SOME PREFER CAKE 2011 – "No gravity", di Silvia Casalino

NO GRAVITY, di Silvia Casalino (2011)
Silvia Casalino, giovane ingegnere areospaziale, decostruisce il mito di una eroica conquista dello spazio bianca, maschile e separatista, in un originale oggetto ibrido tra documentario storico, autobiografia e stream of consciousness, in cui le teorie gender, la cultura pop, le storie delle prime donne astronaute di questo secolo e l'identità multipla e trasversale del cyborg di Donna Haraway si fondono a mostrare l'aderenza tra science e fiction nel racconto di un sogno reale

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

NO GRAVITY, di Silvia Casalino (2011)La voce narrante di Silvia, ripresa mentre si allena duramente per potenziare la sua resistenza fisica durante questi 60 minuti spesso si scolla dalla sua vicenda personale per diventare una voce plurale, alla ricerca dell' astronauta possibile, come Kathy Acker alla ricerca del Don Quixote possibile. E una delle voci più lucide e penetranti che compongono le tessere di questo mosaico è subito quella della leggendaria teorica Donna Haraway. Come nasce uno standard? ci chiede – intorno a quali misure si è creato un corpo standard per volare nello spazio, e perchè assomiglia al corpo di una sola metà della specie umana? Straordinario il momento in cui vediamo l'ingresso imprevisto di un'iguana in un candido ambiente a prova di batteri, durante un test nella Guyana francese: l'estraneo, il mutante che contamina e fertilizza, l'intruso, il cyborg: un istante in cui Silvia inizia a distruggere anche simbolicamente la presunzione di neutralità della ricerca spaziale (gestita al 90 per cento dal sesso maschile, e fino a pochi anni fa discriminante anche in generale verso altre minoranze). Con luciferina risata, la Haraway, intervistata nella penombra della sua casa, smaschera come "una pratica fantasia maschilista di estrema separazione tra il tecnico e l'umano" l' idea di sterilità: "il neutro, il bianco, il design di quelle tecnologie è intriso di fantastico, e il mio lavoro è ridefinirlo come molteplicità" e si descrive come una lupa con un pacchetto di dati che rimescola i confini. Così la Haraway, che nella sua ricerca riesce sempre in modo affascinante non solo a muovere le pedine, ma a ridisegnare completamente la scacchiera, dileggia il mito parziale dell'astronauta maschio che prende la donna-pianeta a cavallo di un razzo e a questa storia eteronormativa costruita sul fraintendimento filosofico inesistente e arrogante dei dualismi, sull dominio della riproduttività, sostituisce la fantasia di due lesbiche che mettono per la prima volta piede su Marte.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

In senso orario: Valentina Tereshkova, Silvia Casalino (ingegnere aeropaziale appunto, ma anche DJ, produttrice musicale, curatrice di mostre) è alla sua prima esperienza come filmaker: dopo aver appreso che la sua richiesta di partecipare ai voli nello spazio non è stata accettata, decide di cercare un senso alla sua vita professionale in un ambiente forgiato sul modello dell'ingegnere WASP rigido e serioso e ottiene un finanziamento da una tv tedesca per girare il suo film. Incontra Samantha Cristoforetti, selezionata tra più di 800 aspiranti (esito finale della scelta: 4 uomini e 1 donna), Françoise Bories, che racconta un tempo in cui si lavorava ancora con le schede perforate e le donne avevano da poco il diritto di voto, Claudie Haigneré, prima donna europea nello spazio, che racconta le tre "gioie extraterrestri" a cui troppe non hanno avuto accesso: la libertà di un ambiente senza peso, una terza dimensione in cui si scopre una libertà corporea sconosciuta; lo sguardo verso una terra fragile e bellissima; l'aspetto della cooperazione (multientica, multigenere, multiculturale). Ma al tempo stesso espone i fatti: le donne astronaute siano ancora all'incirca solo il 10%, sottopagate rispetto agli uomini e non tutto è mutato dagli anni '60, quando ben 13 donne – tra cui Gene Nora Jessen, per 50 anni pilota, che ci parla nel film – superarono brillantemente ad Albuquerque gli stessi test degli astronauti della missione Mercury 7, ottenendo risultati eguali o migliori, ma furono rispedite a casa per l'opposizione della NASA, probabilmente anche per le pressioni degli "eroi" che malsopportavano di condividere la loro posizione.

