SPECIALE Gomorra/Il Divo – Un Garrone troppo umano per essere falso
Il Garrone che regala a Don Ciro la propria maestria tecnica e, come una specie di Dio sapiente, li anima di un respiro umano, è troppo umano per non condividere intimamente il crescendo di ansia, timore e terrore del camorrista. Ci piace crederlo. Ci piace sperarlo. Ci piace pensare ad un Garrone schizzato di sangue e con le gambe tremanti. Quello è il nostro regista, quello è il nostro autore
Ecco, in questo senso possiamo dire a chiunque “vai a vedere Gomorra”. Ma non per la portata (dirompente) del suo “messaggio politico” – messaggio che, ne siamo convinti, Garrone non voleva neanche lontanamente rappresentare e che invece è come una sorta di sommesso ma costante “ululato horror” che accompagna le storie per tutta la durata del film. No, noi che possiamo gioire anche davanti ad un film che racconta cose terribili, dobbiamo invitare “gli altri” a cercare la stessa gioia perché Gomorra, come tutti i grandi film, parla di ognuno di noi, delle nostre forze e delle nostre debolezze; andate a vedere Gomorra e tutti i film fatti da chi fa cinema con passione, perché sullo schermo ci siete voi.
Dunque, Garrone squarta animali in campo lungo e illumina la scena con fare espressionista? Si chiude nel laboratorio, abbassa le luci e gratta via dai muri ogni particella di umanità? Può darsi. Ma chi di noi non ha mai guardato con nascosto compiacimento la propria ombra proiettata da un lampione solitario? Chi non ha mai trascorso almeno un giorno della propria vita a macerarsi l’anima in un inconcludente soliloquio nel chiuso delle quattro mura, alla luce di un solo abat-jour? Chi, come Don Ciro in Gomorra, non ha mai tentato un detour della propria vita, salvo accorgersi poi che la strada intrapresa era a senso unico, e che ad andare contromano si rischia la pelle?
Eccolo, allora, il Garrone che – all’interno di un film potente, caldo, vissuto come Gomorra – ha posato la cinepresa per abbracciare l’uomo; Garrone é Don Ciro, Garrone è posseduto da Don Ciro, personaggio in cui riversa la propria visione dell’umanità con una delicatezza annichilente (grazie, Imparato!). Il Garrone che regala a Don Ciro la propria maestria tecnica e, come una specie di dio sapiente, li anima di un respiro umano, è troppo umano per non condividere intimamente il crescendo di ansia, timore e terrore del camorrista. Ci piace crederlo. Ci piace sperarlo. Ci piace pensare ad un Garrone schizzato di sangue e con le gambe tremanti. Quello è il nostro regista, quello è il nostro autore.