"Un giorno perfetto", di Ferzan Ozpetek

 

un giorno perfettoTratto dal romanzo di Melania Mazzucco e sceneggiato dal regista assieme a Sandro Petraglia, il film deambula tra le strade e le luci di Roma alla ricerca di un universo umano che non sembra appartenere al mondo di Ozpetek. Il vissuto quindi non emerge malgrado il cineasta cerchi di evidenziarlo col suo stile riconoscibile fatto di giochi di sguardi e silenzi prolungati. Presentato in concorso al 65° Festival di Venezia

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Un piano sequenza iniziale per filmare il vuoto creato dalla tragedia. C'è una dimensione tombale, anomala, lontana da quel calore si respirava sia nei film riusciti sia in quelli sbagliati di Ferzan Ozpetek. Chiaramente il regista prova ad appropriarsi di un mondo umano che fino ad ora non ha attraversato il suo cinema. E lo fa rendendolo comunque riconoscibile col suo cinema, con i piani avvolgenti, con i tempi sospesi, con l'uso delle musiche che marchiano a volte in maniera troppo diretta le emozioni dei protagonisti.

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Al centro di Un giorno perfetto ci sono Emma (Isabella Ferrari) e Antonio (Valerio Mastandrea), sposati con due figli e separati da circa un anno. Lei è tornata ad abitare con la madre con i bambini, lui è rimasto nella loro vecchia abitazione. Una notte qualunque poi, una volante della polizia viene chiamata per fare irruzione in un appartamento dove si sono sentiti degli spari. Da quel momento il film, in un susseguirsi frenetico di avvenimenti, ricostruisce ciò che è accaduto nelle precedenti 24 ore: Emma perde il lavoro in un call-center, la figlia dell'onorevole per cui lavora Antonio come guardia di scorta festeggia il compleanno, la moglie del politico Maja scopre di essere incinta, Kevin (figlio di Antonio ed Emma) viene invitato alla festa di Camilla.

Tratto dal romanzo di Melania Mazzucco e sceneggiato dal regista assieme a Sandro Petraglia, Un giorno perfetto mantiene l'unità di tempo preservando quella coralità che fino ad ora ha caratterizzato il cinema di Ozpetek. Lo sguardo del cineasta è come se deambulasse tra le strade e le luci di Roma, tratteggiando gli ambienti che caratterizzano i personaggi. La sua macchina da presa viaggia anche seguendo i loro nomadismi come se volesse catturarne l'anima. Solo in un momento c'è una rottura violenta che è presente nella scena del canneto dove Antonio porta con la forza la moglie. Si tratta di un frammento inconsueto, anche forte del cinema del regista. Ed è forse uno dei pochi istanti dove il film si allontana da quel suo stile troppo riconoscibile e che crea un provvisorio disorientamento. Poi però il vissuto non emerge e Ozpetek fatica a filmare quella sensazione di assenza che era emersa con forza nel suo film migliore, La finestra di fronte. La sua macchina da presa resta come incollata su quei giochi di sguardi insistiti (come quelli che hanno caratterizzato la camminata tra Emma e la professoressa della figlia o quelli di Antonio fuori dall'appartamento della madre della moglie), sui silenzi prolungati, conducendo i personaggi con dolcezza verso il baratro. Forse la mano di Ozpetek, in una storia come questa, è troppo leggera. E, malgrado la bravura di Mastandrea, ci voleva una mano un po' più forte che il regista però non ha saputo oppure voluto utilizzare.

 

Regia: Ferzan Ozpetek

Interpreti: Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Stefania Sandrelli, Monica Guerritore, Nicole Grimaudo, Valerio Binasco, Angela Finocchiaro, Federico Costantini

Durata: 01 Distribution

Durata: 105’

Origine: Italia, 2008

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