"Tropical Malady "di Apichatpong Weerasethakul
Dalla metropoli al villaggio, dalla cultura rurale alla dimensione primitiva, “Tropical Malady” è un processo di "illuminazione",un'esperienza spirituale che procede per sottrazione.
Tropical Malady,coproduzione franco-tailandese anche con l'apporto italiano di Marco Muller, inizia richiamando con un proverbio la ferinità perduta e oppressa che uccidiamo dentro di noi per poi dipanarsi nettamente diviso in due parti da titoli di testa/coda a metà film (e qualcuno ha pensato che stava per assistere ad una ulteriore visione) prima nei grovigli della civiltà e poi nella giungla.
Keng, un giovane soldato (forse, perchè ad un commerciante dichiara di essere disoccupato e di portare la divisa per trovare lavoro più facilmente) torna da una caccia vittoriosa (ma chi o che animale ha ucciso?) alle soglie della foresta in cui si aggira una figura nuda e primitiva; tornato in città passa due giorni in compagnia di Tong, tagliatore di ghiaccio, emigrato di provincia. I due vanno al cinema, a un concerto, innamorati bighellonano in una affollata e rumorosa metropoli asiatica per poi passare altri giorni presso la famiglia di Tong, che vive in un villaggio rurale ai margini della giungla. Qui avviene una misteriosa sparizione, Tong (e il film) si sposta nella foresta alla ricerca di una tigre che porta dentro il vecchio spirito di uno sciamano che secondo la leggenda aveva acquistato la capacità di incarnarsi nelle bestie.
Titolo originale: Sud Pralad
Regia: Apichatpong Weerasethakul
Interpreti: Sakda Kaewbuadee, Banlop Lomnoi, Siriwej Jareomchon, Udom Gromma
Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 118'