FESTIVAL DI ROMA 2009 – "Rupi del vino", di Ermanno Olmi (L'altro Cinema/Extra documentari concorso)

ermanno olmi rupi del vino

Ermanno Olmi brinda con il vino della Valtellina ai suoi cinquant’anni di attività e in Rupi del vino coniuga presente e passato, tradizione e modernità, durante il suo viaggio lungo la Valtellina per documentare i vigneti che si estendono in prossimità delle cime maestose delle Alpi. Lo sguardo del maestro bergamasco sempre pulito, lineare, consequenziale, secco nel descrivere i luoghi, le sue care montagne.

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rupi del vinoErmanno Olmi regala al Festival di Roma questa sua ultima fatica documentaristica, Rupi del vino presentato nella sezione L’altro Cinema Extra e in concorso tra i documentari. Le montagne della Valtellina si aprono allo sguardo del maestro bergamasco raccontando il lavoro degli uomini che strappano alla montagna fazzoletti di terra per creare i terrazzamenti dove poi coltivare la vite. Chilometri e chilometri di viti disegnano le pendici delle montagne e dietro questa meraviglia c’è il lavoro dell’uomo che da secoli perpetua la tradizione della coltivazione della vite. Olmi sceglie come guida Mario Soldati che in L’avventura in Valtellina percorre gli stessi suoi itinerari.
L’autore coniuga presente e passato, tradizione e modernità, durante il suo viaggio lungo la Valtellina per documentare i vigneti che si estendono in prossimità delle cime maestose delle Alpi. La perfetta linearità del suo incedere è ormai superlativa e questo ultimo lavoro non fa che confermarlo. Olmi prende le mosse dal passato che vuole fare suo e procede in questa ricerca partendo dai manuali che insegnavano ai contadini come curare la vite, quali lavori fossero necessari per la buona riuscita del raccolto. Il suo sguardo è sempre pulito, lineare, consequenziale, secco nel descrivere i luoghi, le sue care montagne, dove il soggiorno fa bene alla salute.
Così vediamo i contadini dissodare la terra per strappare qualche metro quadrato per la vite, arginare il terreno con i muri a secco che, nella loro perfezione, ridisegnano magicamente i costoni delle montagne, piantare un virgulto di vite e attendere il suo sviluppo. Le stagioni segneranno i tempi di ogni successivo intervento e si dovranno quindi sgarzolare le viti, eliminare i grappoli troppo vicini gli uni agli altri e poi, quando il tempo sarà giunto, vendemmiare. Su tutto vigileranno le montagne della Valtellina, con lo Stelvio e i suoi ghiacciai a dare forma a questa valle e ai suoi tesori.
Non vi è dubbio che Rupi del vino sia un ennesimo lavoro realizzato per conservare e lasciare traccia di una memoria, non soltanto di quella cultura contadina tanto cara al maestro bergamasco. In questo senso, per il desiderio di lasciare tracce e insegnamenti potremmo dire che questo sia un  film-enciclopedia, un film che divulga e tramanda, nel quale però non vi è scontro tra civiltà contadina e modernità, proprio nell’ottica pacificata della loro coniugazione. Perché se è vero che Olmi ci racconta il passato, invitandoci a tenerlo sempre presente, non dimentica che oggi i suoi contadini possono essere aiutati nel trasporto della terra che servirà alle viti dalla modernità dell’elicottero che la trasporta dalla valle al monte o dagli enologi che calibrano con sapienza il prodotto finale.
Per altro verso non vi è altrettanto dubbio il film costituisca un altro atto d’amore per i suoi luoghi, quei luoghi che lo videro quasi esordiente girare quello sconosciuto film sull’Adamello che era Il tempo si è fermato, un altro film-enciclopedia, nel quale è da ricercarsi un insegnamento sul come l’uomo possa convivere con la montagna. Un'altra opera nella quale questi temi, dell’incontro tre la civiltà contadina e quella urbana, avevano il sapore del confronto, come accade oggi, ma ancora più mitemente qui in Rupi del vino.
Poi finalmente, dopo tanta fatica e tanta dedizione, si arriva al vino a quel vino che come Olmi stesso ci ha insegnato in Centochiodi è il migliore viatico per un’amicizia, che, a sua volta, è meglio leggere cento libri. Qui apprendiamo che ci sono cinque buone ragioni per bere il vino: l’arrivo di un amico, la bontà del vino, la sete presente e quella che verrà e qualunque altro motivo.

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