"Un amore all'improvviso", di Robert Schwentke

un amore all'improvviso

Henry (Eric Bana), per un'alterazione genetica, viaggia nel tempo, senza poterlo controllare, attraversando passato e futuro della sua storia personale… La distanza e la grandiosità di tutto ciò che capita al protagonista risulta essere troppo schematica per essere convincente. Quando si diventa troppo concettuali, troppo sottili e remoti, al contatto con le immagini, i personaggi rischiano di morire

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un amore all'improvvisoE' dura rimanere indietro. Aspetto Henry senza sapere dov'è e se sta bene. E' dura essere quella che rimane.
Mi tengo occupata. Così il tempo passa più veloce. Vado a dormire da sola e mi sveglio da sola. Faccio passeggiate. Lavoro fino a stancarmi. Osservo il vento giocare con la robaccia rimasta sepolta tutto l'inverno sotto la neve. Finché non ci si pensa sembra semplice. Perché l'assenza intensifica l'amore?
Tanto tempo fa, quando gli uomini andavano per mare, le donne li aspettavano sulla spiaggia, scrutavano l'orizzonte in cerca della piccola imbarcazione. Adesso io aspetto Henry. Lui scompare senza preavviso e involontariamente. Io lo aspetto. Ogni minuto di attesa dura un'eternità. Ogni minuto scorre lento, trasparente come vetro. Attraverso ogni minuto vedo un'infinità di minuti in fila, in attesa. Perché se ne va dove io non posso seguirlo?".

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Sono parole della scrittrice Audrey Niffenegger, autrice del romanzo La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, da cui il regista Robert Schwentke ha tratto la trasposizione cinematografica. Henry (Eric Bana), per un'alterazione genetica, viaggia nel tempo, senza poterlo controllare, attraversando passato e futuro della sua storia personale, incontrando la madre morta in un incidente stradale o la figlia nata dopo il matrimonio con Clare (Rachel MacAdams). Il regista statunitense, come già aveva dimostrato nei suoi precedenti lavori, Tattoo, Flightplan – Mistero in volo, ha la tentazione di voler assolutamente affascinare con storie al limite della ragione umana per poi ritrovarsi a combattere con una certa freddezza espressiva e astrattezza formale. Con la collaborazione di Bruce Joel Rubin, sceneggiatore di Ghost – Fantasma, ci si ritrova catapultati all'interno di una gabbia immaginifica assolutamente intrigante, un tema, un simbolo, un elemento unificatore astratto, quello del tempo, con i quali si costringono personaggi ed eventi ad adeguarvisi. La distanza e la grandiosità di tutto ciò che capita al protagonista risulta essere troppo schematica per essere convincente. Quando si diventa troppo concettuali, troppo sottili e remoti, al contatto con le immagini, i personaggi rischiano di morire. Il regista sembra più interessato all'energia piuttosto che al colore che la storia avrebbe potuto sprigionare. Materia che scotta eccessivamente, che al cinema si prostituisce con estrema disinvoltura, perché sparizioni, ricomparse improvvise, gli incontri di sguardi, sono come viticci che sbucano da tutte le parti e si contorcono inesorabilmente senza trovare vie di fuga verso la poesia della scienza e della tecnologia, l'attrazione anche delinquenziale per l'inconsueto.

 

Titolo originale: The Time Traveler's Wife

Regia: Robert Schwenke

Interpreti: Eric Bana, Rachel McAdams, Arliss Howard, Ron Livingston, Stephen Tobolowsky

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 112'

Origine: USA, 2009

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