L'ufficiale comandante Uhura di Star Trek VS Mae Carol Jemison, prima afroamericana nello spazioNegli ironici quadretti fissi che congiungono i vari argomenti, le figure di Silvia e delle altre donne vengono riprese immobili sullo sfondo di un razzo in partenza o in mezzo alle apparecchiature, tra i filmati d'epoca tratti dagli archivi, come Adilia Kotovskaya con la cagnetta Laika, e l'arguto montaggio delle immagini di Valentina Tereshkova (paracadutista e cosmonauta, la prima a volare nello spazio, nel 1963) accanto alle sequenze del decollo di Una donna nella luna di Fritz Lang.
In quella che è anche una rappresentazione della scienza (sempre anche "fanta") nell'immaginario popolare, ma anche una spia della trasformazione della rappresentazione cinematografica della donna (vedi la ricerca di Cinema femminile plurale) e in un curioso cortocircuito tra avvenimenti storici e fantasie di altri mondi, Nichelle Nichols, l'attrice nera che in Star Trek interpretava l'ufficiale Uhura (stesso ruolo di Zoë Saldana nel film del 2009 di J.J. Abrams) già protagonista sullo schermo di una rottura – nei '60 si vedeva per la prima volta una donna impegnate in prestazioni tecniche – a partire dal '76 decide di girare l'America per invitare le donne qualificate a fare richiesta per entrare nelle missioni spaziali.
Lo racconta Mae Carol Jemison, che tra l'altro è stata la prima afroamericana a volare nello spazio: a sua volta verrà chiamata per un cameo nella serie Star Trek: The Next Generation. In No Gravity le questioni politiche vengono affrontate con determinazione, ma anche con un beffardo umorismo: ed ecco un altro montaggio sornione che mostra il capitano Kirk e Mr. Spock, in una vecchia puntata del telefilm originale, sbalorditi di fronte ai loro schermi, nei quali irrompono le (vere) immagini della Jennison che nuota in assenza di gravità. Meravigliosa anomalia che mette in crisi un immaginario paralizzato e apre mente e corpo a nuove prospettive. Sembra proprio che un nuovo utilizzo della science fiction sia sempre di più il terreno privilegiato per discutere di temi cruciali: come dimostrano alcuni film recenti, dal bellissimo Monsters a Another Earth a Sound of my voice.
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    31 commenti

    • ma di che parla alla fine questo film? Non l'ho capito!

    • Ha ragione Billy. Non si capisce niente

    • della storia delle donne astronaute, e di cosa significa voler essere un'astronauta, dagli anni 60 a oggi? ah no, aspetta, forse mi sbaglio, magari parla di come si impara a giocare a poker, oppure di enogastronomia. In effetti non si capisce.

    • gli articoli sul poker infatti erano molto più chiari

    • quella sul giuoco di carte e su come cucinare il tacchino era solo una facezia, ma non ho dubbi che se si fosse trattato di "Natale sulla luna" con boldi e un po' di culi, ti sarebbe stato tutto più chiaro, ben più degli studi di donna haraway o di un documentario, esimio "neriparenti"…

    • Si june che parla delle donne astronaute l'ho capito anch'io, ma di che parla e cosa succede dall'articolo non si capisce. Tu l'hai capito?

    • però è impaginato bene, l'articolo. giornalisticamente perfetto.

    • Belli questi commenti dei maschietti. Cosa non capite? Il sessismo delle missioni spaziali o del mondo dei media? E' un documentario sulle astronaute…

    • @billy: non bisogna mica essere così brillanti per capirlo. silvia voleva fare l'astronauta, si è allenata duramente, era qualificata per farlo, ma si è scontrata contro una mentalità che perdura ancora dagli anni '60 a oggi, così ha deciso di girare un documentario su come è stato fissato lo standard che vede nell'astronauta una figura prevalentemente maschile, e come questo standard si è evoluto nell'immaginario anche cinematografico. Tutto questo è scritto nell'articolo, a meno che tu non desiderassi lo storyboard e la trama minuto per minuto con le indicazioni di quando ci sono i BOOM, le esplosioni, i tradimenti e i colpi di scena.
      La prossima volta forse sarà il caso di aggiungere all'articolo dei diagrammi e dei disegnini.

