"Invasion", di Oliver Hirschbiegel

A barbie girl in a barbie world: l’intuizione più felice di questo brutto ed insipido ennesimo remake del classico Body Snatchers di Siegel resta quella di mettere in scena Nicole Kidman che riesce senza alcuna difficoltà a mischiarsi tra gli ultracorpi alieni, miraggio irreale di un immaginario canonizzato, prototipo hollywoodiano esportabile e riproducibile

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Nicole Kidman è già un alieno (come in Dogville, o Vita da Strega, o The Hours, o Fur, Birthday Girl, Da morire…), ultracorpo sbarcato da un pianeta di plastica, bambola virtuale dal fisico sintetico e dal volto in CGI, miraggio irreale di un immaginario canonizzato, prototipo hollywoodiano esportabile e perfettamente riproducibile: Nicole Kidman, body snatcher originaria e con un paio di dettagli ad inizio film della sua maglietta fina e dei pantaloni trasparenti del suo pigiama bianco sotto cui non indossa niente; Hirschbiegel – a cui dopo The Experiment e La Caduta. Gli ultimi giorni di Hitler sembra che continuino ad interessare i sottili meccanismi di controllo di un regime che si instaura, o che crolla – pare lanciare un avvertimento iniziale allo spettatore soddisfatto nel suo voyeurismo, indicando, senza permettersi neppure per un attimo l’abissale urlo munchiano di chi addita il diverso (the others…) che squarciava Ultracorpi – L’Invasione Continua di Ferrara. A barbie girl in a barbie world: l’intuizione più felice di questo brutto ed insipido ennesimo remake del classico del 1956 di Don Siegel (anche la serie tv firmata da Shaun Cassidy con cui spartisce il nome, vista su canale5 lo scorso anno, era di gran lunga più efficace) – nonostante il tentativo di salvataggio della pellicola messo in atto in fase di montaggio da Joel Negron, editor-Bruckheimer (Nemico Pubblico, Pearl Harbour, Con Air, Armageddon) che s’inventa una serie di sequenze scompaginate in disordine temporale che sarebbero efficaci se non ci fossero già stati i film di Peckinpah – resta allora quella di mettere in scena Nicole Kidman che riesce senza alcuna difficoltà a mischiarsi tra gli ultracorpi alieni che si sono sostituiti agli esseri umani assumendone fattezze e comportamenti: obbliga sé stessa a non esprimere alcuna emozione, tenta di non dormire, cammina per le strade invase da questi umanoidi che avanzano come tanti robot infiltrandosi tra di loro senza che nessuno noti la differenza (lei non è stata ancora ‘contagiata’…). Hirschbiegel affianca l’attrice a Daniel Craig, altro palestrato ultracorpo patinato che nel capolavoro di Martin Campbell Casino Royale giocava la sua strepitosa performance proprio come continuo ribaltamento tra le sue esplosioni di violenza e l’impeccabile facciata di imperturbabilità, ma che in Invasion tenta la carta dell’ambiguità minacciosa dell’attaccamento affettivo sulla falsariga dello strepitoso Jason Priestley in The Screwfly Solution, secondo episodio firmato da Joe Dante per la serie Masters of Horror. Ecco, pur mantenendosi a distanze siderali dal formidabile lavoro di Dante e mostrando un abbastanza sospetto sottotesto politicosociale, Invasion pare inserirsi in questa nuova tornata di pellicole sul contagio, senza però dimostrare nemmeno un briciolo della forza, dell’inventiva e dell’efficacia di film come Planet Terror o l’ultimo Balaguerò veneziano, REC.

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Titolo originale: The Invasion

Regia: Oliver Hirschbiege

Interpreti: Nicole Kidman, Daniel Craig, Jeremy Northam, Jeffrey Wright, Eric Benjamin
Distribuzione: Warner Bros. 
Durata: 99'

Origine: USA, 2007 

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