VENEZIA 65 – "Mi attirava molto la componente tragica della storia" – Incontro con Ferzan Ozpetek

ozpetek e procacciPresentato oggi Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, primo film italiano presentato in competizione. Il regista parla della sua genesi partendo da quando Procacci gli ha proposto la sceneggiatura, dell’attrazione che ha avuto il romanzo della Mazzucco e della scelta del cast che non è stato così immediata…

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ozpetek e procacciUn giorno perfetto sembra attraversato da due classi sociali che s’incrociano: quella della famiglia dell’onorevole e quella della sua guardia del corpo e ciò appare evidente nei momenti della festa della figlia dell’uomo politico

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Si, certamente la differenza c’è ma più che altro mi interessava rappresentare gli ambienti dove vivono queste classi sociali. Quando mi è stato proposto il film, ho letto prima la sceneggiatura e poi il romanzo di Melania Mazzucco da cui il film è tratto. Mi interessava particolarmente raccontare e filmare luoghi come il gazometro e imercati generali anche perché tra un po’ quest’ultimo ambiente non sarà più così. Nei sopralluoghi quindi avevo pensato soprattutto a questi luoghi per definire meglio dove vivevano i differenti ceti.

 

Nel film resta impressa una scena di violenza, quella di Antonio ed Emma nel canneto. Come è stata gestita?

 

Il romanzo da cui il film è tratto è molto più violento su certi punti e io penso di averlo ammorbidito. La violenza presente nel film fa parte proprio dei caratteri dei personaggi. Prima di girare la scena del canneto, siamo andati sul luogo. Vedendo questo posto mi sono ricordato di scene di violenza caratterizzate da anche dagli ambienti in cui si svolgono come, per esempio, Rocco e i suoi fratelli di Visconti. Originariamente la scena doveva essere girata nell’auto. Ma io personalmente odio le scene che si girano in macchina. Comunque durante le riprese, non ci si rendeva conto di quanto poteva essere violenta la scena che si stava girando.

 

Di solito il suo è un cinema più intimo, più attento ai piccoli gesti quotidiani, anche più sentimentale. Qui invece la dimensione tragica appare più dichiaratamente scoperta

Mi attirava molto questa dimensione tragica. Quanto Procacci mi aveva proposto la sceneggiatura, pensavo: “Tanto non mi piacerà”. Poi invece mi ha colpito e ho deciso di fare il film. Il libro lo avevo comprato due volte. E rileggendo il romando devo dire che mi ha catturato. Non mi sono più chiesto: “Cosa sto facendo?”. Mi sono messo direttamente a fare. Nella riscrittura della sceneggiatura, avevo inizialmente pensato ad attori diversi e, per esempio, a Valerio Mastandrea per la parte di Antonio ci sono arrivato dopo.

 

Un giorno perfetto è anche un film al femminile e ciò si può vedere nell’incontro tra Emma e la professoressa di sua figlia

Nel film ci sono due o tre momenti che mi piacciono particolarmente. Uno è proprio quello della scena di via Giulia dove si incontrano i personaggi interpretati da Isabella Ferrari e Monica Guerritore. Inizialmente per la figura di Monica erano previste molte più battute. Poi sono state tolte e ho preferito utilizzare il suo sguardo.

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