    • non è che si uso il nick neriparenti devono piacermi x forza i film di Natale. Ma forse june sa meglio di me quello che mi piace. Comunque ha ragione Billy dall'articolo non si capiva bene la trama. Ora june ce l'ha spiegato (evidentemente l'ha visto anche lei) e siamo tutti + contenti. Poi, non potendo seguire il festival, sarebbero stati utili altre indicazioni tipo è girato in digitale? Oltre alla voce narrante di Silvia (che poi si capisce dopo che è la regista ma sembrava la vicina di casa) c'è un'uso particolare delle musiche? che tipo di inquadrature ci stanno? Sai, solo per parlare almeno un po' anche di cinema oltre che x fare filosofia esistenziale. Ma poi se si richiedono questa informazioni si passa per maschilisti vero?

    • caro neriparenti questo commento potresti farlo per il 90% degli articoli, visto che non lo fai sugli altri evidentemente ti infastidisce il tema del film e dell'articolo. Il digitale, le musiche, le inquadrature, ma che vuoi dai recensori il compitino ben fatto? A mio avviso questo articolo è interessante e ben scritto, forse solo un po' lungo. ebbasta!

    • illustre neriparenti, parlare di un film non è nemmeno fornire la scheda delle specifiche tecniche (per quello c'è IMDB). A volte un film è un'esperienza di vita e come tale va raccontata (infatti mentre la regista si allenava per viaggiare nello spazio, tu sedevi qui a pontificare). Se poi vuoi sapere "che tipo di inquadrature ci stanno" o diciamo, avere una visione più completa del documentario (certo, per forza di cose, mai completa come se lo avessi visto) segui l'intervista video alla regista, di prossima pubblicazione,in cui lei spiega di persona cosa ha voluto fare.

    • Allora diciamo che l'articolo e' tanto bello e profondo, che la richiesta di avere qualche informazione in piu' e' una provocazione, che questo non e' un sito di cinema ma di arti comparate e siamo tutti contenti e un bell'applauso all'autrice che, a questo punto deduco, conoscete. Sapere se un documentario e' in digitale non mi sembra che significa pontificare. Poi se devo andare a vedere le informazioni su imdb in sostanza mi sconsigliate questo sito. Eppure proprio qui ci trovo delle corrispondenze dai festival puntuali tipo San sebastian. Poi lune lei mi dice che x avere qualche informazione in piu' devo aspettare un'intervista video che ancora non c'e. Come se vado al ristorante chiedo un piatto non c'e l'hanno ma intanto lo pago poi magari se ripasso tra una settimana arrivera'…follia pura!

    • neriparenti, tu deliri. placati, fai un bel respiro.
      la tua indignazione mi sembra un po' sospetta… comunque: la recensione è responsabilità della persona che lo firma. tale persona non può sapere quali sono le tue curiosità specifiche (uso della musica, formato… in questo caso HD CAM, ora sei felice?) o quelle di chiunque altro. Ci si sforza di restituire un film attraverso le parole, se queste parole non soddisfano tutti pazienza. Poi ci si augura che dopo la recensione, l'appassionato il film se lo vada a cercare e se lo goda da solo secondo la sua personale visione. infine, se ti si consiglia IMDB è perchè è un database utilissimo soprattutto per le informazioni tecniche, non un sito di critica. non vuoi aspettare di vedere l'intervista video? arrangiati.

    • p.s. la tua stralunata metafora del ristorante non ha senso.
      questo sito di cinema è gratuito, non "vende" recensioni personalizzate secondo il gusto di un singolo, tu non hai pagato niente, nessuno ti ha venduto a tradimento qualcosa senza spedirtela a un tuo cenno, truffandoti.
      Coraggio, che le donne astronaute sono un argomento interessante!
      Fai una cosa, in attesa di vedere No Gravity, guardati Una donna nella luna di Fritz Lang che è citato nell'articolo, uomo turbato, così ti riappacifichi col cinema.

