"Amelia", di Mira Nair

hilary swank in amelia di mira nairAmelia è il nuovo romance di Richard Gere. Nonostante sia il comprimario di Hilary Swank, è solo tramite la sua nuova collocazione cinematografica che è possibile l'identificazione tra il pubblico femminile e la protagonista: è attraverso il desiderio di essere amate da lui, che il miracolo è possibile. Amelia non sfugge alle regole hollywoodiane: quando al centro c'è la donna, il finale non può essere mai catartico.

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hilary swank in amelia di mira nairRichard Gere è tornato di nuovo al romance femminile, a distanza di un anno da Come un uragano. Del resto, è il genere che gli sta regalando una seconda giovinezza cinematografica, frutto di una metamorfosi possibile solo sul grande schermo: da icona della sessualità virile a imbolsito ma sempre affascinante uomo maturo e comprensivo. Nel film precedente, ascoltava pazientemente i rimpianti e le disillusioni di una Diane Lane in versione desperate housewife, mentre adesso è l'unico maschio capace di accettare e assecondare incondizionatamente le titaniche aspirazioni e i sogni di libertà di Hilary Swank. La prodigiosa attrice veste qui i panni di Amalia Earhart, la prima donna ad entrare nel mondo dell'aviazione, solitamente ristretto agli uomini. Il personaggio è tornato alla ribalta la scorsa primavera, quando Amy Adams ne fornì una gustosa parodia in Una notte al museo 2, e ha tutte le caratteristiche adatte all'occasione: è emancipata, è coraggiosa, è intelligente, ha non uno – perchè Richard Gere non basta, anche il cuore di Ewan McGregor deve palpitare per lei – ma ben due bellocci pronti a fare follie per il suo amore. Non è solo bella, ha anche un animo coraggioso e un carattere testardo: ha tutte le doti che una donna le invidierebbe, e la sua condanna cinematografica è quella di non potere fare a meno di averle. Al cinema, il romanticismo è ancora abbastanza schematico: quando è rivolto agli uomini, ha di solito le sfumature della commedia; quando è rivolto alle donne, quando cerca di indurle alla identificazione con la protagonista, quando mira al loro desiderio di essere amate nell'unico modo – totalizzante, coinvolgente, passionale – in cui Richard Gere potrebbe amarle, vira inevitabilmente verso il dramma. Per Hollywood è ancora impossibile pensare a una donna completamente indipendente e allo stesso tempo felice: per le regole del genere, la vita della Earhart non può essere un esempio catartico, e non è questo il caso che può permettersi un'eccezione. Mira Nair viene dal cinema indiano – è stata tra le prime a tradurre Bollywood per il pubblico occidentale – ma in questo caso è completamente asservita alle regole della sceneggiatura, confezionata da un veterano come Ronald Bass e da Anna Hamilton Phelam, abituata ai biopic di grandi donne della storia (adattò già quella di Diane Fossey in Gorilla nella nebbia). Grazie al loro contributo, Amelia diventa il più classico dei film da vedere con i fazzoletti pronti: posizione tutt'altro che degradante, ma sicuramente impegnativa e condizionata da tutti i passaggi necessari per arrivare allo scopo. La messa in scena si segnala più che altro per la fotografia di Stuart Dryburgh, spesso invecchiata e plasmata sui cinegiornali, in modo da ricreare l'atmosfera delle grandi imprese pioneristiche degli anni trenta.

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Titolo originale: id.

Regia: Mira Nair
Interpreti: Hilary Swank, Richard Gere, Ewan McGregor, Christopher Eccleston, Joe Anderson, Cherry Jones, Mia Wasikowska
Distribuzione: 20th Century Fox
Durata: 111'
Origine: USA, 2009

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