"Scusa ma ti voglio sposare", di Federico Moccia

raoul bova e michela quattrociocche in scusa ma ti voglio sposare di federico mocciaHa ben poco senso lamentarsi adesso, appare ovvio, se la Cecilia Dazzi de I ragazzi del muretto ha figliato la Niki di Moccia: chiediglielo con un'insegna luminosa intermittente, e non potrà dirti di no. A segnare il tempo che passa, resteranno soltanto le chiamate non risposte che si affastellano sul display di un cellulare, o i seguiti dei tanti possibili Scusa ma…che segnano la missione salvifica sui giovani intrapresa da Bova, la via morale di Raoul

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Scusa ma ti voglio sposareLa piccola rivolta di Pino Quartullo, padre di Niki Quattrociocche dai modi spicci e senza troppi peli sulla lingua (lui e la moglie sono ex punkettoni settantasettini, com'è noto…), si riduce a sparare – involontariamente? – al preziosissimo cane del futuro aristocraticissimo suocero, padre di Raoul Bova, durante una battuta di caccia nella lussuosissima tenuta della famiglia di lui. Questa scena – insieme alla comparsa, tra le mani di Niki, di un temibilissimo lucchetto da agganciare su un ponte sulla Senna, a Parigi – è l'unico vero sussulto della nuova fatica registica di Federico Moccia, che scorre innocua e liscissima, come le superfici che la ragazza ama surfare con la sua surfboard. E questo nonostante la pellicola sia più volte ingolfata dall'eccesso di scrittura (l'avreste mai detto?), puntuale come il dolly sui personaggi all'inizio di ogni sequenza, con il movimento di macchina accompagnato da un ingorgo di voci fuoricampo (parlano in voice over praticamente tutte le figure del film almeno una volta) per lo più immotivato. L'uso della voice over trova infatti sfogo soltanto nella seconda idea registica di Moccia (la prima è appunto il dolly che si abbassa): il carrello circolare a fasciare i gruppi di attori che si scambiano dialoghi, la cui utilità primaria appare con sempre maggiore insistenza quella di scovare il product placement lasciato in bella mostra sulla scena. Ha ben poco senso lamentarsi adesso, appare ovvio, se la Cecilia Dazzi de I ragazzi del muretto ha figliato la Niki di Moccia (per poi presentarsi alla cerimonia di matrimonio della figlia con un vistoso cilindro in testa – lui e il marito sono ex punkettoni settantasettini, com'è noto…): chiediglielo con un'insegna luminosa intermittente, e non potrà dirti di no. Lo capisce subito il nuovo pretendente di una Quattrociocche rosa dai dubbi sull'andare o meno con Bova all'altare: un giovane che se ne approfitta seducendola con versi di Keats, dimenticando ovviamente che Keats ha pensato bene di crepare a 26 anni. A segnare il tempo che passa, resteranno soltanto le chiamate non risposte che si affastellano sul display di un cellulare: Raoul Bova lo sa meglio di tutti, e si sarà pure buttato via (come si è buttato via), ma di certo non pare volersi affrancare dalla missione autoassegnatasi di indicare ai giovani dov'è il bene e dov'è il male, la via morale di Raoul – in mezzo agli Sbirri, ti guarda in camera e ti dice “non ti drogare”. Davanti a una minacciosissima calca di giovani che ballano su di una spiaggia di Ibiza (!), sale sul palco e spiega a tutti l'amore. Non è dato sapere quanto programmaticamente, subito prima Moccia s'era divertito con la messinscena di un corso prematrimoniale condotta dagli strampalati discorsi di un prete di fronte a una folta schiera di coppie decise al grande passo – il confronto tra le due sequenze potrebbe addirittura generare del senso (critico?). Infine, quel momento di sospensione sull'obiettivo che stringe su Niki in abito da sposa, in procinto di dare la sua risposta alla domanda del sacerdote, e per un attimo speri che il film si chiuda senza svelarci la sillaba pronunciata dalla ragazza. Ovviamente, non andrà così: e gli amici animalisti non dissotterrino l'ascia, il cane del suocero, si scoprirà poi, è rimasto illeso dal colpo di fucile di Quartullo.

Regia:Federico Moccia
Interpreti: Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Francesco Apolloni, Luca Angeletti, Cecilia Dazzi, Ignazio Oliva, Pino Quartullo
Distribuzione: Medusa
Durata: 100’
Origine: Italia, 2010

 


 

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