FESTIVAL DI ROMA 2008 – "La banda Baader Meinhof", di Uli Edel

Poderoso affresco sulla lotta armata della Banda Baader-Meinhof tra le fine degli anni sessanta e i primi anni settanta. Il film possiede uno spirito rivoluzionario indomito che torna a far riflettere sulla necessità della scelta della violenza all’interno dei processi di opposizione al sistema. Il susseguirsi tumultuoso delle azioni di alcuni uomini e donne per scoprire il senso di una rivolta estrema.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

C’è solo la mostruosità degli eventi a catturare l’attenzione del pubblico e a mandare avanti la narrazione” – dice Bernd Eichinger, sceneggiatore del film (tratto dal libro di Stefan Aust, Der Baader Meinhof Komplex). E la mostruosità è quella delle azioni sempre più volente compiute dalla RAF, impeto rivoluzionario sostenuto dalle armi, opposizione totale al sistema, disobbedienza nei confronti dei padri, colpevoli di non avere resistito all’ascesa del nazismo e sul finire degli anni sessanta di aver dato l’appoggio agli Stati Uniti mentre la guerra del Vietnam diveniva di giorno in giorno sempre più atroce.
Ricostruzione cronologica degli eventi che hanno visto Andreas Baader Ulrike Meinhof e Gudrun Ensslin trasformarsi in rivoluzionari metropolitani, azione poderosa come colonna vertebrale di un film che rinuncia di soffermarsi sulle teorie della lotta armata per mettere in scena la fisicità dei suoi adepti, il loro modo di operare, le tattiche di guerriglia urbana.
Uli Edel, il regista, sembra aderire alla potenza dei fatti storici rendendoli visivamente attraverso una messinscena realista, cercando di eliminare qualsiasi componente stilistica, girando nei veri luoghi in cui si sono svolte le azioni della RAF, riportando in vita lo spirito rivoluzionario che aleggiava in quegli anni in tutto il mondo. Uno spirito che si è concretizzato in forme diverse e a volte opposte. La violenza è una di esse.
La narrazione non è lineare e il quadro d’insieme si definisce solo alla fine, questo permette di esaminare l’evoluzione della RAF, il passaggio dall’azione politica in prima persona a quella legale e giuridica, una volta che i membri della banda finiscono in galera, in un regime carcerario sempre più disumano, fino alla sconvolgente serie di eventi che porteranno alla loro morte.
L’unica persona che rappresenta lo Stato capace di capire l’atteggiamento della RAF è il capo della polizia Horst Herold, che trasporta in un contesto di guerra le loro azioni, in questo modo le sgancia da una lettura di tipo terroristico per farle diventare parti necessarie di un processo rivoluzionario armato. Dunque nessun giudizio etico o morale su quanto compiuto dalla RAF in quegli anni, solo la mostruosità degli eventi (mostruosi perché forse inevitabili) e l’inconfessabile bisogno di una nuova ondata di energia che abbia la forza di mettere in discussione l’ordine sociale moderno. Se questa energia si trasformerà di nuovo in violenza e morte è una decisione che solo chi vive in questo periodo può compiere. In passato le scelte fatte sono state chiare. La speranza è che non si debba tornare ad uccidere per trasformare le proprie idee in realtà.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Titolo originale: Der Baader Meinhof Komplex
Regia: Uli Edel
Interpreti: Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz
Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE
Durata: 155'
Origine: Germania 2008

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array