VENEZIA 65 – "Do visìvel ao invisivel" "Romance de Vila do Conde" "O vìtral e a santa morta", di Manoel de Oliveira (Fuori Concorso)

Tre cortometraggi nel Fuori Concorso della 65esima edizione della Mostra del Cinema, segnano la presenza del Maestro portoghese. Solo uno di questi è di recente realizzazione. Gli altri due facevano parte di un più ambiziose progetto. Tre lavori che pur nella brevità del passo confermano la poetica dell’autore e il suo umorismo nero gettato sul mondo contemporaneo.

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manoel de oliveiraNon poteva mancare il quasi centenario Maestro portoghese a questa 65esima Mostra del Cinema e la sua presenza è segnata da questi tre cortometraggi il primo di recente produzione e gli altri due inediti e risalenti al biennio ‘58/’59.

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In Do visìvel ao invisivel con la solita sapiente ironia De Oliveira interviene a suo modo sulla società dei consumi e sulla incapacità della gente di controllarne gli effetti. Due amici si incontrano per strada e si comprende che non si vedono da molto tempo, avrebbero molte cose da dirsi, ma le continue telefonate ai rispettivi telefoni cellulari interrompono i loro discorsi. Non trovano altra soluzione che quella di parlarsi per telefono.

Gli altri due documentari facevano parte di un progetto più ambizioso. Il regista portoghese avrebbe voluto realizzare un lungometraggio dal titolo Palco dum povo. Le riprese del film iniziarono nella casa di Jose Regio che custodiva i dipinti del fratello Julio, ma non continuarono poiché avrebbero dovuto essere girate in 16mm e per De Oliveira solo il 35mm aveva un vero senso artistico. Il film prevedeva scene di feste Romerie (festeggiamenti tipici del folclore di Tenerife) in contrappunto con quelle dei poeti e delle loro poesie, dei pittori e dei loro quadri, dei musicisti e delle loro musiche contemporanee” così come ha dichiarato lo stesso autore. Il materiale completo di questo film, che non vide mai la luce e nel quale le immagini fanno da sfondo alla lettura e alla musica, hanno permesso di comporre i due cortometraggi Romance de Vila do Conde e O vitral e a santa morta.

L’occasione di recupero di questo lavoro realizzato cinquant’anni fa dal regista è stata un’occasione unica per ulteriormente disegnare il profilo di uno dei più sorprendenti autori della storia del cinema che ci ha insegnato il significato dell’immagine come diretta rappresentazione del pensiero costruendo il suo cinema su questo solido dogma artistico che si rivela esaltato e praticato anche in questi due frammenti dalla complessiva durata di quindici minuti.

Anche a proposito del terzo cortometraggio va riportata la dichiarazione di De Oliveira: Una piccola commedia satirica sull’artificializzazione della società e dei consumi esasperati, oggi tanto in voga con i veloci avanzamenti tecnologici (straordinari di per sé), ma che ci derubano della nostra cara intimità e della nostra non meno cara tranquillità, inquinando quotidianamente la terra, il mare e l’aria, con il sereno consenso delle leggi internazionali e in nome di quello che si chiama progresso Il terzo, di recente realizzazione, conferma l’ironia salvifica che lo anima e il suo diamantino sguardo che riesce a rendere, pur nella brevità del passo, la viva sapienza e l’acido umorismo con cui osserva l’evoluzione consumistica del nostro mondo.

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