Angeli e demoni, di Ron Howard

tom hanks in angeli e demoni di ron howard

Howard plana su Città del Vaticano nei giorni del funerale di un Papa appena morto, e del conseguente conclave: pare voler proseguire quella sua acutissima riflessione sull'evento ripreso e messo in scena, che da Apollo 13 via EdTv sino al capolavoro d'avanguardia Frost/Nixon segna la sua cifra più personale, ma si perde in una sfiancante e decisamente noiosa sequela di last minute rescues con botto conclusivo ancora meno interessante de Il codice Da Vinci

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La ‘morte in diretta’ nel 2005 di Papa Giovanni Paolo II è stata davvero l’evento centralissimo di un decennio in chiusura, primo di un secolo a cui è toccato iniziare proprio con quel definitivo sabotaggio dell’immagine che fu l’11/9/2001: nel suo consumarsi senza sosta da entrambi i lati ribadì con forza l’implosione della verità frammentata in una bolla sottovuoto (il set definitivo di Piazza San Pietro).

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Si cominciano dunque finalmente a  a intravedere i segni della metabolizzazione della morte di Wojtyla da parte dell’organismo digerente più politico e urgente della contemporaneità, ovvero il cinema di genere hollywoodiano. Il primato, stando almeno a quanto abbiamo visto, spetta alla commedia, e più precisamente alla micidiale gag dal balcone di Sua Santità di Steve Martin/Clouseau appeso a un drappo in pericolo di vita vestito da Papa e scambiato dalla folla in Piazza per il Pontefice, ne La Pantera Rosa 2 di Harald Zwart.
Ron Howard, reduce dalle vette toccate con un capolavoro d’avanguardia come Frost/Nixon, plana su Città del Vaticano nei giorni del funerale di un Papa appena morto, e del conseguente conclave: pare voler proseguire quella sua acutissima riflessione sull’evento ripreso e messo in scena, che da Apollo 13 via EdTv sino al film con Sheen/Langella (senza dimenticare la serie tv Arrested Development, e il suo coinvolgimento come creatore non accreditato in 24…) segna la sua cifra più personale – si perde tra i giornalisti che parlano mille lingue in diretta, le dimensioni più diverse dei mille schermi che affollano la Piazza, i volti e le espressioni dei fedeli trepidanti. Ma purtroppo la reale direttiva stilistica del film la dà al contrario una brevissima soggettiva del Professor Langdon (Tom Hanks, stavolta decisamente più convinto in confronto alla prima avventura del personaggio) che, alla ricerca di un indizio tra le mattonelle della Piazza, lo scopre appena scosta via dallo sguardo l’orologio da polso di Mickey Mouse su cui stava controllando l’ora – e sotto ai suoi piedi c’è proprio il bassorilievo che cercava. Dagli enigmi religiosi a Topolino, insomma; l’incolmabile divario tra due culture (trascorse?) dell’Immagine mai così tanto distanti, seppure nella stessa inquadratura-apocalisse-spettacolo.
Ne Il codice Da Vinci Howard era riuscito a mettere a segno un paio di trovate gustose, quella visionarietà kitsch in cui per una volta era il Passato ad essere vir
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tom hanks e pierfrancesco favino in angeli e demoni di ron howard
tuale, e la funzionale riduzione ai minimi termini del sensazionalismo da tabloid del romanzo di Dan Brown nella direzione di un’avventura schematica basata su di una progressione causa-effetto quasi da videogame.
Questa volta, aggiunto al team degli sceneggiatori un professionista sempre più spesso affetto da un gelido determinismo come David Koepp, e prosciugato definitivamente il misticismo complottistico di Brown (gli avversari, ovvero la Setta degli Illuminati che a leggere in giro per la rete è gente da fare seriamente paura, si rivelano in realtà una trovata di fantasia partorita dalla mente del cattivo a sorpresa), della
vacanza romana di Howard e Hanks resta soltanto una sfiancante e decisamente noiosa sequela di last minute rescues con botto conclusivo. Dove ancora una volta rivive il decesso dell’immagine catodica di Wojtyla, con la folla come ipnotizzata in Piazza San Pietro ma pronta ad accogliere questo cadavere/revenant con paracadute che scende dal cielo illuminato dall’esplosione.
Peccato, perché in questo caso Ron Howard, con una ingenuità assolutamente meravigliosa, pareva davvero voler tentare qualcosa di più: e lo testimoniano alcuni notturni romani quasi da Cartaio argentiano (con Hans Zimmer che in alcuni momenti evoca la partitura di Suspiria), e le sequenze gemelle a seguire il viaggio tra i tubi, prima delle particelle di antimateria nell’acceleratore, e poi della fumata bianca attraverso il camino della Cappella Sistina, che in maniera totalmente visiva riassumono meglio di tutte le battute del film l’ambiguo confronto tra Scienza e Religione. 

Titolo originale: Angels and Demons
Regia: Ron Howard
Interpreti: Tom Hanks, Ewan McGregor, Stellan Skarsgard, Pierfrancesco Favino, Armin Mueller-Stahl
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: 140′
Origine: USA, 2008

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    2 commenti

    • Signor Sozzo non si offenda ma su un concetto c'è poca logica… Angeli & Demoni è stato scritto nel 1998 mentre Papa Wojtyla è morto nel 2005… E' ovvio che non ci si è rifatti alla sua morte, anzi il Papa descritto da Brown ricorda molto di più Giovenni Paolo 1° che invece morì nel 1978.

    • Resta il fatto che la messinscena di Ron Howard della dipartita catodica del Pontefice rimanda chiaramente alle dirette televisive dell'aprile 2005 – al di là di quale sia o meno il riferimento papale del romanzo 'di partenza', del quale ovviamente non si discute nell'articolo…