"Illegal" di Olivier Masset-Depasse

illegal, di Olivier Masset-DepasseL'opera seconda del regista belga amplia al sociale lo sguardo tendenzialmente intimista dell'autore, ma senza mai perdere di vista il nucleo prescelto, la microstoria. L'intera vicenda  si concentra sul martirio di una madre ed un figlio, una piccola famiglia di russi clandestini in Belgio, uno dei tanti "paesi ricchi" ancora così impreparati, culturalmente e legalmente, a gestire la problematica dell'immigrazione.

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Opera seconda del regista belga, Illegal amplia al sociale lo sguardo tendenzialmente intimista dell'autore Olivier Masset-Depasse, ma senza mai perdere di vista il nucleo prescelto, la microstoria.
L'intera vicenda  si concentra sul martirio di una madre ed un figlio, una piccola famiglia di russi clandestini in Belgio, uno dei tanti "paesi ricchi" ancora così impreparati, culturalmente e legalmente, a gestire la problematica dell'immigrazione.
Pur trattandosi della storia di entrambi, dopo l'arresto di Tania la macchina da presa resta ossessivamente cucita addosso alla donna, l'attrice Anne Coesens, già protagonista dell'opera d'esordio Cages.
Già in quell'opera prima, presentata al Festival di Roma nel 2006, la passione del regista per l'attrice (marito e moglie fuori dal set) trapelava dalle scelte di sguardo, altrettanto "affettive"in quest'ultimo film ma meno manieristiche ed estremamente attinenti allo sviluppo narrativo. Una camera a mano che si nasconde dietro le porte, che si sporge dagli angoli per spiare un personaggio che cerca, al contrario, l'invisibilità, una regia che mima l'ossessione di Tania di essere ricercata, la perpetua minaccia di essere seguita, identificata e rispedita nella lontana patria natìa, quella Russia gelida che la nostra giovane mamma, dopo otto anni in Belgio, sente non appartenerle più. Ma la Legge non fa sconti e non si cura dell'abnegazione di una donna che, come tante, sacrifica da anni se stessa per offrire a suo figlio di 13 anni, Ivan (Alexandre Golntcharov), l'opportunità di un futuro. Una madre ed un'immigrata come tante, dunque, e forse è proprio questa la falla del film, che sembra peccare, a tratti, di generalismo. Manca la sottile schiettezza dei Dardenne in Il matrimonio di Lorna, l'ambiguità ed instabilità psichica che facevano del personaggio di Lorna la portavoce eloquente ed agghiacciante del disagio dell'immigrazione. O forse manca, semplicemente, l'inventiva dei grandi fratelli francesi. Illegal scorre lungo binari prestabiliti che finiscono, considerato il tema, per ostentare il lacrimevole, e nonostante il binomio regia/recitazione risulti ben coeso, una maggior attenzione alla sceneggiatura avrebbe permesso a questo piccolo film di denuncia di elevarsi a significativo ritratto sociologico. Motivazioni psicologiche elementari generano spontanemante meccanismi narrativi semplici, finendo col presentare un quadro in parte superficiale di una problematica, al contrario, estremamente sfaccettata.
Ci si rammarica, dunque, perchè le promettenti doti registiche necessiterebbero, forse, di metafore più
pregnanti e significative per esprimere contenuti complessi ed intrinsecamente contraddittori come quelli affrontati.

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Titolo originale: id.
Regia: 
Olivier Masset-Depasse
Interpreti: Anne Coesens, Esse Lawson, Alexandre Golntcharov, Gabriela Perez, Christelle Cornil, Olga Zhdanova, Tomasz Bialkowski, Frédéric Frenay, Olivier Schneider
Distribuzione: Archibald Film

Durata: 95'
Origine: Belgio, Francia, Lussemburgo 2010

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