“Dalla vita in poi”, di Gianfrancesco Lazotti

filippo nigro cristiana capotondi dalla vita in poiAdattato in chiave moderna dal regista, il Cyrano de Bergerac sembra qui interpretato da una giovane donna che attraverso un fitto scambio epistolare descrive in un pacato lirismo i suoi stati d’animo all’oggetto amato. Nonostante gli elementi drammatici come il carcere e l’handicap con il quale si trova a convivere la protagonista, il film del regista romano si regge su una freschezza attoriale che, attraverso alcune sincere ed energiche tonalità, sembra apparire come la grande trovata del film

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filippo nigro cristina capotondi dalla vita in poiAdattato in chiave moderna dal regista Lazotti, il Cyrano de Bergerac sembra qui interpretato da una giovane donna che attraverso un fitto scambio epistolare descrive in un pacato lirismo i suoi stati d’animo all’oggetto amato. “Talvolta il poeta cede al suo stesso incanto”, così le parole di Rostand del suo Cyrano servono ad aprire il film lasciando già intuire il soggetto e le caratteristiche dei suoi personaggi. Cyrano con un lungo naso e Katia con una sedia a rotelle – entrambi figure di suggeritori – rappresentano, almeno sulla carta, quanto di meglio si possa esprimere sulle passioni umane, attraverso una versatilità ed un candore espressivo che non trova eguali.
Una giovane donna, Rosalba (Nicoletta Romanoff) è innamorata di Danilo (Filippo Nigro), in carcere con l’accusa di omicidio. Per alleviare le sue sofferenze per i lunghi giorni da trascorrere dietro le sbarre, Rosalba decide ogni giorno di scrivere un lettera all’amato ma non riuscendo a trovare le parole lascia che Katia, (Cristiana Capotondi) sua amica costretta sulla sedie a rotelle, le scriva al suo posto. Quando però la storia finisce tra Rosalba e Danilo, Katia decide di farsi avanti e conoscere l’uomo di cui ormai è innamorata. Dopo averlo incontrato anche lui scopre di ricambiare il suo amore e decidono di sposarsi. Ottenuto un permesso per vedersi fuori dal carcere Katia gli organizza una fuga ma Danilo, non riuscendo ad immaginarsi latitante, decide di scontare i suoi anni prima di ricominciare con lei una vita normale.
Vincitore alla 56° edizione al Taormina Film Festival come miglior film e Gran Premio della Giuria al Festival des Films du Monde de Montreal, Dalla vita in poi non si impone all’attenzione per una particolare ricerca linguistica, né per un talento registico strabiliante ed innovativo, ma per un particolare, talvolta precario, equilibrio che viene a crearsi tra la sceneggiatura e la messa in scena di una storia carceraria che non sembra però minacciata da una romantica storiella d’amore, rischiando più volte di cadere nel cliché. Oltre ad avvicinarsi negli anni ’80 ai nomi di Steno, Ettore Scola e Carlo Vanzina, la carriera del regista romano Gianfrancesco Lazotti, spazia dal lavoro cinematografico a quello televisivo, per il quale curerà diverse regie (I ragazzi del muretto, Linda e il brigadiere). Appare infatti televisiva la regia dell’ultimo film del regista, senza fronzoli, didascalica, pulita ma attenta ai diversi particolari che emergono dalla sceneggiatura oltre ad una particolare cura al montaggio. Nonostante gli elementi drammatici come il carcere e l’handicap con il quale si trova a convivere la protagonista, il film del regista romano si regge su una freschezza attoriale che, attraverso alcune sincere ed energiche tonalità, sembra apparire come la grande trovata del film.

 

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Titolo originale: Id.
Regia: Gianfrancesco Lazotti
Interpreti: Cristiana Capotondi, Filippo Nigro, Nicoletta Romanoff, Pino Insegno, Gianni Cinelli, Carlo Giuseppe Gabardini, Carlo Buccirosso
Distribuzione: O1 Distribution
Durata: 85’
Origine: Italia, 2010

 

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    Un commento

    • Bellissimo Film e complimenti all' intero Cast bravissima la Capotondi consigliato voto+++++ da non perdere…….