UNKNOWN PLEASURES 7 – "Plein Sud", di Sébastien Lifshitz

Lea Seydoux in Plein Sud, di Sébastien Lifshitz
Altri “corpi aperti” pe
r il cinema ad alta sensibilità di questo regista francese. Un “eroe solitario” attraversa la Francia diretto verso le coste spagnole per fare i conti con i ricordi d’infanzia, il suicidio del padre e l’abbandono della madre. Lo accompagnano due ragazzi e una ragazza, figure in fuga come lui. Questa sera, mercoledì 28 novembre, h 20.30 in via Carlo Botta 19 a Roma, da Sentieri Selvaggi – INGRESSO GRATUITO

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Plein Sud di S. LifshitzD’accordo, Plein Sud è un film in qualche modo più “formale” dei precedenti lavori di Sébastien Lifshitz, un’opera che parte da un intreccio di ricerca interiore e di voglia di mettere in posa le figure in una maniera più plastica e meno flagrante. Ma sono pur sempre Corps ouverts, “corpi aperti”, quelli che si muovono nel cinema di questo regista francese, figure selvagge nel pieno di traversate esistenziali destinate a fare i conti col passato, e anche col presente. Una vecchia Ford che va in ebollizione e le strade estive di una Francia declinante verso le coste spagnole sono il set che il ventisettenne Sam attraversa, una pistola avvolta in una busta di plastica, l’aria consumata di chi ha vissuto già troppo, un passato da affilare per poter tagliare meglio il presente. La meta è la madre, appena uscita da una clinica psichiatrica. E’ con le che Sam deve confrontarsi – forse vendicarsi? – per ridisegnare lo scenario in cui da bambino lui e il fratellino sono stati collocati: il padre suicida sotto i suoi occhi e la madre che va fuori di testa…

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Yannick RenierLifshitz parla esplicitamente di Sam come di un lone hero western (“Come gli eroi dei western, Sam è un solitario, un personaggio errante, segnato dalla vita, il tipo d’uomo il cui viso si trasforma presto in maschera, freddo e impassibile”), tanto da aver scelto Yannick Renier perché gli ricordava il giovane Clint Eastwood. E infatti lo colloca sulla scena di un roadmovie strutturato in una serie di “stazioni” che portano il protagonista verso la sua meta. Al suo fianco tre figure: due ragazzi e una ragazza che ha raccolto sulla strada  di una vacanza/fuga in cui essi stessi sono incastrati. Léa ha una disperata insoddisfazione che confina con la confusione provocata in lei dal fatto di essere incinta; Mathieu, il suo fratellasto, è gay e (anche attraverso la sua telecamera) guarda a Sam col desiderio del primo amore. I due sono in fuga da casa, lei non sa se abortire o meno, lui fa i conti con una madre dalla quale a suo tempo era stato allontanato. Poi c’è Jeremie, che Léa raccoglie per strada, terzo passeggero destinato con la sua cinica superficialità a spiazzare tutte le amarezze ma anche tutte le dolcezze possibili…
Lea SeydouxIn una serie di tappe progressive, tra incontri e abbandoni, ritorni e seprazioni, Lifshitz percorre una strada che è punteggiata dai ricordi che segnano la mappa esistenziale di Sam e di Mathieu, presenze chiaramente complementari nel loro rapporto irrisolto con la figura materna. Ma mentre Sam si spinge verso la madre (sarà una come sempre formidabile Nicole Garcia) con una rabbia che lo attanaglia e gli impedisce di amare, Mathieu trova nel suo amore per lui la strada di una riconciliazione che potrebbe cambaire le cose. Léa, a sua volta, è portatrice di una maternità insicura, che si ferma indecisa sulle porte di una clinica per abortire, riflesso ancora adolescente di una femminilità disequilibrata tra creare e distruggere, dare e togliere la vita… Plein Sud comprime tutto questo in un tratto d’autore sempre chiaro e netto, offrendo a Lifshitz la possibilità di confrontarsi con il tema perenne dei rapporti familiari, dell’accettazione dei genitori e di se stessi, questa volta spostando il baricentro conflittuale sulla figura materna e recuperando il rapporto affettivo con una figura paterna che sinora nel suo cinema era apparsa greve e incapace di comprendere. Probabilmente in questo nuovo film di Lifshitz c’è una plasticità e una schematicità strutturale che nei precedenti suoi lavori appariva sfumata nel furore dei sentimenti, nella mobilità emotiva della messa in scena. Eppure Plein Sud resta sempre un film fauve, uno di quei rari momenti di cinema che intrattengono un rapporto intimo con il suo autore e con gli spettatori.

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UNKNOWN PLEASURES 7
mercoledì 28 novembre, h 20.30
Sentieri Selvaggi – via Carlo Botta 19, Roma
INGRESSO GRATUITO
info: comunicazione@sentieriselvaggi.eu
tel: 06.96049768

 

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    UNKNOWN PLEASURES 7 – Plein Sud di Sébastien Lifshitz

    mercoledì 28 novembre a Roma

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    Plein SudPer il settimo ciclo della rassegna di film inediti Unknown Pleasures, mercoledì 28 novembre alle 20.30 sarà proiettato Plein Sud di Sébastien Lifshitz, regista ancora troppo poco conosciuto di Quasi niente (2000) e dello splendido Wild Side (già alla 54° Berlinale nel 2004).

