Il Clooney regista sa il fatto suo, c’è poco da fare. A ogni film cambia registro riuscendo sempre a stupire per competenza tecnica e narrativa. Leatherheads (che in italiano diventa In amore niente regole) ribalta ancora una volta la sua prospettiva autoriale. Dopo i cromatismi paratelevisivi e deliranti di Confessioni di una mente pericolosa, e il rigore cinquantesco e giornalistico di Good Night and Good Luck, questa terza pellicola sembrerebbe apparentemente essere meno ambiziosa.  E infatti il triangolo amoroso/sportivo, ambientato nel mondo del football americano degli anni ’20, tra la giornalista  Lexie Littleton (R. Zellweger), il veterano “Dodge” Connolly (G. Clooney) e l’astro nascente Carter Rutherford (J. Krasinski) tutto è fuorché un film dalle pretese sociali insistite o dall’assunto ideologico impegnato. La storia d’amore e la rivalità tra i due giocatori scivola via tra partite di football, gag esilaranti, scazzottate, inserti musicali d’epoca ritmicamente avvolgenti e un intreccio narrativo che allunga la seconda parte per poi immergerla nella partita finale risolutiva. Oltre a riprendere la commedia classica hollywoodiana, il film ha quindi il merito di recuperare il cinema sportivo, genere profondamente americano, così spesso affrontato da un attore e regista come Kevin Costner in film belli e sottovalutati (Bull Durham, L’uomo dei sogni, Gioco d’amore), e lo fa con un recupero linguistico del cinema classico a cui fa riferimento, che ha nel look retrò l’elemento più immediato e impeccabile.

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Eppure a ben guardare Leatherheads – In amore niente regole, per quanto godibile e riuscito,  lascia intendere una freddezza formale (già riscontrabile per certi versi nelle due opere precedenti) che da un attore dietro la macchina da presa non ci aspetteremmo.  A stupire anche stavolta nel cinema di Clooney è, infatti, la sua pretenziosità d’autore, il postmodernismo archeologico di matrice soderberghiana che agisce principalmente su una sfera mentale più che emotiva. E questo Leatherheads per quanto divertente e “liscio” nasconde una cerebralità intellettuale (screwball, commedia anni ’40, gigionerie facciali) senza dubbio accattivante e raffinata, ma che davvero sembra avere poco o nulla della purezza di quel cinema americano fatto da attori-registi che spesso ci scopriamo rimpiangere. Più un cinema di teoria (e allora a questo punto perché non tenersi Soderbergh?), che di necessità affettiva.

Regia: George Clooney
Interpreti: George Clooney, Renè Zellweger, John Krasinski, Jonathan Pryce
Durata: 112'
Distribuzione: UIP
Origine: USA, 2007

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