"Caribbean Basterds", di Enzo G. Castellari

Caribbean Basterds di Enzo Castellari
Castellari restituisce il "favore" a Tarantino, ma questa volta l'allievo ha nettamente superato il maestro. Il regista italiano rimane imbrigliato in un eccessivo citazionismo cinematografico, forse tentativo di riportare in auge il b-movie di genere, forse semplice sfogo personale di un cineasta ormai diventato cult. Manca al film di Castellari quell’arguzia ed ironia di cui è stracolmo il cinema di Tarantino e che forse avrebbe permesso a quest’opera di prendersi meno sul serio evitando inutili messaggi pacifisti sulla guerra e lo spaccio di armi, per rimanere nell’umiltà di un divertissement nostalgico ed ammiccante
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Caribbean Basterds di Enzo CastellariForte del successo del remake tarantiniano del suo Quel maledetto treno blindato, Enzo Castellari torna alla regia con un film che già dal titolo omaggia proprio l’autore di Pulp fiction: Carribbean Basterds, storia di due ricchi fratelli inglesi Roy (Vik. C. Ryan) e Linda (Eleonora Albrecht), che, in vacanza in un’isola del Venezuela, in preda ai sensi di colpa per i traffici di armi del padre, decidono di vendicarsi di alcuni uomini d’affari coinvolgendo José (Maximiliano Hernando Bruno), un giovane innamorato di Linda. Tra sesso, alcool e violenza, i tre ragazzi finiranno per interferire con il boss locale – guarda caso di nome Tarantino – , che, coadiuvato da una polizia mai così ambigua, rivolterà loro contro tutti i suoi scagnozzi.

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Se negli anni Settanta era il cinema italiano a strizzare l’occhio a quello americano, per poi diventare a sua volta fonte d’ispirazione per i giovani cineasti degli anni Novanta, ora si torna di nuovo indietro, in un circolo vizioso che fa di Castellari al contempo “maestro” e “allievo” del cinema pulp.
Attori vestiti da drughi kubrickiani con bombetta e bastone, discorsi meta-cinematografici tra i protagonisti sulla violenza citando nuovamente Arancia meccanica, sparatorie a metà tra lo stile di Michael Mann e quello del grande John Woo (vedere The killer in rapporto al finale di Caribbean Basterds), sesso a volontà e la protagonista con caschetto nero alla Uma Thurman, sono gli ingredienti per un b-movie limitato da una telecamera eccessivamente frenetica e da un montaggio che mischia bianco e nero e colore creando grossi problemi di visione e quasi un certo fastidio nello scorrimento della vicenda.
Non si sa se il doppiaggio assolutamente fuori sincrono sia un effetto voluto o meno, resta il fatto che con Caribbean Basterds, il regista abbia voluto tentare di riproporre quel cinema di genere che tanto ha dato all’Italia, ma che forse ora sembra veramente troppo eccessivo, più simile alla televisione che al cinema, troppo datato nel suo stile per poter ancora coinvolgere il giovane pubblico.
Manca al film di Castellari quell’arguzia ed ironia di cui è stracolmo il cinema di Tarantino e che forse avrebbe permesso a quest’opera di prendersi meno sul serio evitando inutili messaggi pacifisti sulla guerra e lo spaccio di armi, per rimanere nell’umiltà di un divertissement nostalgico ed ammiccante: passione personale di un regista diventato a torto o a ragione cult.
 
Titolo originale: id.
Regia: Enzo G. Castellari
Interpreti: Vik C. Ryan, Eleonora Albrecht, John Armstead, Maximiliano Hernando Bruno, Gustavo Ceballos
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 90’

Origine: Italia 2010

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