"Megamind", di Tom McGrath


Nel momento in cui il 3D e le tentazioni dello spettacolo più invadenti ed irresitibili, la Dreamworks non può fare a meno dei suoi attori: il personaggio di Megamind è un avatar costruito per l'istrionismo di Will Ferrell, che con un marchingegno costruito dall'inevitabile perfidia del suo personaggio può cambiare forma e aspetto, e spaziare su ogni sfumatura del suo talento. La blanda ironia sul mito di Superman richiama il rovesciamento degli stereotipi tipico dello studio, a cui solo lo stand-up comedian sa dare una piacevole vitalità

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Ben Stiller si è presentato sul palco dell'ultima cerimonia degli Oscar vestito e truccato da Na'avi, la tribù indigena di Pandora, il pianeta creato da James Cameron per Avatar. L'attore voleva ironizzare sulla polemica tra lo Screen Actor's Guild e la tecnologia del performance capture, accusata di uccidere la recitazione tradizionale. E' strano che sia stato proprio lui a giocare su questo dibattito: infatti, è stato uno dei primi a prestarsi inconsapevolmente a questo gioco. A ben vedere, esiste una forma di digitalizzazione ancora più estrema, nata molto prima degli esperimenti di Cameron e di Robert Zemeckis: la Dreamworks ne fa un uso massiccio sin dal 1998, quando confezionò Antz su misura per Woody Allen e Sharon Stone. Da parte sua, il divo non ha esitato a mettersi il costume di pixel che gli era stato cucito su misura per i due Madagascar. Adesso, è venuto il turno di Will Ferrell, che ha indossato le vesti di Megamind, il supercattivo che ha conquistato Metro City: la sua interpretazione non solo ha rinforzato il legame tra lo studio di Steven Spielberg e i componenti del Frat Pack; ha anche estremizzato questo procedimento che adattare un'invenzione dell'animazione attorno ad un'inconfondibile personalità dello stardom hollywoodiano. Qui, il protagonista può addirittura cambiare forma ed aspetto (lo si potrebbe definire avatar…) con il semplice tocco di un tasto di uno dei tanti marchingegni che ha costruito con la sua inevitabile perfidia. Ferrell può quindi attraversare da un momento all'altro ogni gamma della sua comicità e vestirsi con diverse maschere: quella dell'alieno dall'enorme testa blu e quella di un timido e fascinoso archivista con gli occhiali. Da quando ha sposato la causa della terza dimensione, la Dreamworks ha cambiato decisamente rotta: si è fatta trascinare dalla tentazione dello spettacolo visivo e ha progressivamente trascurato l'approfondimento delle storie e dei personaggi

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che fino a Monsters Vs. Aliens erano un suo marchio di fabbrica. La traccia è rimasta sempre la stessa ed è segnata dal rovesciamento degli stereotipi classici. Nel caso di Megamind, il postulato è questo: se è vero che senza un cattivo non ci sarebbe un eroe, è altrettanto vero che senza un eroe non esisterebbe un cattivo. Fortunatamente, la Dreamworks sceglie sempre con cura gli attori su cui cesellare le sue creazioni ed è arrivata al punto di lasciargli carta bianca nella loro ambizione di renderli più aderenti alle loro caratteristiche: di solito, l'istrionismo di Ferrell non può essere arginato in un singolo film e quindi il suo talento incontrollabile è più che sufficiente per reggere tutto lo script. Al punto che non si avverte per niente la mancanza di Brad Pitt, relegato molto presto nell'ombra per far posto al dramma poco esplorato della solitudine del cattivo. Piuttosto, gli sceneggiatori decidono di mettergli vicino una spalla come Tina Fey, con cui si intende sin dai tempi della loro esperienza comune al Saturday Night Live e che contribuisce a rendere più attuali le note di satira (il protagonista tappezza la città di manifesti in stile Obama, in cui la parola HOPE è stata sostituita dalla parola NO!). Per il resto, Megamind è una satira piuttosto blanda dei super-hero movie: dalle origini comuni su un pianeta morente molto simile a Krypton alla creazione di un surrogato che ricorda il pacchianissimo ed indimenticabile Nuclear Man di Superman IV (che si poggia a sua volta sulla caratterizzazione di Jonah Hill, che con i superpoteri può finalmente realizzare tutti i sogni proibiti del nerd…), fino alla Fey che tradisce Lois Lane e rifiuta il volo panoramico e sdolcinato sulla città, il mito preso di mira con più insistenza è proprio quello del Man of Steel. Tuttavia, l'inventiva degli animatori si concentra molto di più sulla nuova attrazione tecnologica e non può nemmeno competere con il livello di intensità raggiunto dalle storie della concorrente Pixar. Eppure, fino al momento in cui ci saranno attori capaci di dargli un'anima con le loro capacità analogiche (basta persino la loro voce…), anche il cinema ormai sempre più visivo della Dreamworks potrà sopravvivere e colmare i suoi vuoti sempre più vistosi.

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Titolo originale: Megamind
Regia: Tom McGrath
Interpreti (Voci): Will Ferrell, Brad Pitt, Tina Fey, Jonah Hill, David Cross
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 96'
Origine: USA, 2010

 

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