Mercoledì 23 maggio ultimo appuntamento con la rassegna di inediti Unknown Pleasures: si chiude con il film taiwanese del 2009 YANG YANG di Yu-Chieh Cheng, storia di una ragazza eurasiatica in cerca della sua identità e dei suoi sentimenti, sospesa tra figure paterne e amori impossibili e immersa in una vita dominata dalla finzione.

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Yang Yang è metà taiwanese metà francese. La decisione di sua madre di ricrearsi una famiglia dapprima la entusiasma, poi la costrionge a ricredersi e a fuggire di casa. Yang Yang lascia l'atletica per entrare nello show business, e viene scritturata per interpretare il ruolo di una ragazza di origini francesi. La somiglianza del personaggio alla sua persona, però, riporta in luce conflitti e traumi mai sopiti…

"Dal cinema come decoupage al cinema come pianosequenza: il tempo e la sua durata restano centrali, ma è sempre il cinema a disegnare le vite dei protagonisti di Yu-Chieh Cheng, trentunenne regista taiwanese, che aveva esordito nel 2006 con il sorprendente Do Over (lanciato dalla Settimana della Critica di Venezia) e che torna ora con Yang Yang, alla Berlinale 59 nella sezione Panorama (ma in Concorso avrebbe fatto la sua ottima figura). Potrebbe essere un melodramma negato, ma è soprattutto un dramma sul tema dell’identità e dell’essere amati, giocato sulla pelle di una adolescente. 

Un po’ come il miglior Assayas, Yu-Chieh Cheng si spinge del destino sentimentale della sua protagonista, la osserva a distanza ravvicinata, in piani serratissimi tutti girati con la macchina a mano, a sentire il respiro dei suoi personaggi: Yang Yang corre sulla pista di atletica assieme alla sorellastra, il patrigno come coach, in una dinamica che il destino vuole di rivalità (è lei la più veloce!); per giunta il ragazzo della sorellastra s’innamora di lei e il cedimento di una volta diviene il motivo che la costringe ad abbandonare la sua vita – corsa, famiglia, tutto – per trovare una nuova definizione di sé."

La recensione completa di Massimo Causo:
 

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