"Racconto di Natale", di Arnaud Desplechin

racconto di nataleNon è melodramma sentimentale, è un racconto corale in cui ancora una volta la commedia si fa dramma e il tormento dei sentimenti fa da cornice a personaggi sempre più in balia delle proprie insicurezze, delle proprie debolezze. Meraviglioso, a tratti, ritratto sconnesso e deforme, come un quadro di Picasso, come un’illusoria finestra aperta su un mondo di cadute tridimensionali, collocate nello spazio degli affetti, del sangue infetto che non lega più

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racconto di nataleStoria di una famiglia francese, raccontata con salti cronologici e flashback. Nella speranza di salvare il figlio minore, bisognoso di un trapianto di midollo, Abel (Jean-Paul Roussillon – I re e la regina, Unplugged, L’idolo, Parole, parole, parole) e Junon (Catherine Deneuve) concepiscono un altro bambino. Purtroppo, neanche lui è compatibile ed il piccolo muore a soli 7 anni. Nonostante la lenta ripresa, grazie anche alla nascita di un altro figlio, i rapporti tra i membri della famiglia si fanno sempre più complicati e, passati gli anni, questi si ritrovano a festeggiare un Natale sui generis, durante il quale provano a fare i conti con il passato e risanare equilibri che sembravano rotti per sempre.
 
In concorso a Cannes 2008, Racconto di Natale è una saga familiare, un racconto corale, in cui ancora una volta la commedia si fa dramma e il tormento dei sentimenti fa da cornice a personaggi sempre più in balia delle proprie insicurezze, delle proprie debolezze. Desplechin si avvale di collaborazioni già collaudate: oltre alla Deneuve e a Roussillon, nel cast figurano infatti anche Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric, Chiara Mastroianni e Anne Consigny, tutte vecchie conoscenze del regista. Desplechin, autore colto e di estrema raffinatezza, dopo gli apprezzatissimi L'aiméeI re e la regina, trova anche il tempo di rendere omaggio al grande cinema, lasciando scorrere sul televisore scene da I Dieci Comandamenti, Cenerentola a Parigi, Sogno di una notte di mezza estate o Il nuovo mondo di Malick, che si ripresenta su una locandina davanti a un cinema chiuso.
 
Meraviglioso, a tratti, ritratto familiare, ritratto sconnesso e deforme, come un quadro di Picasso, come un’illusoria finestra aperta su un mondo di forme tridimensionali, collocate nello spazio degli affetti, del sangue infetto che non lega più. Famiglia frantumata e ricostruita, pezzo dopo pezzo, senza l’assillo di ritrovare il pezzo combaciante, a tutti i costi. Cinema fluviale e a volte terribilmente complicato, destabilizzante (citazionista, compiaciuto, a volte troppo di testa) che ricorda il grande Philippe Garrell proprio quando sembra aggiungere o rielaborare giorno dopo giorno come un artista “en plein air”. Geniale stratificazione intellettuale. Desplechin monta il film volta per volta proprio perche’ ha bisogno di sentir pulsare il suo cinema sotto i battiti dei prossimi ciak, al di la’ del passato gia’ ripreso e gia’ oltre il presente ancora da comprimere. E’ pure grossolano nelle dinamiche di una famiglia votata alla promiscuità, votata alla razionalità più cinica e alla fedeltà più torbida. Cinema divinamente incentrato sull’alterita’, sul voler e poter ospitare l’altro. L’alterita’ nella quale ci conduce Desplechin e’ quella di cui abbiamo bisogno per arginare la distruzione della nostra identita’. Desplechin non chiede di seguirlo, non ti trascina, aspetta consapevole di annoiare, irretire, divertire. Già in partenza, prima di partire, ancor prima di pensare di partire, mette contro la ripresa e il montaggio, il dialogo e la storia. Il regista ormai non sembra piu’ interessato ad aprire universi infiniti, al contrario, limita il mondo nei confini personali, perché è proprio del linguaggio (anche cinematografico) chiudere in un angolo la tecnica e la creatività.
 

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racconto di nataleNon è propriamente un melodramma sentimentale ed esistenziale. È apparentemente freddo e distaccato, Racconto di Natale, come il canto della libertà che sta nell’uscire dal fare e non fare, dire e non dire, pensare e non pensare, agire e non agire; nell’uscire dal proibito e dal permesso, lecito e illecito, d’accordo e non d’accordo. Desplechin non obbliga a pensare al cinema a ogni istante del girato, lascia che lo sguardo “visiti” senza guida, la mostra delle atrocità sublimi attraversando volti e stanze, fissando il bello e il brutto delle immagini, potendole toccare e sfigurare. Ma la storia non finisce. Il seguito è come se l’avessimo visto prima, la fine della storia ha preceduto (ha superato, oltrepassato) la fine del film, mentre l’inizio del film ha preceduto (ha soltanto anticipato) quello della storia.  

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Titolo originale: Un conte de Noël

Regia: Arnaud Desplechin

Interpreti: Catherine Deneuve, Jean-Paul Roussillon, Mathieu Amalric, Anne Consigny, Melvil Poupaud, Hyppolite Girardot, Emmanuelle Devos

Distribuzione: Bim

Durata: 143’

Origine: Francia, 2008

 

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