Goltzius and the Pelican Company: il trailer del nuovo Peter Greenaway

Goltzius and the Pelican Company, di Peter Greenaway: il trailer
Dopo il Rembrandt di Nightwatching, il regista britannico continua la sua personale e coltissima rilettura dell'arte fiamminga (che culminerà nel 2016 con un film dedicato a Hieronymus Bosch) con Goltzius and the Pelican Company presentato al Festival di Roma, e in cartellone anche al Mosaico Film Festival di Ravenna

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Il trailer è visibile anche qui

 

Dopo il Rembrandt di Nightwatching, in concorso a Venezia 64, il regista britannico continua la sua personale e coltissima rilettura dell'arte fiamminga (che culminerà nel 2016 con un film dedicato a Hieronymus Bosch, che definisce "il primo tra i surrealisti") con Goltzius and the Pelican Company (la recensione di Sentieri Selvaggi) presentato al Festival del Cinema di Roma, e in cartellone anche nell'edizione 2013 del Mosaico Film Festival di Ravenna.

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Goltzius and the Pelican Company, di Peter Greenaway: il trailerIl pittore e incisore olandese Henrick Goltzius è interpretato dallo scrittore, poeta, regista e attore olandese Ramsey Nasr, che si è rivelato subito incuriosito dalla natura letteraria del progetto, ha dichiarato Greenaway: "L'arte è uno dei modi più meravigliosi ed emozionanti di apprendere, e non ho mai avuto paura di utilizzarla anche nel cinema a scopo didattico".

Nel cast anche F. Murray Abraham (Dead Man Down, Inside Llewyn Davis, The Grand Budapest Hotel) Halina Reijn  (Black BookOperazione Valchiria, Blind) e diversi attori italiani: Giulio Berruti, Flavio Parenti, Francesco De Vito, alcuni provenienti dal teatro come il regista/attore Pippo Delbono.
 
Oltre agli innumerevoli riferimenti a grandi pittori e grandi scrittori, sono tante le suggestioni che Greenaway dichiara: da De Sica a Bertolucci, fino alla Nouvelle Vague come massima influenza, ai film scandinavi visti da ragazzino alla ricerca di nudità, ricerca che lo porta per caso a imbattersi ne Il settimo sigillo (tra i contemporanei cita David Lynch, in particolare Velluto Blu, il primo Cronenberg, Ridley Scott). Influenze che  spesso provengono dal passato, ma passano anche attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi.

Eppure, malgrado un corto in 3D (all'interno del progetto Cinema e Audiovisual organizzato dalla Capitale Europea della Cultura 2012, Guimarães, che ha prodotto anche Centro Histórico) il regista si dichiara perplesso su questo linguaggio. "Non c'è futuro di sorta nel 3D, non aggiunge nulla alla grammatica, alla sintassi, al vocabolario del cinema, e ci si stanca di esso esattamente in tre minuti. Penso sia un vicolo cieco, un trucco per tentare di convincere le persone a tornare nelle sale, lontano dai loro dispositivi portatili, come tutta la sperimentazione fatta negli anni '60 con Todd-AO, Vista Vision e simili.".

Il regista che disse provocatoriamente "il cinema è morto" si dichiara ancora alla ricerca di "un cinema del tempo presente, multischermo, non necessariamente narrativo, come sono le migliori opere dei migliori artisti."
"La grande rivoluzione del ventesimo secolo è stata quella di Schönberg. Beethoven non avrebbe mai immaginato di potersi sbarazzarsi dell'armonia, ma alla fine l'abbiamo fatto. Ci siamo liberati del figurativo in pittura, dell'armonia della musica, e ora dobbiamo sbarazzarci della narrazione nel cinema. Non so bene cosa sto facendo, ma è una ricerca ed già molto prezioso potermi porre delle domande".

Tra i progetti futuri già annuGoltzius and the Pelican Company, di Peter Greenawaynciati – oltre a un lavoro sul pittore austriaco Oskar Kokoschka – ci sono altri due film: Eisenstein In Guanajuato, dedicato al soggiorno in Messico, negli anni '30, del regista russo Sergej ?jzenštejn, pellicola che si baserà soprattutto sulla figura dell'uomo e sulla sua tormentata sessualità, sperimentata non prima dei trentatrè anni, e di una sua possibile omosessualità non dichiarata).

"Sono sempre stato affascinato dalla sua figura" racconta Greenaway a ThePlaylist. "La mia prima mostra di pittura si intitolava '?jzenštejn nel palazzo d'inverno'. Mi ha sempre incuriosito che i suoi primi tre grandi film, La Corazzata Potemkin, Ottobre e Sciopero! siano film molto cerebrali, e che le sue ultime tre grandi opere, Ivan il Terribile, Alexander Nevsky e La congiura dei Boiardi, siano molto più emotive, improvvisamente intrise di umanesimo e di un grande rispetto per le emozioni umane".

"Credo che i suoi tre anni lontano dalla Russia, il suo viaggio in Messico, la vertiginosa storia d'amore che visse in quel paese, intensissima, anche se di soli dieci giorni, abbiano un peso importante. Il Messico è il luogo in cui è finalmente è venuto a patti con la sua omosessualità, ma anche una meta che ha toccato inizialmente, su consiglio di Charlie Chaplin, allo scopo di comprendere il rapporto con la morte".

Un racconto importante per un regista che ritiene ci siano solo due questioni fondamentali, e intrecciate: il sesso e la morte. "Ottobre è stato definito a volte come 'dieci giorni che sconvolsero il mondo''. Questo mio film si potrebbe chiamare "dieci giorni che sconvolsero ?jzenštejn.'"

Goltzius and the Pelican Company, di Peter GreenawayL'altro progetto annunciato è Food Of Love, nuova versione cinematografica de La morte a Venezia di Thomas Mann, già portato sullo schermo da Luchino Visconti nel celebre film del '71.

Non sarà nè un sequel nè un remake, spiega il produttore Kees Kasander, ma un film completamente diverso, in parte girato a Venezia ma soprattutto in studio, e "più vicino a Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante di qualsiasi altro film che Greenaway abbia realizzato sinora".

Sarà un periodo molto intenso per Greenaway, che, racconta Kasander, "è vicino ai settant'anni e intende realizzare almeno altri dieci film. Questo vuol dire che dobbiamo farne uno all'anno per i prossimi dieci".

 Nella nostra gallery, le splendide immagini da Goltzius and the Pelican Company.

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    Un commento

    • Ma Greenaway si sta accorgendo di quello che dice oppure…!? E uno non dovrebbe andare a vedere un film in 3D per andare a vedere un "suo" film? ma per piacere, ma vada a quel paese Greenaway cordiali saluti Renato