SPECIALE – Spider-Man 3: Il mio cuore messo a nudo. Harry Osborn

Nel consumarsi di questi miei giorni sono diviso tra il gusto vivissimo della vita e l'infinito nero della malinconia… sento il tempo scivolare dentro di me, essere l'eco di ogni mio sentimento contrastante. E di quanto sia dolce essere vittima e carnefice di se stessi

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E sono qui come un idiota in questa stanza la testa tra le mani a cercare di dare un senso alle cose, ai gesti, alle voci che hanno riempito i giorni, la vita. Forse per non perdere qualcosa che possa darle compiutezza, per nostalgia o per il senso di colpa di questo mio animo troppo impegnato nella ritorsione. Vorrei non negare le cose ma afferrarle, non guardarle da fuori ma perdermi o annegare in esse. Eppure ha un non so che di affascinante guardarle da lontano, viverne il desiderio, sebbene senta la solitudine di questa indifferenza. Vorrei raccogliere in un solo abbraccio il tempo della mia vita o perderne il senso come se nulla fosse stato. Ogni remissione è un ritorno alla vita, un'emorragia in cui inseguo a ritroso le tracce della mia esistenza, i segni di qualcosa che resiste ancora, con la consapevolezza di quanto sia difficile recuperare ciò che si smarrisce o attendere ciò di cui scorgo appena le tracce. Res amissa. E' difficile giocare con le parole quando la vita può essere persa per disattenzione o per averla troppo gelosamente, irrecuperabilmente, riposta. E non potrò più smemorarmi in un grido. Quale aspro sapore lascia l'impossibilità di dimenticare. Mi abbandonerei volentieri ad un oblioso risveglio, al desiderio che la lingua del tempo passato non inumidisca più con la sua calda e fastidiosa saliva l'incarnato dei giorni presenti e di quelli a venire. Forse l'orrore del vuoto che con illusorio inganno cerco di modellare a mia difesa andrebbe una volta per tutte in frantumi restituendomi i colori, i suoni, i sapori, la danza leggera e appassionata dell'amore. Ma sono diviso tra il gusto vivissimo della vita e l'infinito nero della malinconia che confonde le sensazioni, nutre le ossessioni, guasta il sapore del vivere. E sono qui con questo rancore incomprensibile e con il sentimento di dover recuperare il tempo perduto per dare un compimento a questa vita. Forse è questo lacerante senso di dispersione e di disperazione a parlarmi di essa e di quell'errare volto alla sua continua ricerca. Ora so che tutto ciò che le da un senso non può essere cancellato, ma ci si può liberare. Ora so che bisogna abitarne gli istanti, sentirli palpitare, amarli, avvertirne la fragilità, accogliere l'eco di quella piaga velata lasciata nella carne dei giorni. Ora, nel consumarsi di questi miei giorni, sento il tempo scivolare dentro di me, essere l'eco di ogni mio sentimento contrastante. E di quanto sia dolce essere vittima e carnefice di se stessi.

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