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    Inedito in sala, il film è distribuito in dvd da Atlantide Entertainment, acquistabile presso la nostra sede di Via Carlo Botta 19.

    L'ingresso alla serata è gratuito

    Estate. Il giovane Sam, 27 anni, si mette alla guida della sua Ford e corre verso la Spagna. Durante una sosta, incontra Mathieu e sua sorella Léa, bella, voluttuosa, femminile. Le piacciono i ragazzi, così come a suo fratello Mathieu. I due si uniscono a Sam in questa corsa verso sud. Mathieu prova subito attrazione per Sam, e viene ricambiato; Léa invita un terzo ragazzo ad aggiungersi al gruppo dopo aver passato la notte con lui. Il viaggio, però, non è facile: Sam nasconde un segreto, una vecchia ferita che impone distanza tra lui e i suoi tre passeggeri. Perché tiene una pistola in una busta di plastica?

    Si tratta di un road movie che procede per stazioni, parallelamente al percorso di Sam, ma contrariamente alla struttura classica del road movie i personaggi si sono già tutti incontrati all'inizio del film: "Il film gioca con i codici del western, con un personaggio misterioso, che si mette in viaggio per compiere la sua vendetta. Questa missione è buona o cattiva? probabilmente non importa. Più avanza, più i ricordi della sua infanzia rimontano in superficie." racconta nelle note di regia Lifshitz, che nello script è stato aiutato dal suo abituale collaboratore Stéphane Bouquet.

    "Come gli eroi dei western, Sam è un solitario, un errabondo, perso sulla sua strada. Il tipo d'uomo il cui viso si trasforma rapidamente in una maschera. Freddo e impassibile. […] Una sorta di giovane Clint Eastwood. Ma subisce anche il fascino delle cose belle, degli uomini come delle donne. Ho costruito il personaggio attraverso sovrapposizioni, come in un collage. Il presente è il suo volto violento, e nel passato il suo è un corpo aperto e estremamente fragile."
    Plein Sud ha una colonna sonora originale interessante :il polistrumentista John Parish, fido accompagnatore di PJ Harvey, la Jocelyn Pook di Eyes Wide Shut e L'emploi du temps, e la cantautrice francese Marie Modiano.
    Parla Sébastien Lifshitz:
    Sull'uso delle location (Francia e Spagna):

    "Siamo in una storia francese, con personaggi e paesaggi francesi, ma io ho sempre tenuto a mente lo scopo, l'affermazione della bellezza e dell'erotismo dei corpi, la vecchia Ford come un revolver, un simbolo utilizzato nei codici del cinema americano. Volevo creare una forma ibrida, un incontro improbabile tra l'estetica francese e americana.
    Elementi come l'acqua, la pioggia e il vento circondano i personaggi e esasperano il lirismo delle immagini. La storia è il movimento intimo dei personaggi, e i paesaggi sono utilizzati come amplificatori dei loro stati interiori, rinforza i loro drammi intimi. Per quanto credibile, questa storia nonvuole fare del realismo sociale. La società non è il soggetto di Plein Sud. […]
    Ho evitato deliberatamente di associare al viaggio un aspetto troppo contemporaneo proprio per renderlo atemporale, come un passaggio interiore. Un momento sospeso, un Eden possibile, ma che dura solo una notte.

    Sulla scelta degli attori:Yannick Renier è carismatico, incarna il misto di bellezza e brutalità necessario per il suo personaggio. Léa, snella, nervosa, possiede il fisico di una Lolita, che abbiamo accentuato con i vestiti e gli atteggiamenti. L'angelico Theo Frilet, con il suo aspetto da "piccolo principe", esprime immediatamente la parte romantica del suo personaggio. Pierre Perrier è più terreno, è un surfista. Sono tutti una sorta di clichè della giovinezza di oggi. Ma poco a poco, di queste figure si svela qualcosa di più profondo. Nel mio film precedente, Wild Side, avveniva più o meno lo stesso percorso. Partivo da tre archetipi, tre minoranze – un transessuale che si prostituisce, un clandestino russo e un immigrato, per far apparire progressivamente tre forti individualità.
    Tre ritratti impossibili da etichettare con un referente sociale. […]

    […] In Plein Sud ritrovo alcuni temi che mi sono cari: il passato che invade il presente, la distruzione di una famiglia. Quel che è diverso stavolta, è che c'è davvero qualcosa di banale, di trash in questo gruppo di giovani. Volevo avvicinarmi a dei personaggi ordinari, ma ai quali la violenza e la sfacciataggine della gioventù dona anche una speciale singolarità.
    Per me, tutto si riduce sempre alla questione del perdono e della liberazione. Il mio eroe è un personaggio fragile ma violento, incapace di andare avanti, superarsi, verso l'oblio e il perdono.

     
    MERCOLEDI 28 NOVEMBRE ORE 20.30
    VIA CARLO BOTTA 19 ROMA
    TEL. 06/96049768

     

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