"Them", di David Moreau e Xavier Palud

In una villa sperduta una coppia subisce, una notte, di sorpresa, l'attacco da parte di misteriosi individui che si divertono a macchiarsi di atroci delitti. Con il passare dei (pochi) minuti che compongono la pellicola la tensione non cala e il sorprendente Them, dei francesi Moreau e Palud, riesce a convincere gli amanti della suspense.

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In passato si chiamavano b-movies. Oggi, in tempi di rivalutazione della semantica dei generi, non senza snobismo, i giovani artigiani emergenti si autonobilitano riciclando cliché nostalgici ricontestualizzati in ambiti (post)moderni. Them, della coppia di debuttanti transalpini formata da David Moreau e Xavier Palud, è un prodotto astuto, in perfetta tendenza con i trend di un cinema francese che guarda con costanza all'exploitation, ma non spocchioso. L'idea di base, stiracchiata, è di rivisitare una storia vera, episodio di cronaca nerissima realmente accaduto in Bulgaria, secondo i canoni dell'horror più truce, fracassone, ma al tempo stesso stilizzato. Perché la triste odissea di due potenziali martiri, seviziati in casa propria da un branco di sconosciuti, è simultaneamente una fiaba nera, macabra e artificiale, e un reality di quelli più crudeli, un My Little Eye (2002, di Marc Evans) spogliato dell'assioma tecnofobico.

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Le ispirazioni molteplici – le carrellate veloci nel bosco come nel classico La casa (1981, di Sam Raimi); la tensione dell'assediamento in casa come nel non dissimile Alta tensione (2003, di Alexandre Aja) – e la regia, abile a sfruttare situazioni e location, portano ad una metabolizzazione dei criteri di sospensione del giudizio. Them è puro cinema corporale, da godere senza riflettere, tutto d'un fiato. In questi termini non solo riesce a creare momenti di appagante tensione emotiva, ma anche a spaventare, a colpire, grazie a qualche effettaccio sonoro improvviso (la quiete, prolungata, prima della tempesta, affascina e stordisce) e ai volti tesi dei due protagonisti. Niente effetti speciali, scelta programmatica, né ricorso al paranormale: è tutto troppo verosimile, e proprio per questo motivo si guarda la caccia all'uomo senza parteggiare, contagiati dal «cinismo-verité» da telegiornale.


Con pochi colpi di cesello, o d'accetta, vista la prepotenza del punto di vista dei registi, gli autori ritoccano una produzione poverissima – con dieci attori in tutto, niente soundtrack e una fotografia molto sciatta -, e ne rivendicano il diritto a coesistere, per puro orgoglio (nazionale), accanto ai kolossal e ai blockbuster che sbeffeggiano, male, quei classici dell'orrore orientale citati senza troppo giudizio dalla cartella stampa. In un calderone mediamente riuscito, se considerato il basso livello degli antagonisti cinematografici, c'è addiritturo spazio, epilogando, per la morale sociale dei ragazzini sperduti che, a mille miglia di distanza dai teenager civilizzati che ne guardano, presumibilmente sorridendo, le gesta, condividono con il loro pubblico le pulsioni omicide, la smania alla violenza e un istinto nichilista che non può non ricordare la ferocia animalesca secondo cui «homo» è «homini lupus».


 


Titolo originale: Ils


Regia: David Moreau, Xavier Palud


Interpreti: Olivia Bonamy, Michael Cohen


Distribuzione: Millennium Storm


Durata: 78'


Origine: Francia, 2006

 

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