    • Se delirio è affermare che è legittima la richiesta di qualcuno di avere qualche informazione sulla trama, allora sì è delirio. Ora lei june mi dice che è HD si ora lo so ma non ha più senso, serviva più nell'articolo anche perché molti articoli su questo sito sono esaurienti da questo punto di vista. La metafora del ristorante era ironica mi dispiace che il suo acuto senso dell'umorismo non l'abbia colta. Mi piace è mi continua a piacere Sentieri Selvaggi. Non mi è piaciuto questo articolo. Si può dire in modo civile o no? Se ci sono i commenti forse significa di sì. Forse

    • volevo solo sapere qualcosa sulla trama di questo film. Non pensavo di ritrovarmi in ristoranti, partite a poker, rivendicazioni dei diritti delle donne, formati e digitale, integrazioni che ancora non ci sono. inquadrature, filosofia esistenziale. Ora lo so dai commenti. Grazie a tutti

    • non scherziamo. un conto è dire che l'articolo non piace o chiedere tranquillamente come fanno tutti i lettori: "che formato?" "che colonna sonora?" "è in digitale?". Un conto è sostenere che "non si capisce niente" o addirittura che in un certo senso si è pagato per qualcosa che non arriva!se vai in trattoria, ordini e paghi un bel piatto di trippa, sei sicuro di avere esattamente quello che vuoi in cambio dei tuoi soldi. Per gli articoli, vi consiglio d'ora in avanti, di fare lo stesso.Mandate previamente a tutti i recensori 100 euro con un elenco specifico dei dati che una recensione dovrebbe contenere per essere a voi gradita, e chissà, magari qualcuno vi accontenta. Sai, in questi tempi di crisi…

    • L'orrore!L'orrore!

      @BillyI film NON parlano, sono gli attori che parlano, e non necessariamente.@NERIPARENTIIl nick la dice tutta, quindi non preoccuparti che tu non capisca niente. É perfettamente normale.@JuneEffettivamente, per la comprensione dell'articolo avrei bisogno di qualche dettaglio in più. Per esempio: nome, cognome, cv di tutti gli attori (anzi delle ATTRICI, che poi mi chiamano sessista…), la lista delle location e i certificati dei permessi per girare nelle stesse, le foto di tutte le comparse e la documentazione che li accrediti legalmente iscritti in un'agenzia di casting; generalità e showreel (in sua mancanza cv)di: regista, primo e secondo aiuto regia, segretaria di edizione, gaffer, capo elettricista e relativa squadra, direttore della fotografia, dipartimento di trucco e parrucco, suono e missaggio audio, montatore (o montatrice,una volta erano tutte donne e dato il film sarebbe carino che fosse femminuccia), produzione e distribuzione, produttore esecutivo e …

    • L'orrore!L'orrore!

      … e produttore associato. Sarebbe opportuno conoscere anche qualche dettaglio tecnico, tipo il formato, se è pellicola bisogna sapere l'emulsione, tanto per fare un esempio e già che ci siamo il materiale richiesto dal direttore di fotografia. E poi scusa, il catering? Chi se ne occupa? Seguono tutti il controlli HACCP? I mezzi usati sono a norma? Il servizio di sicurezza è contrattato o sono dei volgari scaricatori di porto assunti a nero? Poi prima dimenticavo la sceneggiatura, che sarebbe la prima cosa… è dettagliatamente storyboardata o hanno girato un pò alla Antonioni?
      Piccolezze, mia cara, che devi ASSOLUTAMENTE dettagliare. Altrimenti come faccio a capire DI CHE PARLA il film o la tua recensione? Ieri ho finito di leggere l'enciclopedia Treccani. Erano 20 volumi da 5000 pagine l'uno. Il primo libro, il fondamentale, sia chiama INIDICE. fa-vo-lo-so. ma purtroppo non si capiva molto e ho dovuto leggere i dettagli di tutti gli altri 19 perché non lo comprendevo a …

