"Vacancy", di Nimrod Antal

E’ cosa nota che nei primi quindici minuti di qualsiasi lungometraggio, visionandolo con una certa attenzione, si può comprendere come esso andrà a proseguire, ben più raro invece avere l’intero “complesso filmico” in una sola inquadratura senza stacchi di montaggio e senza una parola di dialogo. Antal ci riesce.

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Alla sua seconda regia l’ungherese Nimrod Antal evita gli interrogativi filosofici che avevano contraddistinto Kontroll per girare invece un thriller secco ed essenziale. David (Luke Wilson) e Amy (Kate Beckinsale) sono una coppia in crisi a causa della morte del loro figlioletto. Rimasti in panne con la macchina, si fermano in un hotel a dir poco sinistro: nella stanza loro assegnata infatti trovano delle vhs contenenti degli snuff movie, girati proprio in quella stessa camera. I due cercheranno di scappare, ma si troveranno senza vie di fuga e spiati da molte telecamere pronte a registrare l’ennesimo snuff. Vacancy, o dell’estrema sintesi, potremmo aggiungere, perché Antal riesce con un’unica inquadratura alla fine dei titoli di testa a mostrarci praticamente l’intero film: vediamo ripresa una sorta di pianta labirintica trasformarsi in pochi secondi in una targa di automobile, queste due informazioni non devono passare inosservate perché sono la chiave di volta del film e la sua sintesi più analitica, si potrebbe interrompere la visione in quel preciso momento perché siamo già in possesso di tutte le indicazioni necessarie alla storia. Proseguendo nella narrazione infatti, i due protagonisti saranno costretti a districarsi in pericolosi cunicoli sotterranei (il labirinto) per sfuggire agli assassini e la loro vettura (la targa) si trasformerà nel pre-finale del film in un’arma micidiale. E’ cosa nota che nei primi quindici minuti di qualsiasi lungometraggio, visionandolo con una certa attenzione, si può comprendere come esso andrà a proseguire, ben più raro invece avere l’intero “complesso filmico” in una sola inquadratura senza stacchi di montaggio e senza una parola di dialogo; tale peculiarità è l’aspetto più interessante del lavoro di Antal. Che poi Vacancy non si discosti molto dai thriller che invadono le sale cinematografiche nel periodo estivo, poco importa, anche se vi sono momenti da non sottovalutare: una ricercata antimodernità nel filmare gli oggetti presenti (la vecchia radio della vettura, la cabina telefonica a gettoni, lo scalcinato albergo che non può non ricordare Psycho) come a rendere omaggio a un certo cinema del passato, la scopofilia (le telecamere piazzate in ogni angolo della stanza)  che letteralmente avvolge i due interpreti (Michael Powell in L’occhio che uccide ha fatto scuola, ancor prima di De Palma e forse più di Hitchcock). Critiche sono state mosse per il finale troppo affrettato, ma a ben vedere si è male interpretato perché la sequenza conclusiva mostra i due coniugi che si abbracciano e tutt’intorno sono ripresi spazi aperti e ariosi contrastanti con le precedenti immagini claustrofobiche (il film è girato in pochi interni), segno tangibile della ritrovata libertà e comunione spirituale di David ed Amy dopo tanto patimento.

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Titolo originale: id

Regia: Nimrod Antal

Interpreti: Luke Wilson, Kate Beckinsale, Frank Whaley, Scott G. Anderson, Bryan Ross

Distribuzione: Sony Pictures

Durata: 85’

Origine: USA, 2007

 

 

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