GLBT FESTIVAL 26: Uguaglianza e libertà

 Si è svolta a Torino, dal 28 aprile al 4 maggio, l'edizione numero 26 del GLBT Festival, evento fondamentale per tutto ciò che concerne il cinema a tematica omosessuale. Visioni stratificate, lucide e affascinanti. Storie di crescita e maturazione, sofferenza e speranza; dal Brasile al Nepal, dalla Germania alla Thailandia, fino a Pasolini.

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Si è svolta dal 28 aprile al 4 maggio l'edizione numero 26 del GLBT Festival di Torino. Parliamo di un evento ormai radicato nel calendario cinefilo nazionale, una manifestazione che da tanti anni si pone come assoluto punto di riferimento per tutto ciò che concerne il cinema a tematica omosessuale.

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L'edizione 2011 ha avuto una genesi un po' difficoltosa, tra i tagli alla cultura decisi dal Governo e il mancato patrocinio della Regione Piemonte, peraltro sconfessato dal pieno appoggio concesso dal Ministero delle Pari Opportunità. In ogni caso, pur con tanti ostacoli a complicare le cose, anche quest'anno il programma è stato ricco e affascinante, con percorsi tematici stratificati e illuminanti. 120 film in cartellone, provenienti da tutto il mondo; concorsi internazionali per lungometraggi, corti e documentari; focus dedicati ad argomenti di notevole interesse, tra i quali la sezione dedicata all'omofobia, un'altra incentrata sull'Iran, e una miniretrospettiva dedicata al cinema di argomento lesbico; un brillante drappello di opere italiane, firmate da autori come Bertolucci e Pasolini, da riproporre in occasione dei 150 anni dell'Unità; proiezioni estreme e radicali nella sezione Midnight Madness; omaggi a personalità significative del mondo gay. Un mosaico variopinto, e indirizzato, come sempre, a sensibilizzare il pubblico verso il definitivo annullamento di ogni pregiudizio legato al mondo dell'omosessualità.

 

La giuria internazionale ha premiato come miglior film, "per maestria, sensibilità e leggerezza, ma anche per la profondità con cui viene trattato il tema dell’identità sessuale nel tempo dell’infanzia", Tomboy, della francese Céline Sciamma, storia di una bambina alle prese con un atipico percorso di crescita. Il film per fortuna uscirà prossimamente nelle sale, distribuito da Teodora. 

Chi scrive, tra le opere in concorso visionate, ha apprezzato più di tutte Rosa Morena, del brasiliano (trapiantato in Danimarca) Carlos Augusto Oliveira. La storia è quella di Thomas, ricco uomo d'affari danese, gay, che va in Brasile con l'intenzione di adottare un bambino. Una volta giunto sul posto, si scontra con una realtà povera, sofferente, diametralmente opposta rispetto alla sua. Dopo essere stato picchiato a sangue da alcuni personaggi autoctoni, incontra una donna incinta, disposta a vendergli il nascituro dopo il parto. Thomas accetta, e inizia a sviluppare un forte legame con questa donna. Ancora una volta, però, i contrasti caratteriali e sociali renderanno assai ostico il compimento dell'accordo.

L'opera di Oliveira riesce a essere appassionante, dura, permeata da un rigore formale che a tratti sfiora il documentarismo, ma al contempo anche emozionante e struggente, nonché efficace nel mettere in scena una moltitudine di ambiguità morali, sulle quali ognuno di noi può riflettere. Si può avere il diritto di "comprare" un bambino per strapparlo all'indigenza e regalargli una (presunta) vita migliore? Un uomo gay è in grado di crescere un figlio da solo? Un omosessuale e una donna etero possono provare a costituire una famiglia, e perfino amarsi, sconfiggendo i pregiudizi?

 

La maturazione, la formazione individuale, l'affermazione delle proprie inclinazioni: temi ricorrenti in molti degli altri film in concorso, tra i quali ci piace segnalare Romeos e Harvest, entrambi tedeschi; due delicate storie d'amore adolescenziale, che si espandono con gradualità superando imbarazzi, tremori e paure ataviche, a conferma di una nazione, la Germania, la cui cinematografia sta davvero risorgendo, a tutti i livelli. Significativo anche l'americano A Marine Story, di Ned Farr, dove la soldatessa Alex torna a casa dopo essere stata messa sotto accusa dall'esercito per le sue tendenze omosessuali. In lei convivono due anime: la fisicità virile e il senso di appartenenza alla patria e al corpo dei Marines, e dall'altra parte la fragilità di una donna costretta a soffocare le sue reali inclinazioni. Quando le viene dato l'incarico di addestrare una ragazza scapestrata, per il futuro arruolamento di quest'ultima, Alex ritrova forza vitale, e sente sbocciare un sentimento ricco di sfaccettature, e sempre più difficile da nascondere.

Outing, confessioni, rapporti da coltivare con passione e amore, e una corsa a perdifiato verso la fine di ogni ingiusta prevaricazione, come ha ben raccontato Stonewall Uprising, documentario incentrato sulla rivolta della comunità gay statunitense contro la polizia, evento che nel 1968 segnò una tappa fondamentale nell'inizio della lotta per i diritti civili degli omosessuali. Per l'occasione, è stato presente in sala Stuart Milk, nipote di Harvey (personaggio grazie al quale Sean Penn ha vinto l'Oscar per l'omonimo film di Gus Van Sant). Un momento toccante, ben sottolineato dall'evidente emozione del direttore del festival Giovanni Minerba.

 

Storie recenti, storie attuali, storie proiettate verso il futuro, ma anche un ritorno al passato, nella sezione Vintage Italia. Revisioni indispensabili, con particolare applauso a Salò o le 120 giornate di Sodoma, di Pier Paolo Pasolini. Un film unico e impareggiabile, che dopo 36 anni non ha perso un grammo della sua forza devastante. Il testamento spirituale di Pasolini, un memorabile pamphlet sulla mercificazione del sesso e dell'essere umano, ridotto a mero strumento di piacere e sopraffazione. Declamatorio, raffinato, elegiaco, disgustante; un film intollerabile, definitivo, straordinario.

Da una sala all'altra del Cinema Massimo, nonostante l'eliminazione degli spettacoli mattutini (con l'auspicio che nel 2012 siano ripristinati), le proiezioni si sono susseguite con il consueto successo di pubblico, e gli spettatori sono stati catapultati di volta in volta in realtà lontane (i transgender in Nepal e in Thailandia, rispettivamente in Beauty & Brains e Insects in the Backyard), oppure assai più vicine (i soprusi militari in Marciando nel buio di Massimo Spano, o la crudeltà del potere in Il Conformista di Bertolucci). Storie di vita e di speranza, con uno sguardo aperto, acuto, mai banale. Questo era e ancora è il GLBT Festival, capace, ora e sempre, di dare importanti lezioni di uguaglianza, accettazione e libertà.

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