"Remember me", di Allen Coulter

remember me robert pattinson

Potrebbe sembrare la solita storia di un’adolescenza difficile e amara, l’ennesimo racconto di un conflitto generazionale, di una lacerazione dei rapporti padre-figlio, sacra ossessione del cinema americano di questo ventunesimo secolo. E in effetti, almeno per tre quarti, il film è proprio questo. Ma poi, con uno stacco netto, lo sguardo si smarrisce tra le ceneri roventi dell’11 settembre. Uno scarto violento, che, però, una volta assorbito il colpo, appare persino scontato nella sua inesorabile costruzione. Ma è un discorso non facile

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remember meMetropolitana di New York, 1991: una donna viene uccisa da due rapinatori, proprio dinanzi agli occhi di sua figlia. Si tratta della moglie di un poliziotto, Neil Craig. E’ solo l’incipit. Dieci anni dopo ritroviamo Tyler Hawkins, giovane e irrequieto rampollo di un ricco e gelido uomo di affari. Il primogenito, Michael, si è suicidato sei anni primi, schiacciato dalla pressione paterna. Durante una notte di baldoria, Tyler s’immischia in una rissa e viene arrestato proprio da Craig. Uscito su cauzione, scopre che la bella Ally è la figlia del poliziotto. Per scommessa e per spirito di vendetta, prende a corteggiarla. Se ne innamora, inevitabilmente.
Potrebbe sembrare la solita storia di un’adolescenza difficile e amara, l’ennesimo racconto di un conflitto generazionale, di una lacerazione dei rapporti padre-figlio, sacra ossessione del cinema americano di questo ventunesimo secolo. E in effetti, almeno per tre quarti, Remember me è proprio questo. Un melò senz’anima che prova a concentrarsi sui suoi giovani protagonisti, sulla loro richiesta di amore e autenticità, sul loro difficile tentativo di elaborare il lutto e la sofferenza, sulla ricerca disperata di una ‘guida’, di un punto di riferimento. Ma poi, con uno stacco netto, lo sguardo si smarrisce tra le ceneri roventi dell’11 settembre. E allora, d’un tratto, tutto assume una luce nuova, spettrale, tra le nuvole di fumo che si alzano dalle macerie del World Trade Center. Uno scarto violento, che, però, una volta assorbito il colpo, appare persino scontato nella sua inesorabile costruzione. Ma è un discorso non facile. Quasi tutti hanno gridato allo scandalo, protestando contro l’abjection di una svolta ricattatoria e non necessaria. Ma senza scomodare troppo i maestri, ci è stato insegnato che nel cinema la morale è una questione che riguarda l’inquadratura, non già la storia. E, francamente, non si può rimproverare nulla alle scelte di Coulter (regista che si è fatto le ossa in alcune delle più importanti serie TV degli ultimi anni, Sex and the City, I soprano). Anzi, i suoi occhi sembrano risvegliarsi improvvisamente dal torpore. E non vanno alla ricerca della pornografia della morte (l’osceno episodio di Iñárritu di 11’09’’01?), ma scelgono di stare dalla parte dei vivi, di chi è fuori dal disastro e, senza scampo, dentro il dolore. Remember me d’un tratto scopre di essere un film su una città, sulle cicatrici di una comunità. Dal Queens a Downtown, dagli oscuri abissi della metropolitana alle cime celesti dello skyline. E’ questa New York, specchio ‘vocativo’ di una nazione, il figlio che piange le sue radici strappate. Non è, non può essere il solito discorso sulla tragedia che ricuce. Perché, al fondo, c’è la suggestione di una traccia, lo sconcerto autentico, sincero di una generazione chiamata a confrontarsi con l’assurda necessità della Storia. Certo, il colpo d’ala non basta a ridar fiato alla scrittura di Will Fetters, tutto sommato convenzionale, nonostante la supervisione (non accreditata) di Jenny Lumet, la figlia d’arte che ha firmato lo script di uno dei film più incredibili degli ultimi anni (Rachel Getting Married). Né, tanto meno, basta a restituire cuore e anima a un film fin troppo costruito sul suo protagonista, Robert ‘Twilight’ Pattinson, bello non ancora dannato. Ma l’emozione c’è, è altrove, si muove sottotraccia e riemerge per incrociare lampi di disperazione nelle rughe febbrili di Chris Cooper o nel dolore trattenuto di Pierce Brosnan, che sembra ritornare al personaggio di The Greatest. E’ sul volto di questi padri che corre il cinema.
 
Titolo originale: Id.
Regia: Allen Coulter
Interpreti: Robert Pattinson, Emilie de Ravin, Chris Cooper, Pierce Brosnan, Lena Olin, Tate Ellington, Kate Burton, Martha Plimpton
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 114’
Origine: USA, 2010
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    Un commento

    • Ma che ha di pornografico l'episodio di Inarritu lo sai solo tu, visto che era forse l'unico episodio interessante di un film bieco come 11/9, un saggio sensoriale da applausi.