“Una moglie”, di John Cassavetes

Una moglie
Una moglie
è forse l’opera che più di ogni altra, insieme a Love streams probabilmente, tocca e racconta, con profonda sensibilità umana, un rapporto d’amore intenso e incondizionato di un marito per la moglie che qui è sul bordo della follia. Una moglie è un film tutto centrato sui gesti e sul volto della Rowlands, la cui figura solitaria e svagata occupa gran parte dei suoi 146 minuti e il film vive sull’amore profondissimo che lega i due coniugi protagonisti. Arezzo 9 febbraio h 21.15, Cinema Eden. Rassegna Lost & Found.

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Non penso mai a me stesso come regista, penso di essere uno dei peggiori registi esistenti. Io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri. Per me i film hanno poca importanza. È la gente che è più importante.

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John Cassavetes 

 

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Una moglieIl cinema di Cassavetes si distingueva, soprattutto in alcune sue sortite, per la natura indagatrice di una interiorità che non rimarca tanto la struttura psicologica della storia, quanto, piuttosto costituisce una ricerca nella sola direzione della statura umana dei suoi personaggi. In questo il regista americano aveva una rara capacità di tratteggiare il profilo psicologico dei protagonisti delle sue storie con segni decisi e senza sottintesi. Queste complesse strutturazioni dei personaggi hanno contribuito a formare quel cinema umanistico che è forse la principale caratteristica di John Cassavetes.

Tra questi film Una moglie è forse l’opera che più di ogni altra, insieme a Love streams, probabilmente, tocca e racconta, con profonda sensibilità umana, un rapporto d’amore intenso e incondizionato di un marito per la moglie che qui è sul bordo della follia. Il film è sicuramente erede di un cinema che aveva trovato, nei primi anni settanta, un humus politicamente favorevole sul quale crescere. Non vi è dubbio, a questo proposito, che il film di Cassavetes trovi un proprio ascendente diretto nel movimento femminista che costituiva in quegli anni una progressiva rivoluzione culturale, così come non vi è altrettanto dubbio che tra le pieghe della (quasi inesistente) storia siano visibili le prese di posizione dell’autore sulla famiglia e sulla sua consolidata e arcaica struttura.

Cassavetes, maneggia la materia filmica, come si maneggerebbe (o si sarebbe maneggiato, visto che il film è del 1975) un home movie. Un cinema, quello di Cassavetes che diventa domestico, sia nella sua messa in scena, sia nella sue fasi produttive, tenuto conto, ad esempio, che le sue troupe, i suoi cast sono formati da amici o da parenti come nel caso di Una moglie nel quale l’ineguagliabile protagonista è Gena Rowlands moglie dello stesso regista. Questa estrema libertà creativa che Cassavetes si assicurava attraverso queste forme produttive casalinghe, si riflette necessariamente nel suo lavoro.

Si è spesso parlato del realismo di Cassavetes e non vi è dubbio che questi abbia privilegiato nella sua attività contesti del tutto realisti e che su questo versante abbia insistito durante tutta la sua vita artistica. Appare altrettanto vero, però, che il suo realismo sembra non volere mai aderire ad una pedissequa e consueta quotidianità. Il suo è un realismo spietato che insiste sempre su una iperbolica pratica della realtà, attraverso gli archetipi classici dello spettacolo come la commedia o la tragedia. In qualche misura, il cinema di Cassavetes esalta e ipertrofizza la realtà trasformando quello che forse impropriamente abbiamo poc’anzi definito un home movie, in spettacolo, dei sentimenti e umanissimo, ma pur sempre di spettacolo si tratta.

In questa prospettiva Una moglie è un film esemplare tutto centrato sui gesti e sul volto della Rowlands, la cui figura solitaria e svagata occupa gran parte dei 146 minuti della sua durata e il film vive sull’amore profondissimo che lega i due coniugi protagonisti. Uno dei segreti del cinema di John Cassavetes risiede in questa straordinaria adesione tra personaggio e attore. Un risultato che forse è stato ottenuto in virtù delle alchimie dei rapporti umani e di amicizia che caratterizzano il cinema del regista. Comunque sia non vi è dubbio che Cassavetes abbia raggiunto con le sue  opere gli obiettivi che erano programmati nelle sue dichiarazioni: “Noi trattiamo pensieri e sentimenti e la mia speranza è che gli attori non sentano il materiale come scritto. Allora non pensano più al testo, prendono il loro ritmo e sembra che il testo appartenga a loro.” 

 

 

John Cassavetes è nato a New York il 9 dicembre del 1929 ed è morto a Los Angeles il 3 febbraio 1989. Il suo cinema è caratterizzato dall’indipendenza produttiva e dalla parallela capacità di coagulare attorno a se una ristretta cerchia di amici con i quali realizzò i suoi film. Nomi come Gena Rowlands, sua moglie, Peter Falk, Ben Gazzarra e Seymour Cassel per citare i più noti, fanno parte indissolubile della sua carriera artistica. Cassavetes è considerato, unanimemente, il padre del cinema indipendente americano. Tra i suoi film più famosi Shadows (1959 – 1960), Faces (1968), Husbands (1970), Gloria (1980), Love streams (1983).

Nel 2007, alla sua 25esima edizione, il Festival di Torino ha dedicato al regista newyorkese una retrospettiva completa delle sue opere.

 

 

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