HORROR & SF – "Martyrs" di P. Laugier

martyrs

Lo attendevamo con ansia. É arrivato, e ci ha davvero sconvolto. Parliamo di Martyrs, il nuovo lavoro del francese Pascal Laugier: uno dei film più duri, estremi e disperati degli ultimi anni. La pietra tombale del torture porn. Soffocante, angosciante, senza pietà, senza speranza.

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MartyrsLa leggenda narra che durante le prime proiezioni di Martyrs, il nuovo film di Pascal Laugier, sia durante alcuni festival, sia nei cinema francesi, ci siano stati momenti di reale panico nelle sale: gente che si è sentita male, che ha vomitato, che è svenuta, che è stata portata via in ambulanza. Probabilmente sono esagerazioni, ma non ci sarebbe da stupirsi se questi racconti contenessero una parte di verità.

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Perchè qui ci troviamo di fronte a un film che va oltre al concetto stesso di orrore, all’estremo, oltre a una semplice e macabra visione.

 Una bambina seminuda, sporca e piena di lividi e ferite corre, urlando disperata, scappando da non sappiamo dove. In un ospedale un’altra bambina, con capelli e occhi corvini, è interrogata da un dottore, mentre la fanciulla della scena iniziale, che evidentemente è sopravvissuta a qualcosa di realmente orribile, è perseguitata da un fantasma che la terrorizza. Facciamo un salto in avanti di alcuni anni. Un’apparentemente allegra famiglia, padre, madre e due figli, fa colazione. Suona il campanello di casa, entra Lucie (la bambina di inizio film, ora cresciuta) e li ammazza tutti e quattro, a fucilate e martellate. Interviene la sua migliore amica, Anna, e cerca in qualche modo di rimediare al gesto di follia di Lucie, che intanto è ancora perseguitata dal fantasma. Dopo un po’ Anna scopre un passaggio segreto che porta nei sotterranei della casa, arrivano i veri “proprietari” dell’abitazione, e la rapiscono: da qui in poi, l’Inferno.

 Il film di Laugier è la pietra tombale del torture porn, è la vetta dell’iceberg della nouvelle vague d’horreur française, è una discesa primordiale nelle viscere nel nero più nero. In tutto il film, i momenti di luce e relax sono: quattro minuti all’inizio, e un minuto e mezzo verso la metà. Stop. Tutto il resto è sangue, carne, violenza, grida, morte, sopraffazione, disperazione.Martyrs

 Ci sono dei difetti, in questo allucinante incubo filmico. Laugier, tanto parco e misurato nella regia del non del tutto riuscito Saint Ange, qui in qualche punto si lascia prendere la mano in senso opposto, esagera con la macchina a mano anche in momenti non necessari, e si trastulla in qualche arditezza stilistica superflua e ridondante. L’orrido fantasma che vediamo più volte nella prima parte, ricorda molto, forse troppo, quelli di Nakata e soprattutto di Shimizu (Ju-On). Il film è diviso in due con uno stacco troppo netto, che fa sì che le due parti appaiano leggermente slegate.

Ma per il resto, Martyrs è anche un grande film. Perchè va fino in fondo, senza mollare la presa. Non c’è speranza, nè pena, nè rimorso, nè consolazione. Nessuna luce, nessun respiro, nessun painkiller. Niente catarsi, nè salvezza, nè futuro. Solo orrore, lacrime, disarmante brutalità.

MartyrsFin dalla prima sequenza si entra in un vortice buio che non ci lascerà fino alla fine. Ci si ricopre d’angoscia, si soffoca, si attorciglia il fegato. Nella prima parte, non è facile resistere. Nell’ultima mezz’ora, ancora peggio. Vien voglia di interrompere la visione, ma bisogna andare avanti, perchè un vero martirio può essere tale solo se lo si attua fino in fondo. Sì perchè questa è la storia del martirio di Lucie, del martirio di Anna, ma anche del nostro martirio. Noi spettatori non ci identifichiamo in niente, non possiamo distogliere lo sguardo, siamo impotenti, inermi di fronte al massacro fisico e psicologico che ci troviamo davanti. Le giovani e sventurate protagoniste toccano con mano l’Inferno e vi restano imprigionate; noi con loro.

Carne a brandelli, sangue che sgorga e sangue rappreso, pugni e schiaffi, vene tagliate, penosi rigurgiti d’afflizione, un branco di aguzzini al confronto dei quali i neonazisti di Frontier(s) sfigurano, un gusto per l’indomito sadismo della tortura al cui paragone Hostel fa sorridere, una concretezza figurativa forse paragonabile solo alla serie Guinea Pig o alle più bieche follie di Miike (Audition, Imprint), un finale indicibile e inimmaginabile.

In più, a rendere il tutto ancora più insopportabile, è la raffigurazione ideologica del realismo: qui non ci sono alieni, mostri unghiuti, entità astratte, pazzi serial killer, o chissà che. C’è un fantasma sì, ma fa un male tremendamente vero. E poi, nella seconda parte, si assiste a un qualcosa che in fondo potrebbe accadere davvero, che è molto meno lontano dal mondo in cui viviamo di quanto si potrebbe pensare; e quindi, va da sè, fa molto più paura.Martyrs

Laugier ha la bontà d’animo (si fa per dire) di risparmiarci almeno due cose: non c’è violenza sessuale, e l’ultima incredibile “prova” a cui viene sottoposta Anna è lasciata per gran parte fuori campo. Ma si rifà regalandoci un’incredibile sequenza in cui una sorta di “maschera di ferro” inchiodata al cranio di una vittima viene estratta poco alla volta. Ai limiti dell’insostenibile.

Per il resto, non c’è scampo. Lo stomaco si rattrappisce, l’occhio luccica, la mente vacilla, il respiro si contrae e infine sparisce. Siamo dentro al martirio, e forse non ne usciremo più. Un’opera al nero di furiosa e asfissiante potenza, un concentrato di devastazione emotiva, una sfida alla sopportazione visiva, la pornografia dell’impurità cinefila, il film più duro ed estremo degli ultimi anni insieme a The Girl Next Door.

É da poco uscito il Dvd in Francia. Tra dubbi e date ufficiali poi smentite, non si è ancora capito se il film arriverà in Italia, e se sarà tagliato o integrale. In ogni caso, fortemente consigliata la visione in lingua originale. Benvenuti al vostro Martirio.

 

TRAILER

 

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