"Funeral Party", di Frank Oz

Si è improvvisamente oscurato il cinema del regista statunitense. Non mancano delle situazioni divertenti in questa commedia corale ma si tratta di episodi isolati, quasi di singoli sketch autonomi, e non di situazioni inserite in una struttura organica. C’è come uno scarto tra la sceneggiatura di Craig e il cinema di Oz, che in passato è stato molto più sottile

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Si è improvvisamente, e inaspettatamente, oscurato il cinema di Frank Oz con Funeral Party. Si avverte infatti un senso di estraneità nei confronti del set inglese dove i momenti comici più divertenti sono legati prevalentemente a quei giochi di malintesi derivanti da una comicità di parola. Scritto da Dean Craig, il film vede protagonisti un gruppo di personaggi riuniti per un funerale. Daniel (Matthew MacFayden), il figlio del defunto, sa che dovrà rivedere controvoglia suo fratello Robert (Rupert Graves), uno scrittore di successo, è appena arrivato da New York. L’uomo ha poi promesso a sua moglie Jane (Keely Hawes) di comprare un nuovo appartamento. Nel frattempo Martha (Daisy Donovan), cugina di Daniel, arriva assieme al suo nuovo fidanzato Simon (Alan Tudyk) con lo scopo di fare una buona impressione sul rigido padre di lei. L’obiettivo però fallisce miseramente nel momento in cui l’uomo, prima di arrivare alla funzione, ingerisce accidentalmente un allucinogeno che si trovava in una scatola di medicine del fratello della donna che lo lascia in balia di attacchi incontrollabili. A complicare ulteriormente le cose arriva un ospite misterioso, un nano (Peter Dinklage) che minaccia di svelare un segreto di famiglia sconvolgente.

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Gli elementi per una commedia corale dinamica ci sono tutti. E non mancano i momenti divertenti come quello di Simon che esce nudo sul tetto di casa o quello in cui arriva la bara con il defunto sbagliato. Ma, come si diceva, si tratta di episodi isolati, quasi di singoli sketch autonomi, e non di situazioni inserite in una struttura organica. C’è come uno scarto tra la sceneggiatura di Craig e il cinema di Oz, che in passato è stato molto più sottile (soprattutto in Due figli di…e Bowfinger) e che ha dato i primi segnali involutivi proprio con il suo film precedente, La donna perfetta. Entrambe, non a caso, sono due commedie di gruppo corrosive nei confronti dei costumi della società contemporanea. Se in La donna perfetta il bersaglio era l’omologazione e il conformismo, con Funeral Party invece prende di mira il rito. Il modello evidente della pellicola è Hollywood Party (e forse la presenza della parola ‘party’ nel titolo sta lì a testimoniarlo). Se nel film di Edwards le gag erano frutto di un perfetto gioco geometrico, qui invece sono grossolane. A testimoniarlo, basta la scena della bara che si apre con il defunto e il nano che sono in posizioni compromettenti. Il problema è che Funeral Party si vorrà farla passare per un’opera intelligente, piena di soluzioni, con personaggi acidi che ribaltano la fuzione del lutto. Purtroppo, niente di tutto questo.

 

Titolo originale: Death at a Funeral

Regia: Frank Oz

Interpreti: Matthew Macfayden, Rupert Graves, Alan Tudyk, Daisy Donovan, Peter Vaughan, Kris Marshall

Distribuzione: Mikado

Durata: 90’

Origine: Gran Bretagna/Germania/Olanda/Usa, 2007

 

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