"State of Play", di Kevin MacDonald
Thriller di invidiabile fascino ed essenzialità sospeso tra il miglior cinema politico sul giornalismo e le migliori serie tv di oggi. Crowe appare un eroe chandleriano con la malinconia e il disincanto di Bogart ma si sente anche la mano del sorprendente MacDonald e gli echi soprattutto di Pakula ma anche di Pollack e Friedkin. Basato sulla miniserie della BBC creata da Paul Abbott
Nessuna nostalgia, nessun rimpianto. Ma in State of Play si sente il respiro del grande cinema americano degli anni Settanta. Basato sulla miniserie della BBC creata da Paul Abbott, il film di MacDonald è un thriller di invidiabile fascino ed essenzialità. C’è nella pellicola una trasparenza degna del miglior cinema politico sul giornalismo (da L’ultima minaccia di Brooks a Prima pagina di Wilder) composta da dialoghi serratissimi ma anche da un’azione che fluisce con un dinamismo a metà tra il vecchio cinema americano e le più riuscite serie tv di oggi. Cal McCaffrey (Russell Crowe), un reporter scaltro e fuori le regole, si ritrova a indagare su alcuni oscuri eventi nel quale sono coinvolti alcuni dei politici e uomini d’affari più potenti degli Stati Uniti. Stephen Collins (Ben Affleck), giovane rampante politico in ascesa, è il presidente di un comitato che supervisiona la spesa della Difesa. La sua assistente/amante viene però brutalmente assassinata. McCaffrey, che ha un’amicizia di vecchia data con Collins e pressato dal suo redattore capo (una straordinaria Helen Mirren) s’imbatte, assieme alla giovane parther Della (Rachel McAdams) in una serie di verità opportunamente insabbiate che rischiano di mandare in crisi i vertici politici del paese. La sua sarà una lotta contro il tempo.
Kevin MacDonald trasforma l’epica di L’ultimo re di Scozia nell’azione pura di State of Play contaminandola con squarci dell’oggettività documentaria del suo ottimo Il nemico del mio nemico. Se si dovesse fare un folle parallelo, il regista nei panni di se stesso che intervista Klaus Barbie (capo della Gestapo, agente dei servizi segreti americani per la lotta al comunismo nel dopoguerra e sostenitore della dittatura boliviana) in Il nemico del mio nemico è come se si fosse reincarnato in Cal McCaffrey mentre cerca di afferrare la molteplice personalità dell’amico Stephen Collins. In questo senso è anche servito degnamente da Russell Crowe, attore oggi che ha l’istinto unico di non riuscire a sbagliare un film. Un eroe “chandleriano”, grasso, con la barba sfatta e i capelli unti, che ha si porta dietro la malinconia e il disincanto di Humphrey Bogart. E pensare che, originariamente, i due protagonisti dovevano essere Brad Pitt ed Edward Norton rispettivamente nei panni di McCaffrey e Collins che probabilmente avrebbero funzionato comunque benissimo.
Titolo originale: id.
Regia: Kevin MacDonald
Interpreti: Russell Crowe, Ben Affleck, Rachel McAdams, Helen Mirren, Robin Wright Penn, Jason Bateman, Jeff Daniels
Distribuzione: Universal
Durata: 125’
Origine: Usa, 2009