"The Horde", di Yannick Dahan e Benjamin Rocher

The Horde
La vista dal tetto del palazzo, su una Parigi in fiamme, urla terrorizzanti dalle strade circostanti, corpi affamati di bestie che prima erano uomini, tutto faceva presagire una svolta appassionante e dal fascino quasi autoriale. Purtroppo quando il massacro per la sopravvivenza comincia, si finisce per scadere nei luoghi comuni.
La horde si trascina per novanta minuti, ricchi di momenti esaltanti e a tratti davvero ispirati, ma anche di banalità che, dopo centinaia di pellicole a tema, hanno oggi un po' stancato

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The HordeI morti viventi sono tornati. E questa volta parlano francese. La horde, il film d'esordio della coppia Yannick Dahan e Benjamin Rocher è l'ennesimo zombie movie, classico fino al midollo, ricco di quei topoi che tanta fortuna hanno portato al sottogenere horror per eccellenza. Presentato l'anno scorso al Festival di Venezia, e basato sul corto Rivoallan (una sorta di prequel) degli stessi autori, La horde (in uscita in Italia col titolo anglicizzato) è un progetto ambizioso, che però non osa fino in fondo e alterna spunti originali a stereotipi del filone sin troppo abusati. La storia, come al solito, segue un gruppo di sopravvissuti a una terribile epidemia che ha trasformato la quasi totalità della popolazione parigina. In un palazzo fatiscente delle banlieu quattro poliziotti e i criminali cui erano sulle tracce, si trovano gioco-forza a dover collaborare per la sopravvivenza quando l'edificio viene preso d'assedio da centinaia di zombi assetati di sangue e carne umana. Questo tacito accordo di non belligeranza però non nasconde i forti contrasti all'interno di questo insolito gruppo di fuggitivi, che troveranno a opporsi anche sulla stessa sponda. Riusciranno a salvarsi la vita?
La Horde
vive di alti e bassi, e riesce infine a strappare una sufficienza e a imporsi come discreta alternativa alle scorribande romeriane, ma forse gli si chiedeva qualcosa di più. Questo perchè i primi venti minuti, precedenti alla comparsa dei non morti (la causa dell'epidemia è totalmente ignota, e così rimarrà sino alla fine, lasciando la curiosità a morire con essa), vivevano di buone atmosfere, a metà tra il poliziesco più cupo e il dramma di rapporti che legava i personaggi. Così come l'avvento, la scoperta di questa brutale epidemia, che finisce in poco più di due minuti per decimare le già risicate fila dei protagonisti. Terrore, spavento e una certa classe irruenta di questa violenza non edulcorata, brutale e sconvolgente nel suo arrivo improvviso. La vista dal tetto del palazzo, su una Parigi in fiamme, urla terrorizzanti dalle strade circostanti, corpi affamati di bestie che prima erano uomini, faceva presagire una svolta appassionante e dal fascino quasi autoriale. Purtroppo quando il massacro per la sopravvivenza comincia, si finisce per scadere nei luoghi comuni, con caratteri psicologici che perdono la loro tridimensionalità e rendono gli uomini quasi più stolti di coloro da cui vengono cacciati, separando in parte il concetto di presunta veridicità sempre necessario se si vuole creare un'empatia con lo spettatore, e non offrire al pubblico il classico spara-tutto cinematografico. Ed ecco così che, escluso il finale originale-ma-non-troppo, e la sottile metafora sulla brutalità insita anche nell'animale uomo, che non lo differenzia molto dagli zombi stessi, La horde si trascina per novanta minuti, ricchi di momenti esaltanti e a tratti davvero ispirati, ma anche di banalità che, dopo centinaia di pellicole a tema, hanno oggi un po' stancato. Chi ha fatto però dei morti viventi il suo credo di celluloide, difficilmente resterà deluso.

Titolo originale: La Horde
Regia: Yannick Dahan, Benjamin Rocher
Interpreti: Eriq Ebouaney, Aurélien Recoing, Jean-Pierre Martins, Jo Prestia, Claude Perron, Yves Pignot
Distribuzione: Fandango
Durata: 90'
Origine: Francia, 2009

 

 

 

 

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