    • Uh uh questa recensione ha suscitato reazioni focose! ottimo, vuol dire che merita 😉 Io trovo che sia molto ben scritta, e che trasmetta, oltre alle informazioni sul film, a mio parere esaustive per la lettrice/il lettore medio di un magazine di cinema, il sapore dell'esperienza di visione vissuta dall'autrice e delle riflessioni che il film le ha stimolato. Una recensione non può e non deve esaurire le curiosità su un film, anzi al contrario le deve suscitare… a quelli che hanno sciorinato i commenti qui sotto (uso quelli perché sono sicura che siano maschi): ma le informazioni contenute nell'articolo le conoscevate già? sapevate chi erano Valentina Tereshkova, Claudie Haigneré o Mae Carol Jemison? siete andati a cercarvi qualche informazione su Donna Haraway? beh, vi consiglio di farlo, vi si aprirà un mondo 😉

    • orrore o l'orrore vai a zelig lì ti prendono sicuramente. A questo punto vi dico che questo pezzo mi ha arricchito, sono felice, vado nello spazio con una donna sperando di farci qualcosa oltre il viaggio, chiedo scusa di aver chiesto informazioni superflue, non mangio più se no si paga e W IL CINEMA

    • ah dimenticavo e soprattutto W LA FICA

    • se tutti gli articoli fossero commentati da neriparenti ne avremmo tutti da guadagnare! Ha costretto autrice e lettori ad arricchire di informazioni il pezzo, altri ad inventare battute comiche, altri ancora a riflettere sul senso della vita. Comincio a pensare seriamente di rivalutare il tuo cinema, caro neriparenti, perchè il servizio che hai ragalato a questo sito non ha prezzo! Grazie di cuore.

    • Ritengo questo articolo molto bello, stimolante e ricco. E le richieste di trama e specifiche tecniche le trovo infantili. Quanti libri avete letto in vita vostra Billy e neriparenti, no tanto per sapere. Se vi siete laureati, mi sorprenderei. Invece solo una donna poteva andare così a fondo nel parlare di un lavoro di una donna, dove la passione, la preparazione si sentono in ogni frase (a proposito Sentieri ma un po' più di donne che scrivono, non ci sono le quote rosa da voi?). Se tutti gli articoli del vostro sito fossero di questo livello (molti comunque lo sono) ne guadagnereste. E Margherita Palazzo è una delle firme che leggo più volentieri assieme quella del Direttore Chiacchiari (a proposito perché non scrive di più?) al contrario di altri, anche di lungo corso. Anni fa infatti ero ancora al liceo e vi ho detestato per la recensione di Io, me e Irene con un finale davvero offensivo. Poi per fortuna vi ho conosciuto meglio. Grazie ancora per questo splendido articolo!

    • Alice Perugini se vuoi te la faccio vedere la mia laurea…e anche la mia specializzazione ihhih

    • Guido da lontano

      @AlicePerugini ""Vuoi sposarmi, troia?"
      ahahaha! era il finale di quell'articolo, fantastico! Grazie Alice per avermelo fatto scoprire :))

    • Alice Perugini

      Gentile redazione, non capisco come gli ultimi 2 commenti non siano stati eliminati. Da voi c'è scritto: segnala questo messaggio come provocatorio o scorretto. Ebbene è provocatorio, scorretto e, aggiungo io, offensivo

    • Di solito mi incazzo quando vedo battute maschiliste odiose, ma questa volta, Alice, credo ti stiano solo prendendo in giro. La frase di Guido è presa dalla recensione che tu citi di Io, me e Irene, possibile che non lo hai capito? E' una citazione, come fai ad offenderti? Colgo l'occasione per testimoniare tutta la mia stima e solidarietà a Margherita Palazzo, che fa un lavoro bellissimo che credo abbia tante sostenitrici. E l'articolo è chiaro e approfondito. Ma se poi volete le banalità da abc del giornalismo cercatevele su altri siti, capito neriparenti? (che poi mi sta simpatico, non so perche'…)

    • Anche sostenitori, cara Dina, anche sostenitori. Margherita Palazzo è di tutti! Continuate così

    • Donna Haraway

      eh, "di tutti", ora, non sarà mica in comodato d'uso questa ragazza, per quello ci sono le intellettuali di Arcore. comunque leggetevi il mio manifesto, sono passati quasi 30 anni e io preferisco ancora essere un cyborg che una dea.