COMICS – Una risata ci seppellirà: "The Killing Joke" e "Joker"

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Fanno capolino nelle librerie due miniserie interamente dedicate alla storica nemesi di Batman: la ristampa di The Killing Joke di Alan Moore/Brian Bolland e il recente Joker di Azzarello/Bermejo, due ottime occasioni per gettare uno sguardo su uno dei villain più carismatici di tutta la storia del fumetto, che proprio tramite queste due opere trova un importante punto di collegamento con le trasposizioni cinematografiche dell’Uomo Pipistrello.

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Il personaggio di Batman, creato nel 1939 da Bob Kane, rimane ancora oggi uno dei supereroi più carismatici e riusciti mai realizzati dalle due maggiori (e rivali) scuderie americane di fumetti, la Marvel e la DC Comics, e la ragione di tale riuscita è sicuramente da attribuire all’assenza della caratteristica peculiare di qualsiasi supereroe che si rispetti: i superpoteri. Batman/Bruce Wayne non vola, non è in grado di arrampicarsi sui muri né di sottoporre il proprio corpo a qualsivoglia forma di mutazione genetica. La sua sete di giustizia trova origine nel trauma infantile causato dall’omicidio dei genitori, e il suo fisico ha raggiunto nel tempo un tale stato di perfezione atletica solamente dopo un lunghissimo periodo di allenamento e preparazione (mostrato al cinema per la prima volta in Batman Begins): un personaggio oscuro, dalla psicologia contorta e indubbiamente succube di una particolare forma di schizofrenia, che trova il proprio contraltare e la propria nemesi perfetta in un villain altrettanto esemplare, il Joker. Nel 1988 Alan Moore, memore dell’operazione restauratrice effettuata da Frank Miller sul personaggio dell’Uomo Pipistrello con Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e con Batman: Anno Uno, decide di replicare al collega americano raccontando le origini del suo storico nemico: nasce così The Killing Joke, una breve storia di neanche 50 pagine magnificamente disegnate da Brian Bolland. Il geniale scrittore inglese si fa beffa della brevità del racconto e si concentra unicamente sull’aspetto psicologico della vicenda, la quale si può riassumere  più che brevemente: evaso da Arkham, Joker rapisce il commissario Gordon e ne riduce in fin di vita la figlia Barbara. Rifugiatosi nei fatiscenti resti di un Luna Park abbandonato, attenderà l’arrivo di Batman con l’intenzione di dimostrargli l’assurdità del caso (quindi del caos) che governa le vite di tutti. Intramezzati al racconto principale, vediamo brevi sprazzi della giovinezza del personaggio, aspirante comico senza fortuna con moglie incinta al seguito e oppresso da problemi economici, fino alla tragedia che cambierà la sua vita. Grazie ad Alan Moore, Batman e Joker diventano due facce della stessa medaglia, due agenti del caos che combattono su fronti opposti pur condividendo la stessa forma di consapevole pazzia: basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle, – dice Joker – anche tu hai avuto una giornata storta, dico bene? Altrimenti perché ti vestiresti come un topo volante? La narrazione assume ben presto i toni dell’introspezione psicologica, e le bellissime tavole di Brian Bolland riescono nell’intento di portare il lettore diritto in un abisso di comica follia (non a caso, il tutto si apre e si chiude con le parole di una barzelletta): lo stesso Bolland ha personalmente supervisionato l’operazione di ricolorazione di The Killing Joke, il quale ora viene presentato con una grafica completamente nuova. Se nel 1988 i colori apparivano molto più accesi e vivaci, quasi pop, oggi le tavole hanno subito una decisa sterzata verso il nero e il grigio, quasi a sottolineare il carattere dark che permea la vicenda. Inoltre, i flashback riguardanti il passato di Joker sono stati interamente decolorati e portati a una cromatura molto vicina al bianco e nero (lasciando solamente alcuni dettagli in rosso). Divenuto oggetto di culto all’istante, The Killing Joke ha fortemente influenzato anche alcune tra le più importanti trasposizioni cinematografiche dei suoi protagonisti: un anno dopo la sua uscita Tim Burton ha ripreso l’origine dei capelli verdi e del trucco in faccia come conseguenza della caduta in una vasca piena di acido, mentre ne Il Cavaliere Oscuro (a sua volta liberamente tratto dalla bellissima miniserie Il Lungo Halloween di Jeph Loeb e Tim Sale) Christopher Nolan ha esplicitato il confronto/scontro tra l’interiorità dei due personaggi tenendo ben a mente la lezione di Alan Moore. E proprio pochi mesi dopo l’uscita nelle sale de Il Cavaliere Oscuro la DC Comics ha distribuito nelle librerie americane una miniserie interamente dedicata al nemico di Batman: Joker, testi di Brian Azzarello (100 Bullets) e disegni di Lee Bermejo (Hellblazer).

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Nonostante un lavoro di preparazione lungo due anni –  quindi ben anteriore rispetto a Il Cavaliere OscuroJoker hardcover (come recita il titolo originale) è fortemente collegato al film di Nolan, a partire dal look del personaggio, dichiaratamente debitore del lavoro di Heath Ledger. Dai vestiti sino alla cicatrice sulla bocca, in alcuni momenti sembra davvero di riconoscere le sembianze dell’attore trasposte su carta al punto che, nell’ultima vignetta della tavola n. 45, il volto di Joker riflesso sulle lenti degli occhiali di un personaggio è praticamente ricalcato su un’immagine promozionale diffusa durante la produzione del film. Ma oltre all’aspetto visivo, ad accomunare pellicola e fumetto è soprattutto l’intenzione di utilizzare situazioni e personaggi come lente di ingrandimento per una grande rivisitazione del genere noir: come appunto nel film di Nolan, Azzarello depura qualsiasi aspetto puramente gotico, fantastico o soprannaturale concentrandosi invece sulle attività criminali della città di Gotham, vista non più come la metropoli dark di Tim Burton bensì come luogo decadente e teatro delle attività della mafia. Rilasciato dal manicomio criminale di Arkham, Joker decide di riprendere possesso della propria città decimando le organizzazioni criminali emerse durante la sua assenza: nel suo progetto sarà aiutato solamente da un giovane scagnozzo di poco conto, narratore di tutta la vicenda e unica persona – insieme a Batman, che compare brevemente nel finale – a capire un poco cosa si celi veramente dietro il trucco e le cicatrici. Joker si rivela quindi una lettura adulta e assai poco riconciliante, un romanzo hard boiled che non risparmia gli elementi caratteristici del genere e che affonda le mani nel sottobosco più sporco della criminalità, quello composto da squallidi locali di spogliarelliste e bische clandestine, strade malfamate e regolamenti di conti. Non un’opera straordinaria, di certo neanche troppo originale nello svolgimento, ma comunque una rilettura interessante e atipica di un personaggio che si meritava decisamente uno spin-off di tale portata. Sia Joker che The Killing Joke sono ora disponibili in libreria grazie alla Planeta DeAgostini.

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THE KILLING JOKE

Titolo originale: id.

Anno: 1988

Sceneggiatura: Alan Moore

Disegni: Brian Bolland

Edizione italiana: Play Press (fuori catalogo); Classici del fumetto di Repubblica; Planeta DeAgostini (Absolute)

 

JOKER

Titolo originale: Joker hardcover

Anno: 2008

Sceneggiatura: Brian Azzarello

Disegni: Lee Bermejo

Chine: Mick Gray

Colori: Patricia Mulvihill

Edizione italiana: Planeta DeAgostini

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