"Colpo d'occhio", di Sergio Rubini

Rubini si conferma cineasta onesto e immediato, impossibile da circoscrivere negli schemi di genere, e prepara Scamarcio per il thriller. Una storia nera e crudelmente reale sullo sfondo cosmopolita dell’arte, tra schegge imprevedibili e qualche piccola caduta, ma con tutta la potenza del tragico che solo una vicinanza estrema ai propri personaggi può generare

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Un giovanissimo artista di provincia assetato di fama (Scamarcio), una bellissima studentessa d’arte (Puccini) e un critico potentissimo e affermato (Rubini). Il triangolo sì, in questa nona prova di Rubini regista che abbandona gli sfondi d’origine per approdare alla scena cosmopolita dell’arte, dove i protagonisti sono ammantati di tragicità, la sceneggiatura è imprevedibile e a tinte nere, e la più grande forza del film è nella visualizzazione del potere. Colpo d’occhio potrebbe passare per storia scontata, se non avesse quella meravigliosa immediatezza con cui descrive l’ambiguità. Tutti i vertici del triangolo sono in fondo sempre ambigui, e il film funziona nella misura in cui riesce a descrivere in modo sincero, immediato e riconoscibile, mai furbo, mai scadente, il potere e le sue dinamiche stringenti, perverse, i rapporti senza via d’uscita, la corruzione che si insinua insensibile tra chi vuole affermarsi e chi ha il potere di dare e di togliere, il potere di vita e di morte. Quasi niente è come sembra e tutti hanno qualcosa da nascondere, e come davanti ad un’opera d’arte non si ha mai la certezza, davanti ai personaggi di Rubini, di averli davvero afferrati anche solo per un attimo. Il tutto è esaltato da una buona recitazione – Rubini ha reso Scamarcio praticamente pronto per il thriller, Vittoria Puccini si conferma talento fatto di equilibrio e misura. Una recitazione impostata su coordinate a metà tra il teatrale e il noir, qualche luogo comune (il ritiro in campagna, l’amica che compare al momento giusto) e un film certamente onesto come lo sono tutti i film di Sergio Rubini, vissuto fino in fondo a colpi di vicinanza con i volti, i corpi e gli oggetti, fino ad un finale da tragedia e apparizioni che non aveva forse bisogno del rinforzo costruito attraverso l’ambientazione della scena stessa; ma la passione paga, e Rubini è impagabile nello sfiorare gli schemi di genere senza mai poterne essere accerchiato, regista che sempre sfugge, che è sempre un po’ più in là del confine in cui si potrebbe essere tentati di classificarlo.

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Regia: Sergio Rubini
Interpreti: Sergio Rubini, Riccardo Scamarcio, Vittoria Puccini, Paola Barale, Emanuele Salce
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 110'

Origine: Italia, 2007

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