VENEZIA 65 – "Io parteggio per l'universo femminile, che contiene contraddizione, un pizzico di follia positiva e di umorismo" – Incontro con Pappi Corsicato

Stella e Venitucci in conferenza di Pappi Corsicato, a sette anni da Chimera, presenta accompagnato dal cast (Alessandro Gassman, Caterina Murino, Martina Stella, Michele Venitucci, Isabella Ferrari, Valeria Fabrizi – nel film compare anche Iaia Forte, assente in conferenza stampa) il suo ultimo Il seme della discordia, girato nel territorio del Vesuviano, commedia con punte surreali liberamente ispirata al racconto di Heinrich Von Kleist da cui Eric Rohmer trasse il suo La marchesa von nel 1976. GALLERIA FOTOGRAFICA. VIDEO

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Stella e Venitucci in conferenza di Pappi Corsicato (Chimera, Libera, I buchi neri, I vesuviani e diversi video sull’arte contemporanea per autori come Mimmo Paladino e Sol LeWitt) presenta sorridente a Venezia il suo Il seme della discordia, insieme al cast quasi al completo raccontando il suo intento di affrontare temi importanti con leggerezza, far attraversare ai suoi personaggi delle piccole tragedie senza rinunciare alle gag, con quella dose di ironia e surrealtà che fa parte geneticamente del suo cinema.

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Come hanno lavorato gli attori e in particolare le bellissime protagoniste in un film che presta attenzione alla sensualità femminile e richiama un po’ la bellezza delle dive cinematografiche di un tempo?

 

 

C. Murino: Ci siamo impegnati in uno studio particolarmente dettagliato dei costumi, del make up, dei colori, dagli abiti agli oggetti di scena: ogni piccolo particolare fa parte di un’estetica studiata, anche in collaborazione con il direttore della fotografia, per suggerire l’idea di un mondo esteticamente impeccabile, ma che non corrisponde all’interiorità dei personaggi.

 

M. Stella: Posso dire lo stesso per il mio personaggio, che deve risultare surreale e a volte anche grottesco. Sono contenta di aver interpretato per una volta non una donna sexy ma una ragazza un po’svampita, un personaggio divertente.

 

I. Ferrari: Lavorare con Pappi Corsicato è entrare nel suo mondo surreale, una vera e propria visione dellaPappi Corsicato vita, come la pop art… la superficie in questo mondo non è meno importante di ciò che si trova nel profondo. Spesso durante le riprese mi sono sentita non all’altezza del ruolo che Pappi aveva pensato per me, così mi addormentavo con l’audio di Libera in cuffia, per cercare di prendere il “ritmo” del suo cinema, di aderire al suo mondo.

 

Pappi Corsicato: Lavorare con questi attori è stato semplice, per il loro talento. Volevo disegnare un mondo di belli, ma in realtà fragili e soli. Nel film sono presenti degli eccessi voluti: ho girato alle falde del Vesuvio per creare un paesaggio in qualche modo esotico, ma marcio. I personaggi attraversano delle piccole tragedie, ma con leggerezza.

 

M. Venitucci: Nel mio caso probabilmente il personaggio era meno surreale degli altri e richiedeva un’interpretazione diversa. Ero qualcuno che si limitava a confrontarsi con la passione, con le sue paure. Corsicato mi ha sempre invitato a recitare con lo sguardo. Pappi inoltre lavora spesso con la musica sul set, creando durante la lavorazione un’atmosfera onirica. Non ho ancora rivisto il film come tutti gli altri attori quindi staremo a vedere…

In questo film c’è il tentativo di conciliare i suoi temi tipici con una forma quasi da fumetto. Si tratta di un tentativo di liberarsi di un carattere “autoriale”?

 

Pappi Corsicato: In realtà io sono un autodidatta, da parte mia non ho mai manifestato velleità autoriali, tutto ciò che si vede nei miei film fa parte del mio bagaglio di vita personale. Dopo Chimera (tentativo di sperimentazione purtroppo accolto con una legnata) volevo tornare a una storia più semplice, e gli unici strumenti che conosco sono gli stessi che porto nel mio cinema.

 

L’impotenza dei personaggi maschili ha un particolare significato simbolico? Sembra che nel film ci sia un certo pessimismo rispetto alla capacità degli uomini di comunicare con le diverse facce dell’universo femminile.

 

Martina Stella in conferenza stampa di Certamente io parteggio per l’universo femminile, che contiene contraddizione e un pizzico di follia positiva e di umorismo. Rispetto all’impotenza dei personaggi maschili va detto che io affronto senza giudicare la loro fragilità e soprattutto che si tratta di ritrarre una fragilitá, un’impotenza più generalizzata: i personaggi tentano di sopraffarsi tra di loro, sono incapaci di gestire i rapporti sentimentali.

 

Qual’è il suo rapporto con  il cinema di Pedro Almodóvar? Si è ispirato ai film di grandi dive del passato per questo film?

 

Di fatto tanti registi, non solo Almodóvar ma anche Tarantino o Lynch attingono a un cinema del passato a cui faccio anche io riferimento. Io rielaboro in maniera personale dunque dei riferimenti comuni, piű che sentire una vera e propria affinità tra registi. Tarantino ad esempio attinge a delle vere e proprie zozzerie degli anni settanta, certo rielaborandole in modo sublime, ma comunque in chiave spiritosa come io ho voluto fare nella scena della doccia della Murino.

 

Il film affronta temi drammatici specie per una donna: aggressione, aborto. Come sono stati resi in chiave tanto leggera ?

 

(Risponde C. Murino) In effetti tocchiamo in chiave ironica temi importanti: chiesa, malasanità… nel mio caso interpreto una donna che ha subito un’aggressione, un aborto, ma il mio ruolo assume un valore particolare per il modo in cui questi temi vengono trattati, un modo del tutto peculiare, tipico del cinema di Corsicato.

Il seme della discordia – il trailer

 

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