"Sul mare", di Alessandro D'Alatri

sul mare

Se si potesse sfrondare il film dai rami secchi che intralciano la vista e il respiro, se si riuscisse a prescindere dalle improbabili sortite ‘sociali’, dai limiti ristretti delle carinerie di un minimalismo troppo pulito, si scoprirebbe il cuore nudo e sanguinante di una storia d’amore in cui è impossibile non riflettersi. Una storia d’amore mai lineare, che si muove seguendo il ritmo delle stagioni e i volubili umori del mare

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sul mareSalvatore è un ventenne di Ventotene, un ragazzo dalla forma invidiabile e dalle prospettive ristrette. La sua è una vita ‘da materasso’: il lato estivo e il lato invernale. Nella ‘stagione’ se la spassa, facendo il barcaiolo per turisti e accontentando le donne in cerca di avventure balneari. ‘Fuori stagione’ è costretto a sbarcare sulla terraferma, per lavorare come operaio nei cantieri edili di Formia. La sua vita è tutta qui, senza scosse e senza grandi speranze. Ma un’estate arriva sull’isola una turista da Genova, Martina, una studentessa silenziosa e inquieta. Salvatore capisce immediatamente che non si tratta della solita avventura. L’amore dapprima è un’esplosione improvvisa, poi scava dentro, irrimediabilmente.
D’Alatri, dopo aver puntato lo sguardo sugli splendori e le miserie di una romanità rampante (Commediasexi) e sulle malinconie della mezza età, cambia completamente prospettiva, per provare a raccontare i turbamenti della giovinezza e la solitudine geografica ed esistenziale di un mondo ‘eccentrico’, tagliato fuori dai rapidi cambiamenti della contemporaneità. Il punto di partenza è un racconto di Anna Pavignano, In bilico sul mare, una storia ‘isolana’, su cui D’Alatri tenta di costruire un discorso produttivo e artistico decisamente nuovo per il suo cinema. Si affida, innanzitutto, a due giovani protagonisti, ancora poco noti: Dario Castiglio, figlio di Peppino di Capri, e Martina Codecasa. Ma soprattutto, per marcare la differenza con i film precedenti, sceglie di puntare sul low budget e sul digitale. E proprio con questa mossa D’Alatri gioca la sua carta vincente, perché riesce a trovare un’intensità pittorica finora sconosciuta, che gli consente di tratteggiare e suggerire i sentimenti, ancor prima di raccontarli. Certo, Sul mare s’inquadra perfettamente nei confini di un cinema che dà il meglio di sé quando si concentra sulle dinamiche incerte e precarie dei rapporti, ma che precipita inesorabilmente quando pretende di aprirsi a una prospettiva sociologica e ‘politica’ sempre di superficie. Ma se si potesse sfrondare il film dai rami secchi che intralciano la vista e il respiro, se si riuscisse a prescindere dalle improbabili sortite sull’immigrazione clandestina, sul lavoro nero e le morti bianche, dai limiti ristretti delle carinerie di un minimalismo troppo pulito, si scoprirebbe il cuore nudo e sanguinante di una storia d’amore in cui è impossibile non riflettersi. Una storia d’amore mai lineare, che si muove seguendo il ritmo delle stagioni e i volubili umori del mare, con quei suoi colori indefinibili, oggi meravigliosamente abbaglianti, domani dolorosamente cupi.  
 
Regia: Alessandro D’Alatri
Interpreti: Dario Castiglio, Martina Codecasa, Raffaele Vassallo, Vincenzo Merolla, Nunzia Schiano, Anna Ferzetti
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 100’
Origine: Italia, 2010
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    Un commento

    • Martin Pescatore

      e bravo Spiniello! non era facile trovare il giusto equilibrio tra le insopportabili carinerie del film e la sua anima innocente di fondo, malamente nascosta dagli afflati politico-sociali. Possible che il cinema italiano debba sempre finire dietro dei quadretti da sociologia spiccia anche quando il cuore della storia è una pura storia d'amore? Ma, caro Spiniello, anche nel gioco dei sentimenti il film si perde nei quadretti con cornice… e gli attimi di libertà si notano, ma a che pro usare digitale e HD per poi farsi trattenere con forza la libertà di narrare "senza respiro"?