"Tutto l'amore del mondo", di Riccardo Grandi

tutto l'amore del mondo

Sembra di essere in una sorta di pianeta sospeso e immobile, dove i giochi d’amore, privati del loro ritmo, non arrivano a sfiorare né le scintille della commedia né il sangue dei sentimenti. Ogni volta che l’incontro/scontro tra i due protagonisti è sul punto di provocare scosse telluriche, uno stacco provvede a rimandare il terremoto. E a parte brevi vertigini, si rimane imbrigliati nella solita riflessione epocale/generazionale sul viaggio e sulla linea d’ombra

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tutto l'amore del mondoNicolas Vaporidis, alla sua prima avventura come produttore di un film, si affida ancora una volta alle cure dello sceneggiatore Massimiliano Bruno (Notte prima degli esami, Notte prima degli esami – Oggi, Questa notte è ancora nostra), vecchio compagno di viaggio del duo Brizzi-Martani. La garanzia di una formula collaudata. Il punto di partenza è una pièce dello stesso Bruno, InterRail, riadattata con la collaborazione di Andrea Bassi ed Edoardo Falcone.
Matteo Marini lavora per una casa editrice specializzata in guide turistiche, ma è costretto ai lavori di basso profilo, come le ricerche sugli antichi pecorini del Molise. Ma la ruota della fortuna gira e la demenziale scomparsa della firma di punta della Magic Planet, l’indomito Mr. Mango, offre a Matteo l’occasione di una svolta. La manager di ferro (Monica Scattini) gli affida una guida romantica sulle capitali europee dell’amore: Barcellona, Parigi, Londra, Amsterdam. E’ l’opportunità di intascare una cifra considerevole e di dar, così, una mano alla madre libraia, oppressa dai debiti. Ma a Matteo viene affibbiato un fotografo scapestrato, Ruben (Alessandro Roja), che ben pensa di portare in viaggio la sua nuova conquista, Valentina (Myriam Catania). Che, a sua volta, come in una ronde del destino, si fa accompagnare dalla bella e sensibile Anna (Ana Caterina Morariu), figlia, guarda caso, del ricco avvocato che sta mandando sul lastrico la madre di Matteo. Naturalmente la matematica non è un’opinione: così il giovane ‘Routard’ scoprirà a proprie spese quanto l’amore sia necessario per scrivere una commedia romantica.

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tutto l'amore del mondoIl meccanismo da commedia sentimentale, come si intuisce, è a prova di bomba. Ma non basta a far girare le lancette a tempo. Perché il sapiente gioco degli stereotipi di Bruno rimane a un livello di pura teoria, imbrigliato nella sua stessa ragnatela dove non passa mai l’aria. E si avverte la distanza dal progressivo affinamento della scrittura di Brizzi e Martani, che, soprattutto con Ex, danno prova di un cinema che, nonostante le parvenze da ‘giocattolo’, riesce a guardar altrove, verso una più varia e più vera indagine dei sentimenti. Ma, forse, ancor più che nello script, il problema sta nella regia di Riccardo Grandi. Perché il suo sguardo, abituato alle forme ‘brevi’ del videoclip e della pubblicità, non sembra reggere la distanza del lungometraggio e non riesce a vestire la struttura di una forma adeguata. In Tutto l’amore del mondo si avverte sempre un senso di scollamento tra le scene, tra i personaggi, tra il racconto e la vita. Sembra di essere in una sorta di pianeta sospeso e immobile, dove i giochi d’amore, privati del loro ritmo, non arrivano a sfiorare né le scintille della commedia né il sangue dei sentimenti. Ogni volta che l’incontro/scontro tra Matteo e Anna è sul punto di provocare scosse telluriche, uno stacco provvede a rimandare il terremoto. E a parte brevi vertigini (la scena del Texas Hold’em, in cui padre e figlio ritrovano per un istante il senso di un legame perduto) e alcune trovate teneramente divertenti (la cena tra Monica Scattini e Riccardo Rossi, tra il carnefice e la vittima), si rimane imbrigliati nella solita riflessione epocale/generazionale sul viaggio e sulla linea d’ombra. E questo dà anche l’esatta misura della prigione che Nicolas Vaporidis sembra costruirsi film dopo film. Un corpo e un volto che appare sempre più legato a un’immagine tardo-adolescenziale, come in una sorta di sindrome di Peter Pan che non gli permette di accettare la sfida di un altro cinema, se non in rari casi (Cemento armato, pur sempre sotto l’ala protettrice di Martani e Brizzi). E’ un peccato. Ma forse Tutto l’amore del mondo è, a suo modo, un segnale. I giovani interpreti, per quanto bravi, cedono presto il campo alle apparizioni fulminanti dei ‘vecchi’: Montesano, Rubini, gli stessi Monica Scattini e Riccardo Rossi. Come a dire che il cinema italiano è ancora, meravigliosamente, un cinema di papà.  

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Regia: Riccardo Grandi
Interpreti: Nicolas Vaporidis, Ana Caterina Morariu, Alessandro Roja, Myriam Catania, Enrico Montesano, Sergio Rubini, Monica Scattini, Riccardo Rossi, Eros Galbiati, Sara Tommasi
Distribuzione: Medusa
Durata: 99’
Origine: Italia, 2010
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