"Indiana Jones e il regno del Teschio di Cristallo", di Steven Spielberg
Grande ritorno dell’accoppiata Spielberg-Lucas con il quarto episodio della serie ambientata nel
Cappellaccio in testa e giacca da avventuriero. A 19 anni da Indiana Jones e l’ultima crociata ritornano le avventure del celebre archeologo che non deludono assolutamente le attese. Anzi, al contrario, anche questo quarto episodio dimostra, malgrado gli anni, come sia ancora smagliante la forma del duo Spielberg-Lucas. Si è infatti perfettamente ancorati al clima e al ritmo del cinema di avventura di inizio anni Ottanta che aveva caratterizzato i folgoranti I predatori dell’arca perduta e Indiana Jones e il tempio maledetto. Sono presenti però delle mutazioni del set e delle derive fantastiche che hanno la fascinazione del primo Guerre stellari ma anche quelle inquietanti ombre di morte dell’ultimo straordinario Star Wars – Episodio III: la vendetta dei Sith.
Rispetto a Indiana Jones e l’ultima crociata l’azione si sposta stavolta dal 1938 al
La partenza è subito esplosiva. La gara di corsa di apertura, che ritarda volontariamente il celebre motivo della trilogia, richiama in pieno le atmosfere del cinema statunitense degli anni Cinquanta; riemergono infatti potentemente le ombre di Nicholas Ray di Gioventù bruciata – la sequenza ha infatti quel dinamismo e quel senso del pericolo della celebre “corsa del coniglio”. Gli stessi modelli ritornano quando compare per la prima volta Matt (impersonato dal sempre più bravo Shia Labeouf) vestito con lo stesso look (giubbotto di pelle nera e motocicletta) che aveva Marlon Brando in Il selvaggio di Benedek. Poi esplode tutta la dimensione avventurosa del miglior Spielberg, evidente nel duello tra Matt e Irina sulle jeep in corsa, nella scena dell’auto nella cascata o il momento in cui Indiana sta per essere inghiottito nelle sabbie mobili e, per salvarsi, si deve aggrappare ad un serpente per il quale ha sempre avuto una fobia. L’azione è allo stato puro, segno di un cinema d’azione veramente e straordinariamente indietro/avanti nel tempo dove non c’è un attimo di respiro. Al tempo stesso però la purezza del gioco di Spielberg porta in sé quelle tracce di inquietudine di La guerra dei mondi e Munich. Ciò è visibile solo per frammenti: l’immagine del fungo atomico e la scena, quasi all’inizio del film, dove c’è una casa e l’ambiente circostante popolato da manichini. Immagini già di un set in fuga, verso un cinema che ritorna al passato con un’intensità travolgente dove Harrison Ford appare ancora in grandissima forma.
Titolo originale:
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Harrison Ford, Shia LaBeouf, Cate Blanchett, Karen Allen, John Hurt, Ray Winstone
Distribuzione: UIP
Durata:
Origine: Usa, 2008