esterno, Alice, continuerà ugualmente ad esserci perchè, come le legge la figlia e custode Lydia, da Angels in America di Tony Kushner: «niente è perduto per sempre. In questo mondo c’è una specie di doloroso progresso. Nostalgia per quello che abbiamo lasciato dietro di noi e sogno del futuro. Il mondo che avanza».

 

Track list:

1. Roamin’ Round – Carlos José Alvarez

2. Jazzy Jingle Bells – Janet Dacal

3. Ode to Cannonball – Guy Barker

4. Lucky Man – Courtney John

5. God Rest Ye Merry Gentleman – Tewkesbury Abbey Choir

6. Dead Sound – The Raveonettes

7. Cello Suite No. 1 in G Major – Csaba Onczay

8. Brand New Start – Haroula Rose

9. Everything With You – The Pains of Being Pure At Heart

10. In Dulci Jublio – Worchester Cathedral Choir

11. We Three Kings – Cherwell Singers

12. Veneer – We’re In The Water

13. If I Had A Boat – Lyle Lovett

14. My Heart – Loney, Dear

15. If I Had A Boat – Karen Elson

 

 

 

 

 

 

 

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