17 Anni (e come uscirne vivi), di Kelly Fremon Craig

Difficile tenere insieme il broncio indie di questa produzione James L. Brooks con lo scintillio pop dei video di Hailee, quel pubblico patinato con il target occhialuto-alternativo di questo film

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I was so much younger yesterday

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Il video più recente caricato sul canale Vevo di Hailee Steinfeld è una sua esibizione allo scorso party di capodanno di Billboard: il brano, classico teen-pop plastificato estratto dall’EP dell’artista, Haiz, si chiama Starving, Hailee, classe 1996, ammicca al pubblico e alle telecamere in un abito succinto mentre quattro ballerini la corteggiano circondandola con movenze ritmiche a tempo, la stessa Steinfeld accenna qualche passo strategico della coreografia.
Verrebbe da dire che finalmente la matricola delle Bellas di Pitch Perfect ce l’ha fatta, a coronare il proprio sogno di gloria sui palchi musicali d’America: un’immagine decisamente lontana dalla piccola caparbia che Hailee interpretava ne Il grinta firmato Coen Bros. Da allora, la nostra eroina è continuamente andata alla ricerca di padri, putativi o reali, fiancheggiando i corpi più coriacei della Hollywood al testosterone, da Kevin Costner a Tommy Lee Jones: fino a questo The age of Seventeen, in cui invece il papà la giovane protagonista lo perde a inizio film, e deve fronteggiare le conseguenze di questo lutto sviluppando un caratteraccio acido e scostante, da perfetta loser dell’ora di ricreazione.

Difficile tenere insieme il broncio indie di questa produzione di James L. Brooks (assente in un modo o nell’altro dal grande schermo da Come lo sai, 2010) con lo scintillio pop dei video di Hailee su youtube, la gioventù patinata immortalata sotto il suo palco alla festa di Billboard, con il target occhialuto-alternativo di questo esordio alla regia della sceneggiatrice Kelly Fremon Craig (più o meno lo stesso bacino di un altro successo trasversalmente musicale dell’attrice, l’apatowiano Tutto puo cambiare): verrebbe quasi da considerare la rivalità e l’acredine tra la Nadine del film e suo fratello, atletica, ambita e popolarissima star della scuola, come il conflitto tutto interiore tra le due anime che albergano in Hailee Steinfeld, la mascotte del cinema con le camicie a quadri contro la divetta pop in attesa di un imminente furto di foto osé dal proprio smartphone.
Lo stesso testo di Starving, di cui sopra, parla proprio di un corpo che cambia nella forma e

17_haileenel colore, you do things to my body/I didn’t know that I was starving till I tasted you…

In ogni caso, 17 anni (e come uscirne vivi) funziona decisamente bene soprattutto nel lavoro sulla sessualità disturbante del personaggio di Hailee, queste strani e un po’ morbosi capricci ormonali che incrociano la gelosia per il fratellone palestrato con l’ambiguo rapporto con il professore-confidente Woody Harrelson (emblematica in questo senso la sequenza della scoperta dell’esistenza della famiglia dell’uomo…) e le prime disavventure nell’intimità, tra piscine in giardino e automobili parcheggiate al buio. Kelly Fremon Craig sa di dover assolutamente aggiornare il canovaccio all’epoca social ma non eccede in schermate di device né in scorrettezze sboccate fatte pronunciare a personaggi teenager, il mood è decisamente legato al classico e infatti nell’immancabile party in assenza di mamma i ragazzi mettono su un campione del recupero analogico come Anderson .Paak.
Anche se poi lo scambio più commovente tra figlia e mamma ansiogena Kyra Sedgwick, un momento che è purissimo James L. Brooks, il film lo mette a segno con un botta e risposta via chat…

Titolo originale: The age of seventeen
Regia: Kelly Fremon Craig
Interpreti: Hailee Steinfeld, Haley Lu Richardson, Blake Jenner, Kyra Sedgwick, Woody Harrelson, Eric Keenleyside
Distribuzione: Warner
Durata: 104′
Origine: USA, 2016

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