DVD – Il clown e il testimone: "Il cappotto" di Alberto Lattuada
"Il cappotto" di Alberto Lattuada è come una lettere intima; una lettera indirizzata da Gogol a Chaplin e consegnata a mano dalla "sofferta" leggerezza di Chagall. Dopo "L'amore in città", "La cagna", "Il generale Della Rovere", "Gruppo di famiglia in un interno"… Un'altra gemma prodotta dalla Minerva Classic e distribuita dalla 01 Distribution
Anno: 1952
Durata: 103'
Distribuzione: Rarovideo
Genere: Drammatico
Cast: Renato Rascel, Yvonne Sanson, Giulio Stival, Ettore Mattia, Giulio Calì
Regia: Alberto Lattuada
Formato DVD/Video: 1.33:1 – 4/3
Audio: Dolby Digital Stereo
Sottotitoli: Inglese
Extra: Commento audio di Flavio De Bernardinis;
intervista ad Angelo Pasquini sceneggiatore e regista;
scene inedite;
differenze tra sceneggiatura e girato
IL FILM
Quante lettere non scritte; lettere solo abbozzate, forse solo pensate oppure scritte ma non inviate; quante lettere mute, che non dicono nulla, che non fissano segni, non ritraggono gesti, non comunicano emozioni… Lettere senza destinatari, che vivono solo nell'assenza della loro scrittura, nella mancanza di un incontro con l'altro… Poi c'è chi queste lettere ha il coraggio di scriverle, a volte segretamente, altre volte pubblicamente esponendosi all'irrisione di chi per errore o solo per caso ne è il destinatario. Nel cinema i film sono come le lettere, c'è chi ne manda di vuote e chi ne invia di profonde. Il cappotto di Alberto Lattuada è una di quelle lettere intime; una lettera indirizzata da Gogol a Chaplin e consegnata a mano dalla "sofferta" leggerezza di Chagall. Carmine (Renato Rascel) si presenta da subito come un vagabondo di Chaplin (fin dalla sequenza iniziale quando, recandosi a lavoro per le strade innevate della sua città, si ferma a scaldarsi le mani vicino al fiato del muso di un cavallo). Lattuada dona al suo "vagabondo" quell'elemento affettivo ed emotivo che si incarnava già nell'intensità e nella mobilità del corpo e del volto di Chaplin. Basterebbe osservare con attenzione la camminata di Carmine per le strade di Pavia con il cappotto nuovo addosso per accorgersene. Una delicatezza di sentimenti che si stempera via via nell'onirica e rarefatta scrittura di Gogol (il sarto che segue Carmine chiedendo "Avete visto passare il cappotto?" come se non ci fosse un corpo ad indossarlo, il funerale dell'uomo che interrompe improvvisamente il corteo comunale)… E poi? Come nella pittura di Chagall anche qui la sofferenza diventa impalpabile e la carne dei corpi leggera (e non di fantasmi come si vorrebbe "far" credere…); Carmine non è più l'uomo ridicolo a cui hanno rubato il cappotto e al quale la disperazione ha dato la morte, ma il clown che nella sofferenza ha saputo farsi testimone di un ritorno alla vita, di una "parusia", come amiamo ripetere, di quella presenza viva da cui dover ripartire e da poter stringere al cuore ogni volta.
IL DVD