"Perfect Creature", di Glenn Standring

perfect creatureFinto horror d’autore dalle atmosfere di cartapesta, che riecheggiano gli echi apocalittici-malati del Gilliam di L’esercito delle 12 scimmie e quelli dei film dickensiani di David Lean. Tutta la parte sul rapporto tra gli umani e i fratelli resta lì, bloccata in una scrittura che non prende mai forma visiva autonoma. E i due interpreti principali, Saffron Burrows e Dougray Scott, sono bloccati nella loro monolitica (in)espressività

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perfect creatureC’è un mondo rappresentato come se fosse malato dentro Perfect Creature. Standring, anche autore della sceneggiatura, si muove tra le zone di un horror dal respiro artefatto e gli echi dei film dickensiani di David Lean. In questo universo convivono umani e vampiri che da circa 300 anni hanno trovato il modo di coesistere e integrarsi. Questi ultimi hanno anche preso il totale controllo  del potere religioso mettendosi a capo della Chiesa Cattolica facendosi chiamare “Fratelli”. L’equilibrio si rompe nel momento in cui quando un’epidemia mette in pericolo la razza umana e un vampiro, Edgar, frantuma questa convivenza pacifica. I Fratelli, per risolvere la situazione, si affidano così a Silus che assieme alla poliziotta umana Lilly cercheranno di riportare la situazione alla calma.

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Perfect Creature vola alto verso le zone di un’autorialità che appare più esibita che funzionale al racconto. Dopo il mediocre L’inconfutabile verità sui demoni Standring vorrebbe forse ricreare quelle atmosfere di terrore dove lo spavento prevale sul sangue che caratterizzavano La vera storia di Jack lo squartatore. Ma la raffinatezza formale del cineasta prende il sopravvento disperdendo quei segni di malattia (l’epidemia) che serpeggiavano all’interno della pellicola e potevano avvicinarsi, sotto uno sguardo meno appariscene e più istintivo, a quel senso di apocalisse imminente del Gilliam di L’esercito delle dodici scimmie. Dougray Scott e Saffron Burrows mantengono intatta la loro espressione per gran parte del film che alla fine si risolve in una specie di piatto esperimento scientifico sul genere, dove i soli contraccolpi sono generati dai movimenti di Edgar che si arrampica nei palazzi. Tutta la parte sul rapporto tra gli umani e i fratelli resta lì, bloccata in una scrittura che non prende mai forma visiva autonoma. Standring ha un continuobisogno di spiegare questo suo complesso disegno testuale. Che non attira e resta bloccato lì, dentro inquadrature dove i personaggi e la storia appaiono già intrappolati sin dall’inizio

 

Titolo originale: id.

Regia: Glenn Standring

Interpreti: Dougray Scott, Saffron Burrows, Stuart Wilson, Leo Gregory, Craig Hall

Distribuzione: Twentieth Century Fox

Durata: 88’

Origine: Nuova Zelanda, 2006

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