CANNES 63 – "Hors-la-Loi", di Rachid Bouchareb (Concorso)

hors la loiIl regista francese di origini algerine riporta sullo schermo gli anni che precedono l’indipendenza dell’Algeria, partendo dalla strage di Sétif nel 1945, ad opera delle truppe colonizzatrici transalpine, che provocarono 45.000 morti tra i civili. Tre fratelli, costretti a lasciare il loro Paese, per i tumulti indipendentisti, sono pronti a combattere sul suolo “nemico”, per la libertà. Corpi, sballottati dalla storia, senza mai far scorrere nelle vene degli stessi sangue e materia

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

--------------------------------------------------------------
THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

--------------------------------------------------------------
hors la loiLe polemiche che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare il film (la destra francese protesta per alcune ricostruzioni), lasciano molto dubbiosi su quanto abbiano giovato. In realtà, la sensazione è che le stesse polemiche abbiano di gran lunga scavalcato l’effettivo valore qualitativo della pellicola, che si rivela essere un prodotto di stanca televisione, con effetti speciali, sentimentali, narrativi, ben calibrati e poco destabilizzanti. Il regista francese di origini algerine riporta sullo schermo gli anni che precedono l’indipendenza dell’Algeria, partendo dalla strage di Sétif nel 1945 (risposta ad un precedente attentato algerino?), ad opera delle truppe colonizzanti transalpine, che provocarono 45.000 morti tra i civili. Tre fratelli, costretti a lasciare il loro Paese, per i tumulti indipendentisti, sono pronti a combattere sul suolo “nemico”, per la libertà. Messaud parte per la guerra in Indocina, combattendo per la Francia, Said fa fortuna avviando affari loschi a Parigi e aprendo una palestra di boxe, sua vera passione, Abdelkader, dopo anni di prigione, prende la testa del movimento per l’indipendenza algerina. Solo la madre, salva per miracolo dopo gli scontri armati per le strade di Sétif, prova con tutte le sue forze a tenere unita la famiglia, disapprovando i metodi di Said e appoggiando l’impegno per la causa degli altri due figli ritornati insieme dopo le loro personali vicissitudini. Il regista di London River e Indigènes (in Concorso a Cannes nel 2006), ancora una volta delude le aspettative, lasciando inermi i suoi corpi, sballottati dalla storia, senza mai riuscire a far scorrere nelle vene degli stessi sangue e materia. La denuncia è mortificata da una condotta di regia sempre didascalica. A poco valgono, a differenza dei suoi lavori precedenti, le intenzioni di scavare nelle ombre del genere spionistico e della ricerca di effetti speciali tipici del cinema di guerra. Per un attimo prova anche ad allargare il campo senza insistere nell’uso della macchina a mano e dei primi piani insistiti come in passato, provando a scorporarsi da un certo approccio manieristico. Ma i risultati restano modesti, dove è sempre più rara la capacità di lasciar vibrare le emozioni e il grido di speranza.  

  
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array