VENEZIA 67 – "Niente paura – come siamo come eravamo le canzoni di Luciano Ligabue", di Piergiorgio Gay (Fuori concorso)

Una lezione di storia recente e di etica che non cita nessuno, nessuno dei nomi dei politici di oggi, destra o sinistra compresi. Senza alcun sociologismo da sinistra snob che si lamenta del decadimento culturale del nostro paese e citazioni di reality. Sorvolando qualsiasi discorso ideologico, con Draquila appare oggi il documentario più necessario. Da far vedere nelle scuole. Non tanto per smuovere le coscienze ma per recuperare la nostra recente memoria.

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LigabueSi può parlare ancora dell'Italia di oggi attraverso la nostra memoria. Si può fare in modo semplice, diretto, quasi banale ma vero. Ligabue ci mette la faccia, le parole, la musica e il cuore. Ma il cantautore è un tramite, un passaggio attraverso il quale si arriva a personaggi più conosciute (Giovanni Soldini, Stefano Rodotà, Carlo Verdone, Roberto Saviano, Paolo Rossi, Fabio Volo, Luciana Castellina, Javier Zanetti, Beppino Englaro, Margherita Hack, Don Ciotti, Umberto Veronesi) e alla gente comune. Non c'è filtro, sono tutti sullo stesso piano e tutti si mettono a nudo. Soprattutto c'è un comune senso di smarrimento, di identità perduta, la necessità di regole-base che sono sparite. Niente paura scalda la testa e i sensi per come è diretto. "Non avere rimpianti e avere memoria" dice Rodotà. Per questo Don Ciotti ricorda anche la figura necessaria e dimenticata di Rita Atria (la cui vicenda è stata raccontata in La siciliana ribelle) o Paolo Rossi suggerisce provocatoriamente la presenza 'fascista' di una polizia culturale che ti ferma per strada, ti chiede i documenti e poi ti domanda se hai mai letto "I Promessi Sposi" e a che punto si è arrivati. Non poteva essere più incalzante un documentario sulla decadenza del nostro paese come quello di Piergiorgio Gay. Senza paura, anzi niente paura, con il coraggio di dire le cose come stanno. E per capire come siamo, attraverso un'ottima ricerca di documentazione d'archivio, il film mostra 'come eravamo' ripercorrendo in maniera fluviale e toccante la storia italiana degli ultimi 30 anni evocata non in maniera programmatica ma che prende avio dalle testimonianze. Si passa così dalle vittorie dei mondiali di calcio del 1982 e del 2006, all'arrivo della nave Flora con 20.000 cittadini albanesi nel 1991. E poi la caduta del muro di Berlino, la manifestazione degli immigrati a Rosarno (tocca il cuore la frase di un ragazzo che dice "Senza ordine non si può progredire" e poi "Quello che dovete fare è educare i vostri figli"), passando per il caso Saviano, il caso Eluana Englaro, la strage di Bologna, di Capaci, l'omicidio di Borsellino, i funerali di Guido Rossa e la figlia che perdona il brigatista che l'ha ucciso. Niente paura proietta gli stati d'animo di oggi. Tra sconforto e perdita di speranza (l'omicidio fuori un bar di Napoli), alla voglia di rialzarsi e di potercela e volercela fare (il boss mafioso arrestato tra gli applausi della gente). Ci sono degli articoli della Costituzione che vengono letti, che ora come ora possono sembrare un'utopia, eppure così ridanno quella dignità che sembrava smarrita. E poi la grandezza di alcuni uomini che hanno sempre creduto nella giustizia: Falcone, Borsellino, Sandro Pertini che nel 1980 diceva: "la politica deve essere fatta con le mani pulite" e poi due parole "onestà e coraggio". Una lezione di storia recente e di etica, che non cita nessuno, nessuno dei nomi dei politici di oggi, destra o sinistra compresi. Senza nessun sociogismo da sinistra snob che si lamenta del decadimento culturale del nostro paese e citazioni di reality. Videocracy poteva essere lo specchio dell'Italia di oggi (che funzionava però più a livello teorico), Niente paura è l'anima. Sorvolando qualsiasi discorso ideologico, con Draquila appare oggi il documentario più necessario. Da far vedere nelle scuole. Non tanto per smuovere le coscienze ma per recuperare la nostra recente memoria.

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